PIRATI, di Gianluca De Angelis, scritto in collaborazione con Silvio Cavallo e Alessio Parenti, regia di Gianluca De AngelisQualche sera siamo andati al Teatro Verdi di Milano a vedere PIRATI. Si tratta di uno spettacolo di teatro-cabaret, composto da una sessantina di sketch brevi e brevissimi, tutti ispirati e ambientati nel mondo della filibusta, ovviamente con abbondanti ammiccamenti a situazioni e comportamenti contemporanei e in una chiave goliardica e surreale. Nell’abbondanza dei siparietti, in cui si inseriscono anche un paio di tormentoni (uno dei quali rappresenta l’unica eccezione all’ambientazione corsaro-piratesca) e numeri musicali con canto e ballo (tra cui un medley di canzoni marinare-piratesche, da Sono un pirata sono un signore a Il rock di Capitan Uncino, da Il mare d’inverno a Acqua azzurra acqua chiara), alcuni sketch funzionano, altri meno; alcuni fanno ridere, alcuni sorridere, alcuni né l’uno né l’altro, anche se bisogna dire che i cinque interpreti maschili (più due, uno in solitaria sul palco e l’altro, come dirò, in platea) hanno in buona parte il physique du rôle e sono simpatici e bravi. A volte in effetti sembra che gli attori-cabarettisti (i Senso d’oppio, Giorgio Verducci, Silvio Cavallo, Fausto Solidoro, tutti del “giro” Zelig, e il capocomico nonché autore e regista Gianluca De Angelis, che a Zelig faceva il numero dello speed date con Marta Zoboli, di cui qui si conservano alcuni elementi come l’umorismo freddo, il gusto surreale, la velocità seriale di esecuzione) siano migliori dei testi e la costruzione delle situazioni sia più godibile ed efficace della chiusa comica, che talvolta manca o è debole. Il momento clou dello spettacolo però, per noi, è stato quando un giovane spettatore seduto in una platea non molto affollata si è alzato in piedi durante la rappresentazione ed è intervenuto interrompendo gli attori sul palco, presentandosi come un blogger di teatro, facendo i complimenti agli attori e cominciando una disamina critica dello spettacolo (mentre i pirati sul palco abbozzavano con un’aria più scocciata che compiaciuta) che cercava di rintracciarne influenze, fonti d’ispirazione e citazioni, dai Monty Python a Ben Turpin e alla tradizione slapstick. Chiaramente era un attore e l’interruzione faceva parte dello spettacolo (impossibile per noi non ricordare le interruzioni dalla platea di un Bebo Storti polemico e acrimonioso durante un memorabile e geniale Romeo e Giulietta messo in scena anni fa da Paolo Rossi, con la presenza sul palco, nei ruoli minori, di spettatori volontari più o meno spaesati, reclutati nel foyer del teatro al momento dell’ingresso). Alessandra si è divertita moltissimo e rideva dicendomi “sei tu! sei tu! Fate proprio così!”, iscrivendomi di diritto nella schiera dei critici analitici che si inventano interpretazioni e rimandi a proposito di opere di autori che magari non se li sognavano neppure. Io annuivo, ammettendolo: avrei potuto benissimo essere al posto dello spettatore importuno e saputo. Quando lui ha detto che magari poteva lasciare agli attori l’indirizzo del blog, ad Alessandra non sembrava vero, pensando a me che approfitto di ogni occasione (ma con pudore, dài!) per rifilare a amici e conoscenti, anche occasionali, il bigliettino da visita di intothewonderland. Tutto vero, aveva ragione Alessandra, anche a me sembrava di sentire parole che avrei potuto dire io. Insomma, il più pirata di tutti è risultato l’attore-spettatore-critico all’arrembaggio del palco-galeone; se non ne provassi vergogna, citerei qui gli scritti corsari di Pasolini, e la funzione della critica (nel suo caso della società e dell’ideologia) come battaglia militante delle idee. Ma ne provo vergogna, e quindi non lo farò, e se l’ho fatto sbadatamente me ne scuso. Io come duellante ideale mi sono inventato addirittura l’Oruam Norac che fa il controcanto critico alle mie recensioni cinematografiche nella sezione Face/Off del sito: ombra che duella con un’ombra su una nave fantasma, come fanno ad un certo punto dello spettacolo anche i pirati sul palcoscenico, sciabolando forsennatamente contro nemici invisibili.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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