INGANNEVOLE E' IL CUORE PIU' DI OGNI COSA di JT LeroyDopo aver letto Ingannevole il cuore più di ogni cosa, ho chiesto cosa ne pensassero ad un gruppo di lettori di letteratura contemporanea su Facebook. Oltre a molti commenti, alcuni positivi, alcuni negativi, alcuni di lettori e lettrici che non erano riusciti a finire il romanzo a causa della sua crudezza e della sua sgradevolezza che in tanti hanno ritenuto insostenibile, un discreto volume della discussione ha finito per concentrarsi sull'“inganno” relativo all'identità dell'autore/autrice del libro. Molti lettori apparivano addirittura offesi, indignati e disgustati dalla menzogna fondamentale (il libro non è una storia vera raccontata in prima persona da chi l'ha realmente vissuta) e da tutte le farsesche pantomime seguite al successo editoriale. La vicenda editoriale e cinematografica Difficilissimo d'altra parte sottrarsi. Alla sua uscita, all'inizio degli anni 2000, il libro fu presentato come opera autobiografica di Jeremiah “Terminator” (lo pseudonimo con cui furono pubblicati i primi racconti dello stesso autoe) Leroy, scrittore giovanissimo dalle rare apparizioni pubbliche. Nel 2006, dopo che i libri di TJ Leroy avevano avuto uno strepitoso successo mondiale, si scoprì che in realtà il libro - e gli altri pubblicati allo stesso nome - erano opera di una scrittrice più anziana, Laura Albert. Non erano quindi stato scritti da un giovanissimo, non erano stati scritti da un maschio, non si trattava di storie autobiografiche. La persona che interpretava TJ Leroy nelle sue sporadiche apparizioni pubbliche (con parrucca bionda e occhialoni da sole) era in realtà Savannah Knoop, sorella giovanissima del compagno dell'autrice. Non era quindi un ragazzo ma una ragazza, e non era neppure l'autore né l'autrice dei romanzi. Nel 2007 venne addirittura condannata per frode per aver firmato con il suo pseudonimo il contratto per i diritti cinematografici del suo libro Sarah. Nel frattempo Asia Argento aveva deciso di trarre un film da Ingannevole (pare che la stessa vera autrice fosse presente agli incontri tra la regista e il fake dell'autore, travestita da agente di quest'ultimo), aveva conosciuto Jeremiah/Savannah, si diceva che avesse flirtato con lui/lei, aveva detto di non essere a conoscenza che fosse una ragazza, salvo poi essere smentita dall'interessata. L'interprete del film che venne poi realizzato era un bambino di nome Jimmy Bennett, che qualche mese fa ha rivelato di essere stato violentato (anni dopo, ma ancora minorenne) dalla regista, che ha negato e controaccusato il ragazzo, che nel 2015 era stato a sua volta accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne. Tanto per proseguire in questa infinita galleria di specchi deformanti, ora, giusto un paio di mesi fa, al festival di Toronto, è stato presentato il film Jeremiah Terminator Leroy, che, con un cast (femminile) di tutto rispetto (Stewart, Dern, Kruger, Courtney Love) rielabora la storia, che anziché chiarirla aggiungerà sicuramente una bella dose di confusione e ambiguità riguardo a verità e menzogne, realtà e rappresentazioni, persone e impersonificazioni. Il libro Eppure, non bisogna a mio parere dimenticare che dietro questo retroterra sgangheratissimo si nasconde un romanzo ben scritto e di un'intensità, giustappunto, sconvolgente. Benché il realismo e la verosimiglianza non siano di per sé garanzia di un risultato estetico di valore (molti capolavori della letteratura mondiale non possono vantare - né se li proponevano come obiettivi - né l'uno né l'altra), il fatto stesso che il romanzo sia stato sentito dai lettori come realtà, come il resoconto di un vissuto impossibile da fingere o da inventare, la dice lunga sulla capacità dell'autore/autrice di asseverare una storia che per il lettore comune ha dell'incredibile. La storia è, credo, nota: un bambino viene legalmente sottratto agli amorevoli genitori adottivi dalla giovanissima madre naturale, Sarah, che lo trascina nella sua vita nomade e debosciata di prostituzione, droga e follia. Ingannato e tradito dalla propria stessa madre, picchiato, drogato, violentato, snaturato perfino nella sua natura maschile, Jeremiah è per brevi periodi sottratto alla pazzia materna solo per essere affidato a quella dei nonni, fanatici religiosi integralisti e sadici, che non gli risparmieranno altre violenze e altre umiliazioni. In un libro che infrange tabù sociali e culturali quasi ad ogni pagina, a rendere possibile una lettura altrimenti insostenibile è per l'appunto la qualità letteraria, la capacità di farci vedere una storia tanto terribile attraverso gli occhi di un bambino, l'alternarsi di toni torbidi come incubi o acqua sporca e i toni cristallini di brevi squarci lirici. Quello che è più terribile e insostenibile, nel libro è non solo che la malvagità (in qualche modo incosciente, inconsapevole, quali innocente) esercitata nei confronti di un bambino privo di difese (fisiche e psicologiche: Sarah inculca nel piccolo anche la convinzione di essere stato rifiutato dai genitori adottivi perché cattivo, di essere ricercato dalla polizia, di essere minacciato di morte e di ogni sorta di punizione) provenga dalla sua stessa madre (testimone imperturbabile o addirittura divertita degli abusi cui viene sottoposto e che quasi incoraggia, salvo poi ingelosirsi per rivalità sessuale), a sua volta deformata moralmente e psicologicamente dalle sevizie sofferte ad opera dei propri genitori; ma anchor più che il male si radichi nell'anima stessa del bambino, lo corrompa intimamente, devasti le sue inclinazioni per pervertirle orrendamente. Jeremiah, che racconta, non dimentichiamolo, in una perturbante prima persona che chiede quindi in continuazione l'immedesimazione e l'empatia del lettore, non sarà solo succube di una violenza insensata, ma ne diventerà dipendente e la desidererà con tutto se stesso, felice di essere oggetto di attenzione e di desiderio - non potendo avere l'amore e la cura che ogni bambino dovrebbe avere -, anche se l'una e l'altra si manifestano da parte degli adulti sotto le vesti di una brutalità devastante fisicamente, moralmente e psicologicamente. Nelle pagine del libro, che si fanno via via più intollerabili, si accumulano quindi violenza, tossicodipendenza, pedofilia, omosessualità, prostituzione, malattia mentale, fanatismo religioso, sadomasochismo, ma in un quadro coerente. Chi legge si rifiuta talvolta di credere che le disavventure di Jeremiah, che abita nel mondo opulento e civilizzato degli Stati Uniti dei nostri giorni, possano essere reali e verosimili; ma nello stesso tempo è preso alla gola dall'agghiacciante certezza che là fuori nel mondo, non solo in continenti lontani ma magari anche non lontano dalla propria porta di casa, situazioni simili e altrettanto terrificanti si verifichino in ogni momento di ogni giorno che trascorre sulla terra degli uomini. Non importa la farsa editoriale montata sul successo del libro: importa che la voce di un bambino ci abbia raccontato una storia straziante e inaccettabile, e che noi l'abbiamo creduta vera, l'abbiamo sentita intimamente, ne siamo rimasti scossi, turbati, scioccati, disgustati, morbosamente affascinati; che siamo stati costretti a confrontarci, nostro malgrado, con il male e a riflettere sulle forme assurde, impensabili eppure tragicamente verosimili che esso può assumere. La letteratura sgorga dalla vita e dalla storia dei propri autori, ma non gli appartiene, e non va giudicata secondo la loro moralità o immoralità. E Ingannevole il cuore sopra ogni cosa, nel suo piccolo e per quanto la cosa possa essere spiacevole, è letteratura.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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