L'itinerario Abbiamo stilato l'itinerario tenendo conto dei giorni a disposizione e prendendo spunto dai tour proposti dai viaggi organizzati. Qui sotto indico il programma di massima stilato prima della partenza e le cose “in più” che siamo riusciti a vedere. L'itinerario segue in linea di massima il tracciato della Statale 1 (in prossimità della quale si trovano parecchi punti d'interesse, con alcune deviazioni). Indico qui sotto il programma previsto e tra parentesi quello che abbiamo visto "in più". Giorno 1 Arrivo a REYKJAVIK in serata (Brevissimo giro per R.) Giorno 2 R. - Circuito d'oro: Parco di PINGVELLIR, geyser di GEYSIR, cascata di GULLFOSS – VIK (Cascata di OXARAFOSS, cratere di KERID) Giorno 3 VIK – Parco naturale di Skaftafell: cascata di SVARTIFOSS – laguna glaciale di JOKULSARLON - HOFN (Scogliere di DYRHOLAEY) Giorno 4 HOFN – EGILSSTADIR (SEYDISFIORDUR) Giorno 5 EGILSSTADIR – Cascata di DETTIFOSS – Bagni termali di JARDBODIN e lago MYTVAN – SALTVIK (Cratere di VITI – Zolfatare di HVERIR – Parco lavico di DIMMUBORGIR) Giorno 6 SALTVIK – HUSAVIK – Escursione per il whale watching nello SKJALFANDI – Cascata di GODAFOSS - AKUREYRI Giorno 7 AKUREYRI – Reykjavik (Colonia di foche di Osar – Scogliera di Hvitserkur) Giorno 8 Reykjavik – Partenza nel pomeriggio A posteriori:
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Guide e letture Noi abbiamo utilizzato le nostre preferite, la Lonely Planet e la Rough Guide (in Italia edita da Feltrinelli), entrambe disponibili in edizione italiana, pratiche, attendibili, interessanti nelle informazioni di contesto e ricche di consigli utili. La prima segue un itinerario in senso orario (il contrario di quello seguito da noi); la seconda procede per zone. Per qualità e quantità delle informazioni direi che sono equiparabili. Io preferivo compulsare la Rough perché ha un'impaginazione che, con il progredire dei miei problemi di vista, mi riesce più leggibile. Riguardo alle guide, vi diamo comunque un consiglio, che non piacerà ai relativi editori (che così non ci sponsorizzeranno): se volete una fonte di ricordi a portata di mano da sfogliare in futuro o pensate di tornare a breve in quella destinazione, compratela. Altrimenti iscrivetevi ad una biblioteca pubblica e prendetela in prestito per il tempo che vi occorre. Avrete auspicabilmente una guida aggiornata alle edizioni più recenti e non appesantirete la vostra libreria con un volume che per quanto riguarda le informazioni pratiche potrebbe diventare obsoleta nel giro di pochi anni (tenete conto che anche disponendo di una guida aggiornata troverete dei prezzi generalmente ritoccati in rialzo rispetto a quelli indicati). Inoltre, appena tornati dal viaggio e alla ricerca di qualcosa di islandese da leggere, mi sono imbattuto nel romanzo giallo Heimaey, di Ian Mamook, che in realtà è lo pseudonimo di un francese giramondo di origini armene che ha conseguito il successo letterario grazie alla saga poliziesca con protagonista Yeruldellger, ambientata in Mongolia. In Heimaey a far da sfondo alle vicende noir sono i paesaggi aspri ed estremi dell'Islanda: grazie ad un espediente narrativo, i protagonisti fanno un vero e proprio tour dell'Islanda, che tocca moltissime delle mete turistiche più famose e molte di quelle da noi stessi visitate. Il libro è ricco di descrizioni dei paesaggi e dei climi, di aneddoti e curiosità, di informazioni sulla storia e sulle leggende d'Islanda, sui fenomeni naturali e sullo stile di vita islandese, sulla flora e sulla fauna. Il romanzo è insomma nello stesso tempo una specie di vera e propria guida turistica dell'isola - condita da delitti, inseguimenti e investigazioni -, interessante per chi progetta un viaggio, piacevole per chi ne è tornato, affascinante per i curiosi che in Islanda però non ci vogliono o non ci possono andare. Per chi vuole saperne di più qui trova la mia recensione del libro. Volare L'unico volo diretto che abbiamo trovato in partenza da Milano è della compagnia ungherese WizzAir. Il volo non è operativo tutti i giorni. Il biglietto è costato circa 240 euro a testa a/r con l'opzione che dà diritto alla priority, al bagaglio in stiva e a qualche garanzia in caso di annullamento. Prenotando prima probabilmente si trovano tariffe migliori (noi abbiamo prenotato con una settimana d'anticipo). Il volo dura circa 4 ore, bisogna mettere in conto però due ore di differenza tra l'orario italiano e quello islandese (che si guadagnano andando e si perdono tornando). On the road: Automobile e strade
Direi che per visitare l'Islanda non esistono molte alternative al noleggio di una vettura (si può arrivare anche la propria, attraversando l'Europa fino alla Danimarca e da lì imbarcandola su un traghetto per un paio di giorni di traversata). Le maggiori agenzie di noleggio hanno gli uffici all'interno dell'aeroporto di Keflavik, altre all'esterno a poche centinaia di metri di distanza (ci era stata prospettata la presenza di un bus navetta che però non si è mai palesato) percorribili facilmente a piedi anche con i bagagli. Al momento della consegna conviene scattare qualche foto alla carrozzeria, se presenta qualche imperfezione, per evitare eventuali future contestazioni (le assicurazioni in genere non coprono ad esempio i danni dovuti alla ghiaia) e si viene ammoniti sui rischi degli animali presenti sulla strada (soprattutto pecore, montoni ed agnelli) e sull'attenzione che bisogna porre nell'aprire le portiere in caso di forte vento. I fari vanno tenuti accesi anche di giorno e anche se la luce d'estate non manca (quasi) mai. Il costo è abbastanza alto, e sale di molto se si opta per un fuoristrada o per un camper. Ma se viaggiate d'estate e restate sulle strade principali (la n. 1 e le sue molte diramazioni) non avrete problemi anche se non avete una vettura a quattro ruote motrici. Noi in due abbiamo viaggiato su una piccola Kia Picanto, noleggiata ad un prezzo inferiore alla media con la :::, agenzia che si è sembrata seria e affidabile. Il bagagliaio della Picanto è abbastanza piccino ma noi abbiamo cercato di contenere i bagagli e senza cappelliera ci stava tutto senza problemi. Il nostro autonoleggio era convenzionato con una rete di distributori automatici e stazioni di servizio (rispettivamente OB e Olis), con sconti del 10% circa su benzina, cibi e bevande. Le stazioni di rifornimento sono abbastanza ben distribuite ma le distanze sono abbastanza lunghe ed è meglio non rischiare di rimanere a secco in lande deserte e non servite, quindi fate attenzione ad avere sempre sufficiente carburante in serbatoio. Alcune cartine riportano anche le stazioni di servizio (che sono anche un buon posto per mangiare qualcosa a metà giornata senza spendere molto). Un'altra catena molto diffusa è la NR 1, convenzionata a sua volta con altri autonoleggi. La statale n. 1 (Hringvegur) disegna un anello che fa il periplo del corpo principale dell'isola: lungo il suo tracciato o a breve distanza di esso si trovano molte delle attrazioni turistico-naturalistiche che vorrete visitare. I paesaggi (tra monti, oceano, laghi, cascate, ghiacciai, vulcani) sono in genere molto suggestivi. A meno che abbiate deciso di dedicare il vostro viaggio a regioni o zone particolari, potete percorrere l'interno anello (con le doverose eccezioni) in senso sia orario che antiorario; non ci sono particolari ragioni per preferire l'uno all'altro, ma abbiamo trovato il tratto (per noi l'ultimo) tra Akureyri e la capitale uno dei meno suggestivi. Vedete voi se volete spararvelo subito o riservarlo per la tirata finale (a meno che abbiate deciso di spezzarla visitando anche i fiordi del nord-ovest, che dicono molto affascinanti). Noi abbiamo percorso pressoché tutto l'anello, oltre ad una serie di deviazioni, in sei giorni, percorrendo 1900 km in totale. Trovate il dettaglio del nostro itinerario nel diario di viaggio. La Hringvegur è una semplice strada a doppia corsia, senza illuminazione (ma tanto d'estate è sempre chiaro) e spesso senza parapetti. Percorrerla è abbastanza semplice, e noi abbiamo trovato un traffico che sarebbe eufemistico definire esiguo. Le uniche strade non asfaltate che abbiamo percorso sono state dei tratti della 711 e della 716 per andare/tornare da Hvitserkur, piste lisce e ben battute in cui si viaggia bene a 60 kmh. I limiti di velocità sono di 50 all'ora nei centri abitati e di 70/90 kmh al di fuori. Noi siamo stati abbastanza ligi (abbiamo sentito parlare di salatissime multe), ma non tutti rispettano i limiti, cosa comprensibile considerando la visibilità in genere ampia e la scarsità del traffico. L'unico tratto che prevede il pagamento di un pedaggio è il tunnel che porta ad Akureyri, comunque evitabile; il parcheggio (tranne che in un paio di eccezioni in cui si pagavano modeste cifre per parcheggio/ingresso ad alcune attrattive naturalistiche) è in genere gratuito, anche in zone di Reykjavik vicine al centro. Tutto cambia se non si viaggia in estate: le condizioni di percorribilità possono diventare molto peggiori (considerando anche l'assenza di luce) o diventare proibitive per le condizioni climatiche. Molte strade possono venire chiuse, e occorre quindi viaggiare informandosi con molta attenzione. Arrivati: dove alloggiare... Ne parliamo più dettagliamente nel diario. Abbiamo alloggiato comunque in hotel, ostelli, farm house, in sistemazioni basiche, con bagno quasi sempre in comune, con prezzi variabili tra i 55 e i 138 euro. Buona o ottima in ogni caso la pulizia, sia delle stanze che dei servizi igienici e degli spazi comuni. A Reykjavik abbiamo dormito in entrambi i casi in strutture abbastanza vicine al centro (trovando sempre parcheggio gratuito); a Husavik e a Hofn abbiamo dormito in strutture fuori dal centro abitato. L'accoglienza è piuttosto basilare; consegna chiavi e istruzioni basiche e stop. In un paio di casi era addirittura previsto il self check-in, con invio per mail di un codice d'accesso alla struttura e chiavi e materiali informativi lasciati in stanza. I letti erano tutti dotati di piumino e le camere di riscaldamento; le finestre non hanno tapparelle o imposte ma semplici tende più o meno oscuranti: il buio comunque non è mai garantito nella luminosa notte estiva islandese; se proprio non riuscite a dormire senza portate con voi una mascherina per gli occhi. Il wi-fi era sempre presente; abbiamo avuto la tv una sola volta ma non penso ne sentirete la mancanza. In alcuni casi avevamo la colazione compresa nel prezzo della stanza; abbiamo comunque scelto quasi sempre alloggi dove fosse disponibile una cucine comune attrezzata per preparare e consumare le nostre cene. ...e dove mangiare Non siamo in grado di darvi molte informazioni sulla gastronomia islandese (che comunque non ci sembra goda di grandissima reputazione al di fuori dell'isola), per cui vi conviene cercare consigli e notizie altrove. Edotti preventivamente sugli alti costi della ristorazione, abbiamo seguito il consiglio di altri viaggiatori che ci hanno preceduto: portando cibo conservato da casa (buste e scatolette soprattutto), facendo la spesa al supermercato (in genere all'onnipresente e relativamente economico Bonus) e scegliendo sistemazioni d'alloggio dove fosse presente una cucina comune in cui poter preparare e consumare i nostri pasti. Le rare volte in cui abbiamo mangiato fuori abbiamo preso un sandwich con le aragoste (in realtà pare siano scampi) per cui va famosa Hofn, e cibi basici come panini con succulenti hamburger, fish and chips, hot dog, piatti di salmone affumicato. In alcuni casi poi avevamo prenotato sistemazioni che prevedevano anche la colazione, che comprende bevande calde e fredde (succhi di frutta confezionati), affettati e formaggio, uova sode, cereali, burro e marmellate e a volte qualche frutto. Frutta e verdura (l'ortaggio più presente è il pomodoro) si trovano al supermercato (attenzione ad entrare nei reparti refrigerati, in cui si corre il rischio di congelarsi). Gli alcolici (birra compresa, che comunque noi non beviamo) sono anch'essi cari, per cui abbiamo consumato prevalentemente Coca o Pepsi o acqua del rubinetto, che è fresca, pura e pulita. Cara Islanda: mito o realtà? Prezzi e valuta L'Islanda non fa parte dell'Unione Europea e non utilizza l'euro. La valuta è la corona islandese, ma noi non abbiamo maneggiato né una banconota né una moneta pagando tutto (ma proprio tutto) con la carta di credito. A dir la verità qualche difficoltà c'è stata: in un paio di occasioni al momento della scadenza del periodo di possibile disdetta, le strutture da noi prenotate si sono viste negare dalla nostra banca l'autorizzazione al prelievo della somma dovuta. A quanto pare c'è un problema legato alla doppia autorizzazione richiesta dalle nuove leggi emanate dell'Unione Europea per la sicurezza delle transazioni, rispetto alle quali alcuni fornitori non sono evidentemente attrezzati. Abbiamo risolto in ogni caso pagando direttamente in struttura, ma in un caso con qualche piccolo disagio. Al momento del nostro viaggio 1000 corone equivalevano all'incirca a 7 euro. 1500 corone erano quindi una decina di euro, 2000 circa 14 euro e così via. L'Islanda come anche gli altri Paesi scandinavi è un Paese piuttosto caro (cosa abbastanza ovvia se si pensa che quasi tutto viene importato dall'estero). Abbiamo trovato però anche delle sistemazioni (sempre piuttosto basilari se non spartane e quasi sempre con il bagno comune) al di sotto dei 100 euro e una collega mi faceva notare che se sei abituato ad andare a mangiare fuori a Milano i prezzi non sono poi così spaventosi. Un hamburger in una stazione di servizio costa comunque una quindicina di euro, e altrettanto se non di più la più semplice delle pizze. L'accesso alle attrazioni naturalistiche è di norma gratuito. Le escursioni sono abbastanza care, ma ad essere sproporzionati sono a nostro parere i prezzi d'ingresso dei centri termali più rinomati, sui quali svetta la rinomata Laguna Blu dove la semplice entrata costa più di 50 euro. In compenso la benzina non costa molto più che da noi, le strade sono senza pedaggi, e in genere abbiamo trovato il modo di parcheggiare regolarmente e gratuitamente. Non c'è l'obbligo di rilasciare la ricevuta o lo scontrino al cliente, per cui ogni volta vi sentirete rivolgere la domanda se lo volete oppure no. Ora e orari L'Islanda è nel fuso orario di Greenwich, quindi un'ora indietro all'Italia che diventano due nel periodo della nostra ora legale, che ovviamente non viene adottata. Dico ovviamente perché a luglio il sole tramonta alle 23.30 circa e risorge alle 3.30, il che vuol dire che praticamente non diventa buio mai. Il che sotto certi punti di vista è un bene (non si rischia mai di percorrere strade non illuminate al buio, magari cercando l'isolata guest house in cui si è prenotato), sotto certi altri no: nessuna delle sette stanza in cui abbiamo dormito era protetta dalla luce da tapparelle o imposte, sicché l'unico filtro tra il nostro sonno e una luce che non scompare mai erano semplicemente delle tende. Che a loro volta potevano essere consistenti panneggi di telo scuro o irrisorie tende tipo ufficio, a listarelle bianche, permeabilissime al chiarore esterno. Per fortuna - diciamo così - la nostra stanchezza dopo giornate molto intense era tale che non avevamo grossi problemi a prendere sonno. Gli orari sono nordici. Negozi e anche alcune piscine aprono tardi la mattina (verso le 10 i primi, anche dopo le 12 le seconde) e chiudono presto la sera (alcuni negozi e supermercati abbassano le serrande verso le 18). Non tutti i negozi e i super sono aperti la domenica. Anche i locali non sono in genere per nottambuli: ci siamo presentati in una pasticceria che doveva chiudere alle 23 in cui alle 22 stavano già facendo le pulizie e anche un concerto dal vivo cui abbiamo assistito è terminato più o meno alla stessa ora. Eppure, a quanto dicono, avendo adeguate risorse economiche a disposizione, il venerdì si può fare mattina con il runtur, il giro alcolico dei locali (cui abbiamo scherzosamente intitolato il nostro diario di viaggio...). Telefono, wi-fi, elettricità
L'Islanda aderisce alla convenzione dell'Unione Europea per cui si possono fare e ricevere telefonate e navigare in rete alle stesse tariffe del proprio piano vigente in Italia. Noi avevamo due smartphone che praticamente, a causa della pandemia, non erano mai stati all'estero e abbiamo avuto problemi. Il mio telefono ha fatto una chiamata da Keflavik ma poi si è rifiutato di chiamare; idem quello di Alessandra (una voce registrata ci trasmetteva un messaggio in islandese per noi assolutamente ermetico), con la differenza che il mio almeno chissà come mai riusciva a navigare mentre il suo no. Nei primi giorni è successo di tutto: funzionavano, andavano offline e smettevano di funzionare; speravamo che ci assistesse almeno il navigatore, telefonavamo via Whatsapp approfittando della connessione negli hotel e negli ostelli. Abbiamo chattato con i nostri operatori senza riuscire a risolvere; poi Alessandra ha letto che si poteva provare a rimettere la modalità Aereo e poi toglierla. Non si sa come e perché ad un certo punto le cose si sono abbastanza sistemate e siamo arrivati felicemente al termine del viaggio. Una cosa molto comoda che abbiamo constatato per la prima volta è che il display del cellulare indicava contemporaneamente sia l'ora locale che quella di casa. Tutte le strutture dove abbiamo soggiornato offrivano buone connessioni wi-fi, così come anche alcune aree e locali pubblici. Le prese elettriche sono compatibili con le nostre, quindi non avrete necessità di alcun adattatore. Clima e Abbigliamento
Basandoci sulla nostra esperienza, possiamo dire che il clima estivo è mutevole e così così. Nella nostra settimana di viaggio abbiamo avuto a giorni alterni per la metà tempo buono, soleggiato e mite, e per l'altra metà tempo coperto, grigio, fresco e piovigginoso. Abbiamo avuto sole, nuvole, vento, pioggerellina, nebbia. La temperatura di giorno si aggirava mediamente credo sui 10-15°. Malgrado si trovino anche lungo le strade display che proclamano la temperatura delle località vicine, per la nostra esperienza le previsioni del tempo - anche di un giorno per quello immediatamente successivo - sono scarsamente affidabili. Alzatevi la mattina, guardate che tempo c'è e regolatevi di conseguenza. A volte anche le escursioni già prenotate (come le uscite per l'avvistamento delle balene) possono venire annullate all'ultimo momento e rimborsate per le avverse condizioni meteorologiche. Può essere un caso, ma la palma del maltempo se l'è aggiudicata l'area di Reykjavik/Keflavik: nei nostri 8 giorni d'Islanda abbiamo visto la capitale in 4 giornate diverse (la sera d'arrivo e la mattina successiva, la sera prima della partenza e l'ultimo giorno) senza vedere mai un centimetro di cielo sereno o tanto meno un solo raggio di sole. Non resta che il banale consiglio di vestirsi a cipolla: noi siamo andati dal costume da bagno alla t-shirt, alla camicia a maniche lunghe (di cotone o di flanella), al maglione, al giaccone felpato e impermeabile. Gli indumenti impermeabili sono indispensabili per proteggersi non solo dalla pioggia ma anche dai vapori delle grandi cascate, in grado di avvolgervi da ogni lato e di infradiciarvi. Meglio un buon cappuccio che l'ombrello, visto che spesso il maltempo comporta anche la presenza di vento. Noi non abbiamo affrontato trekking veri e propri e ci siamo trovati bene con delle semplici robuste scarpe sportive. Spesso per arrivare alle attrazioni è necessario percorrere sentieri accidentati e superare dei dislivelli; soprattutto se si vuole fare qualche escursione più impegnativa, l'ideale sarebbe portarsi degli scarponcini accollati, robusti, antisdrucciolo e resistenti all'acqua. In alcuni alloggi è obbligatorio togliersi le scarpe e lasciarle all'ingresso. Visto che quasi sicuramente vi capiterà di andare in una piscina termale, non dimenticate il costume da bagno, un asciugamano o ancor meglio un accappatoio e un paio di ciabattine (la cuffia non è necessaria). E portate anche occhiali da sole e una buona crema solare; il sole non è forte ma la presenza di superfici riflettenti come acqua e ghiaccio potrebbe giocare brutti scherzi. Gli islandesi Gli islandesi sono oggi circa 360.000; un terzo vive nella capitale e i rimanenti sparpagliati nel resto del territorio, con una densità di circa 3 abitanti per chilometro quadrato che è una delle più basse del pianeta; la popolazione vive per lo più lungo le coste, mentre l'interno, occupato dall'altopiano, dalle montagne e dalle calotte glaciali (il 10% dell'isola è coperto da ghiacciai) è quasi disabitato. Diciamo senza offesa che gli islandesi non sono molto affabili. L'accoglienza, anche da chi dovrebbe accogliere per professione, è sempre stata corretta ma distaccata e senza alcun calore (forse solo nei Paesi Baltici abbiamo trovato una scontrosità anche superiore). Durante il viaggio ci siamo d'altra parte interrogati più volte su come sia (sopportabile) la vita in Islanda, soprattutto al di fuori dei centri principali (che per i nostri standard sono al massimo dei paesotti), vedendo le case e le fattorie isolate da tutto. Come vanno i bambini a scuola? A chi si chiede lo zucchero se ci si accorge all'improvviso che la zuccheriera è vuota? Che lavoro fanno gli adulti? Come fanno i ragazzi e le ragazze a conoscere loro coetanei, a scegliersi e innamorarsi, a mettere su famiglia? Come si fa a sopravvivere a mesi e mesi di buio e di freddo? Non c'è stata l'occasione di chiedere risposte a nessuno. Pare che gli islandesi diano il meglio e il peggio di sé nei famigerati venerdì sera, in cui, soprattutto nella capitale, ci si ubriaca tutti allegramente e si tira mattino per le strade. Non eravamo a Reykjavik di venerdì e quindi non abbiamo potuto verificare di persona: possiamo però assicurarvi che i mercoledì e i giovedì sera sono alquanto tranquilli. Lo spirito di osservazione di Alessandra mi ha fatto notare due cose curiose: una è la giovanissima età dei commessi dei supermercati. Alla cassa, in diversi posti, c'erano effettivamente ragazzini giovani, ma giovani in modo sconcertante. Sfruttamento giovanile? Rieducazione attraverso il lavoro dei ragazzi bocciati alle scuole medie? Mah. Poi dopo qualche giorno di viaggio mi ha fatto notare come molte ragazze fossero sovrappeso. Abbiamo cominciato a farci caso e la sua osservazione è risultata corretta: molti, anche giovani, sembrano obesi. Abbiamo fatto una ricerca su Internet e un articolo ci ha confermato la nostra tesi; addirittura si diceva che nelle sale parto hanno dovuto adottare lettini rinforzati per sostenere le partorienti corpulente. Nell'ostello di Vik l'uscita d'emergenza antincendio era rappresentata da una stretta finestrella dalla quale ci si doveva calare lungo i tetti e le pareti per mezzo di una fune annodata gentilmente messa a disposizione: dubito che un islandese medio sarebbe riuscito a infilarsi nel varco. La situazione va un po' meglio a Reykjavik: forse la dimensione urbana e un po' più di vita sociale inducono ad avere un po' più di attenzione per il proprio aspetto fisico. E ciò ovviamente non toglie (lo dico per i lettori maschi) che si possano incontrare biondine leggiadre e incantevoli. Gli immigrati (non molti) sono quasi tutti di origine nordeuropea (polacchi, baltici, scandinavi, germanici), per cui sono pressoché indistinguibili dal resto della popolazione. Lingua L'islandese è una lingua difficile, con un vocabolario molto lontano dal nostro (qualche vocabolo mostra una derivazione anglosassone), un alfabeto con qualche carattere in più (un paio di lettere che si pronunciano entrambe in modo simile al th inglese) e le declinazioni. Dopo qualche giorno comincerete a intuire il significato di alcune parole o suffissi: foss per cascata, jokull per ghiacciaio, budin per negozio, kirkja per chiesa e così via. Tutti però parlano in inglese (immensamente meglio di noi due), i siti hanno spessissimo la versione in inglese i motori di ricerca sono tolleranti nelle traslitterazioni dei caratteri strani e le indicazioni utili sono sempre anche in questa lingua. Se quindi vi destreggiate un po' con l'inglese non dovreste avere nessun problema. Gli islandesi che abbiamo incrociato comunque non erano molto loquaci e quindi le comunicazioni si limitavano a quelle strettamente necessarie. Architettura, cultura e musei (assurdi) In Islanda ci si va per la natura e non per le ricchezze storiche architettoniche. Le case più antiche risalgono al massimo ai primi '900 o fine '800 e sono spesso edifici tutt'altro che appariscenti. Personalmente non amo molto lo stile freddo e razionalistico dell'architettura nordica contemporanea e la maggior parte degli edifici moderni non incontrano il mio gusto. Le costruzioni più belle rimangono per me le case tradizionali (in legno e lamiera ondulata), spesso con i muri o i tetti di colori molto vivaci. A Reykjavik se ne trovano molti esempi nel centro “storico”, a volte con belle facciate dipinte, mescolate disordinatamente alle nuove costruzioni. Il resto non mi piace: la cattedrale Hallgrimskirkja (una specie di incrocio tra un razzo sulla rampa di lancio e il Chrysler, costruita negli anni 80 su un piccolo rilievo che le garantisce l'onnipresenza nello skyline cittadino), i palazzi del Parlamento e del Comune, il nuovo centro culturale Harpa in riva al mare, e così via. Le cittadine e i paesi più piccoli (come Seydisfiordur, o Husavik, con la sua chiesa di legno candido profilato di rosso e sovrastata dagli aguzzi tetti verdi), ma anche le case isolate in mezzo alla natura, offrono scorci più suggestivi e romantici, spesso su sfondi naturali molto pittoreschi. Abbiamo disertato i musei, dedicati soprattutto all'arte e alla storia locale; gli esempi di pittura e scultura che abbiamo incrociato non erano così invitanti. L'Hallgrimskirkja essendo di rito luterano è all'interno un capannone spoglio e nudo, fatta eccezione per le panche e un pregiato organo da oltre 5000 canne. D'altra parte l'Islanda vanta una bella collezione di musei bizzarri; alcuni sono dedicati a quella parte della sua storia legata al mare e alla pesca (per cui ci sono musei dedicati alla balena, all'aringa, ai mostri marini o all'aringa sotto sale) o al folklore (il museo della stregoneria), ma nella cosmopolita Reykjavik ci si spinge ben oltre con il Museo del Punk (ovviamente in un sotterraneo), ma anche l'imprescindibile Phallological Museum, o Penis Museum: insomma per fare una battuta scontata ma inevitabile un Museo del Cazzo, che si vanta giustamente di essere l'unico al mondo dedicato a questo particolare organo dell'anatomia maschile, il che può stupire fino a un certo punto. Reykjavik offre inoltre una scena di street art piuttosto vivace e di buona qualità. Ci sono bei murales nella zona del centro, lungo la centralissima Laugavegur, e nelle immediate adiacenze. Anche Seydisfiordur ha diverse case dipinte, e la strada principale che sale alla chiesetta dipinta con i colori dell'arcobaleno, così come nella capitale la Skolavordistigur che sale dalla Laugavegur alla Hallgrimskirkja; la stessa Laugavegur, nei tratti pedonali, ha il lastricato dipinto con disegni fantastici. Locali Non abbiamo fatto molta vita mondana (e d'altra parte davvero non ce n'era molta); ne parliamo nel diario. Le piscine termali L'Islanda trabocca di energia geotermica: le centrali sembrano stazioni insediate su pianeti alieni e sparano nel cielo i loro fumi, le case sono riscaldate con il calore naturale delle acque e dai rubinetti l'acqua calda è quella naturale e puzzolente che arriva dalla terra. Di conseguenza, e considerata di contro la rigidità del clima, dovunque si trovano piscine termali all'aria aperta, con vasche di acqua calda e tiepida dove trascorrere a mollo le proprie ore dedicate al relax e alla socialità (la nostra guida le paragona alle piazze delle nostre città per la loro funzione di incontro e di scambio sociale), magari mentre il terreno intorno è coperto di neve. In realtà si va dalle pozze naturali d'acqua calda che si trovano in posti selvaggi (dove ci si può spogliare e prendere un bagno, facendo bene attenzione alle temperature che possono anche essere ustionanti), alle onnipresenti piscine comunali (abbiamo visto forse più insegne di piscine che chiese), dai prezzi abbordabili, e infine gli impianti più prestigiosi, collocati in contesti naturali particolari e l'accesso ai quali è molto costoso. I più belli sono probabilmente quello della Laguna Blu (raggiungibile in breve da Reykjavik, con le vasche scavate tra campi neri di lava), quello nei pressi del Mytvan (in vista del lago e tra piccoli rilievi vulcanici – l'unico che abbiamo testato personalmente), quello di Vok (con vasche galleggianti nell'acqua di mare) e quello di Hofsos (con le acque delle piscine che sfiorano quelle del fiordo). Per il semplice ingresso, i prezzi decrescono dai 55 euro del primo ai meno di 10 dell'ultimo. Noleggio di costumi o asciugamani, bevande, ecc. sono tutti extra. Consiglio a tutti di portare il proprio costume e un asciugamano (o ancor meglio un accappatoio) e delle ciabattine. Una cosa che stuzzica la pruderie di molti è il fatto che prima di entrare in piscina bisogna fare una doccia accurata completamente nudi, e senza divisori tra una doccia e l'altra; ovviamente ci sono locali separati per uomini e donne. Ci sono perfino tabelle che indicano a quali parti del corpo dovete maggiormente dedicare le vostre attenzioni igieniche: le acque delle vasche sono naturali e senza aggiunto di cloro quindi è importante che i bagnanti entrino belli puliti. A disposizione armadietti, bagnoschiuma, shampoo e perfino balsamo per i capelli. Una volta reindossato il costume si esce all'aperto per immergersi nell'acqua lattiginosa e calda (in genere sui 38°) dove si può rimanere finché si vuole. Soprattutto per la Laguna Blu, consigliano di prenotare in anticipo; nei bagni del Mytvan siamo entrati senza problemi né prenotazioni nelle prime ore del pomeriggio. Attività
Le attrattive culturali e la vita mondana in Islanda sono decisamente meno accattivanti di quelle presenti nella maggior parte degli altri Paesi europei. Le principali attività che si possono fare in Islanda sono quindi in grandissima parte legate all'esplorazione della natura: in estate si può scegliere tra trekking a piedi nei parchi naturali e sulle montagne islandesi, gite a cavallo nelle brughiere e sulle spiagge (spesso di sabbia nera di origine lavica), navigazione nei fiordi e in mare per vedere le balene (il centro più rinomato per il whale watching è Husavik, sulla costa nord), uscite in battelli o gommoni nei fiordi e nelle lagune percorse dagli iceberg, escursioni per il bird watching, ecc.; dopo o in alternativa a queste attività più impegnative ci si può mettere a mollo in una piscina termale (ne parlo qua sopra). In inverno si aggiungono o si propongono in alternativa altre attività, legate alla presenza della neve e del ghiaccio (fino ad escursioni nelle viscere dei ghiacciai, possibili solo nei mesi più freddi quando il ghiaccio è più stabile), o escursioni alla ricerca dell'aurora boreale (lo spettacolo dev'essere emozionante ma non è assicurato ed è legato alle condizioni climatiche). Il paesaggio L'Islanda offre una gran quantità di paesaggi suggestivi e in parte alieni rispetto a quelli cui siamo abituati. C'è una varietà di panorami costieri (con la particolarità che dirò dopo parlando della vegetazione), con fiordi, scogliere, spiagge laviche, lagune percorse dagli iceberg; pascoli e grandi prati verdi che si arrampicano a volte su dirupi impervi; alture verdeggianti e vere e proprie montagne dalle creste aguzze; vulcani di ogni tipo, con i coni a volte occupati da insospettabili oppure che emettono nuvole di fumo e vapori (eruzioni disastrose si sono verificate in tempi storici anche recenti); immensi ghiacciai; lande petrose e desolate; campi e montagne sulfuree dove ribollono fanghi neri e dove la terra assume mille sfumature di colore; e ancora laghi, un numero incredibile di cascate, alcune delle quali estremamente spettacolari, torbiere e ruscelli che scorrono ovunque. Ovvio che gli islandesi siano molto orgoglioso e anche gelosi delle loro attrattive naturali. Se avete un vostro mezzo di locomozione, benzina a parte, non spenderete quasi nulla per ammirare paesaggi e meraviglie naturali. Fate solo attenzione, perché gli islandesi cercano di preservare i luoghi così come sono, e così a volte evitano di mettere recinzioni e protezioni confidando nella naturale prudenza ed assennatezza dei visitatori. Fatevi pure i selfie, insomma, ma attenzione a non precipitare nelle cascate dai dirupi, a non sprofondare nel ghiaccio, a non farvi ustionare dai getti di vapore delle solfatare o a non cadere nelle pozze di fango ribollente che sono collegate direttamente con l'inferno... La vegetazione Un aspetto che stupisce quando si comincia a girare per la grande isola è la mancanza di alberi. Per noi abituati ai nostri paesaggi mediterranei e anche montuosi è una sorta di shock estetico: il paesaggio dà una certa impressione di nudità, come sulle nostre montagne oltrepassato il limite oltre il quale le piante ad alto fusto non si spingono. A parte qualche macchia di betulle nane, di qualche pineta (all'apparenza coltivata) e del verde urbano, praticamente la superficie dell'isola è glabra di alberi e perfino di arbusti. In origine pare che l'isola fosse più boscosa, ma è stata poi praticamente rasa al suolo già secoli fa da un disboscamento indiscriminato inteso ad ottenere il materiale necessario per la costruzione di navi ed edifici, al punto che poi il legname necessario doveva essere importato (a volte sotto forma di case prefabbricate da rimontare sull'isola) dalla Norvegia. Eppure in estate il verde abbandona, vallate e pendici delle alture sono ricoperti d'erba color smeraldo, e i fiori spontanei abbondano. Il lupino artico, dai fiori color blu/lillà disposti a spiga, introdotto per arricchire i terreni poveri, ha proliferato fuori controllo e colora e a volte copre i prati e i versanti delle colline, e si accompagna al giallo dei ranuncoli, e al bianco e al blu di molti altri fiori che ingentiliscono l'aspro paesaggio. Delle vere e proprie oasi di forme e colori sono poi offerte dai giardini botanici. I principali si trovano a Reykjavik e ad Akureyri e, in un Paese dove tutto costa parecchio, sono ad ingresso gratuito. Passateci (noi abbiamo visitato il secondo): sono una vera e propria boccata d'ossigeno di colore dopo la scorpacciata di paesaggi suggestivi ma aspri e inospitali in giro per l'isola. Molte estensioni di terreno sono poi coperte da roccia lavica apparentemente arida e desertica, ma macchiata in realtà dal verde, dal giallo e dall'arancio rugginoso dei muschi e dei licheni. Il paesaggio si fa comunque marziano nelle zone vulcaniche o delle zolfatare, dove pozze di fango grigio scuro ribollono tra l'ocra, il giallo, il verdastro, il bruno e l'arancio di terre desolate e fumanti. Gli animali I bovini non sono molti, superati dagli ovini (pecore e montoni, che costituiscono anche un pericolo stradale poiché stazionano anche sui bordi delle strade, e a volte decidono di attraversarle, non sempre avvertendo con l'auspicabile anticipo). Sorprendentemente però, il mammifero che abbiamo visto più spesso è il cavallo. A volte isolati o a piccoli gruppi, a volte in mandrie più numerose, i cavalli sono presenti quasi ovunque ci sia erba e costituiscono con la loro presenza, i loro colori e la loro bellezza un valore aggiunto per il paesaggio e per le vostre foto. Sono cavalli d'allevamento, di una stirpe ormai antica e pregiata, ma l'ampiezza delle praterie a loro disposizione li fa assomigliare a cavalli selvaggi e in libertà. I manti sono i più diversi: ci sono cavalli bianchi, neri, roani, pezzati, pomellati. Non abbiamo bene capito la ragione del loro allevamento: in molte località sono a disposizione per giri turistici in sella, tra paesaggi suggestivi; non sembra invece che la carne equina sia molto presente nell'alimentazione islandese. Non abbiamo visto renne, che pare siano presenti nelle regioni orientali, né tanto meno le volpi artiche (e nemmeno i mitici troll, se è per questo, se non pietrificati). Abbiamo fatto decine di chilometri di sterrato invece per raggiungere una colonia di foche sulla penisola di Vatnsnes, ma con limitata soddisfazione: gli animali se ne stavano distesi sulla spiaggia come massi immoti e grigiastri, al di là di un corso d'acqua. Tutt'altro discorso per gli uccelli: l'Islanda può essere un paradiso per gli amanti di bird-watching. Gabbiani di ogni tipo, rapaci, sterne, sule, pulcinelle di mare popolano i cieli e le scogliere. Ci sono escursioni organizzate proprio per osservare da vicino gli uccelli nel loro habitat. Last but not least ci sono da vedere i grandi mammiferi marini: delfini e una quindicina di specie diverse di cetacei. Anche in questo caso, da diverse località dell'isola partono escursioni in mare, che si spingono a garantire probabilità di avvistamento vicine al 100%. Noi abbiamo avuto le nostre soddisfazioni durante un tour “super lucky”.
Va detto però che se però il whale watching costituisce una forte attrattiva turistica e con il suo indotto anche una notevole risorsa economica e di lavoro, da una quindicina d'anni è stata di nuovo autorizzata dalle autorità islandesi, con le prevedibili polemiche, la ripresa della caccia delle balene a scopo commerciale. |
AutoreNon una vera e propria guida di viaggio (per quella ci sono tanti siti e pubblicazioni più autorevoli), ma quasi: Mauro e Alessandra vi raccontano quello che hanno scoperto dell'Islanda girandole intorno in otto giorni, nel corso dell'estate 2021. Una guida basata quindi strettamente sull'esperienza diretta, dedicata a quelli che le cose preferiscono scoprirsele da soli... Categorie
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