SMITH & WESSON di Alessandro Baricco. Regia di Gabriele Vacis. Teatro stabile del Veneto, Teatro stabile di TorinoSmith & Wesson prende spunto da una storia vera, quella di Annie Edson Taylor, una vedova sessantreenne che nel 1901, al fine di raggranellare un po’ di denaro per affrontare una più serena vecchiaia si gettò dalle cascate del Niagara all’interno di una botte. Fu il primo essere umano a compiere l’assurda impresa; sopravvisse, ma venne truffata dal proprio agente che le rubò i denari e... la botte! Baricco sembra da sempre interessato a esplorare quel confine in cui la realtà sembra precorrere la fantasia, superarla o almeno farle una spietata concorrenza. Nel suo testo la donna temeraria ringiovanisce fino a un’ardimentosa ventitreanneità, incarnandosi in Rachel, aspirante giornalista in cerca di gloria e di una fortuna che, se non si presenta, o se viene negata da una società maschilista, va creata con le proprie mani e il proprio ingegno; e per compagni d’avventura, coinvolti dalla sua irruenza, le pone a fianco un recuperatore di cadaveri (le cascate sono meta, oltre che di lune di miele, di numerosi aspiranti suicidi) e un serafico truffatore ricercato ma aspirante metereologo, i Wesson e Smith del titolo. Alla fine, dopo l’esito dell’impresa (che era anche tecnologica e economica), i due uomini si troveranno vestiti da guitti, a portare in giro per il Messico un baraccone di tirassegno, per adempiere ad una sorta di bizzarro voto e rendere un bizzarro omaggio al coraggio di Rachel, che come l’Amélie cinematografica aveva recitato le proprie idiosincrasie, i desideri e le piccole manie che fanno di ciascuno di noi un’identità irripetibile. La prima domanda è: cosa ha spinto Baricco a raccontare questa strana storia (poco teatrale inoltre, considerata la necessità di avere sulla scena una cascata)? La risposta, forse, più che nella morale interna che della storia trae la signora Higgins - e che riguarda l’elogio del rischio, dell’immaginazione, della follia, del talento, l’importanza del prendersi cura degli altri, la consolazione del ricordo – sta nel gusto ludico dell’affabulazione, nella sperimentazione giocosa dei toni e dei registi. Così la commedia parte come una buddy comedy, con il confronto tra il linguaggio aulico di Smith e le parole povere di Wesson, prende brio con l’arrivo di Rachel, gioca con il meccanismo delle conferenze stampa, accelera in ritmi screwball verso il climax, diventa astratto linguaggio visivo e sonoro nella scena del salto, precipita verso toni gravi con la comparsa della Higgins (personaggio che ha una pura funzione di racconto, quando la vocazione alla narrazione era la prerogativa vitale dell’aspirante giornalista Rachel), si risolve nella malinconia dolceamara e circense dell’epilogo. Forse allora la motivazione del testo sta nascosta in quello che appare un inserto marginale, la lettura o recitazione degli appunti di Smith, che, nel tentativo di rendere statistica la previsione del tempo meteorologico, accumula annotazioni sul suo taccuino, raccogliendo aneddoti da testimoni e documenti; ne nasce una sequenza di tranches de vie, brandelli di vita di uomini e donne non illustri, per citare Pontiggia, che lo spettacolo inscena con suggestioni visive e sonore (a cura di Indyca/Michele Fornasero e di Roberto Tarasco): il terreno della narrazione si spacca rivelando mille germogli potenziali, perché ogni vita è una o più storie, e ogni storia merita un racconto e qualcuno che la racconti. Meglio che può, “ogni volta come fosse la prima, o la più bella”; e stando attenti alle parole che si usano, perché le parole sono “piccole macchine molto esatte” da maneggiare con cura e con amore. La messinscena di Gabriele Vacis dribbla elegantemente la sfida della cascata e impernia la scena su un graticcio cubico, che cambiando inclinazione e altezza rispetto al palco diventa di volta in volta una baracca, un pontile, una music box, una botte, un baraccone di tirassegno. La regia asseconda le variazioni di registro volute da Baricco, sfruttando al meglio le occasioni umoristiche, assecondate dalla strana ma ben calibrata coppia formata da Natalino Balasso e Fausto Russo Alesi. Completano il cast Camilla Nigro nel ruolo di Rachel e Mariella Fabbris in quello della signora Higgins.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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