Forse Empedocle, filosofo presocratico vissuto nel V secolo a.c. quando la Sicilia faceva parte della Magna Grecia, aveva visto l'Islanda prima di enunciare la sua cosmogonia che vedeva nei quattro elementi dell'Aria, dell'Acqua, del Fuoco e della Terra le radici universali di tutto ciò che esiste. L'Islanda è una terra relativamente “giovane” sia dal punto di vista storico (le notizie certe sulla “scoperta” - da parte di britannici soggetti a Roma, di navigatori norreni provenienti dalla Norvegia o di monaci irlandesi in cerca di eremitaggio sono incerte e datano comunque alcuni secoli dopo la nascita di Cristo) sia dal punto di vista geologico (le sue rocce più antiche risalgono a “solo” 14 milioni di fa - mentre l'età della crosta della Terra si misura in miliardi di anni - ma molte rocce di origine vulcanica sono di età molto più recente). Eppure qui gli elementi sembrano proporsi in una veste primigenia, aspra e selvaggia, in purezza, come appena scaturiti dall'origine del mondo.
In un viaggio estivo in Islanda l'elemento che impone la propria presenza in ogni sua forma è decisamente l'acqua. Il mare che la circonda su ogni lato con l'Oceano Atlantico e il Mare di Norvegia, con tutte le sue manifestazioni; l'acqua che si insinua in profondità tra la terraferma formando fiordi lunghi chilometri; quella che evapora formando temibili nebbie; quella che affiora dalle torbiere; quella placida dei laghi, che alcune volte si adagiano all'interno di crateri spenti dalle ripide sponde; quella che scorre più o meno impetuosa in onnipresenti fiumi e ruscelli che solcano prati e montagne; quella che precipita fragorosamente in centinaia di cascate di ogni forma e dimensione, alcune delle quali di impressionante spettacolarità; il pulviscolo che si alza alla base delle cascate e che si eleva verso il cielo, in sbuffi visibili a volte a molti chilometri di distanza; quella che zampilla all'improvviso in imponenti colonne alte decine di metri, scaturendo dalle viscere della terra; quella che fa ribollire i fanghi nelle zolfatare; quella calda che alimenta le centrali geotermiche, che scorre naturalmente tiepida e puzzolente dai rubinetti domestici, che alimenta decine e decine di pozze naturali e di piscine artificiali all'aria aperta, dove gli islandesi trascorrono il proprio tempo di socialità e di relax in ogni periodo dell'anno, anche quando fuori infuria il gelo; quella che dà vita alle grandi calotte glaciali, come quella del Vatnajokull, grande quasi l'intera Umbria (il 10% della superficie dell'intera isola è ricoperta da ghiacci perenni), le cui lingue sinuose riempiono le vallate fino a spingersi in riva al mare; quella che arriva dal cielo in forma di pioggia o, nell'interno, anche d'estate, perfino di neve.
Il secondo elemento che caratterizza la personalità dell'Islanda è il fuoco, che cova nel sottosuolo e che ogni tanto emerge in eruzioni vulcaniche che possono avvenire sulla terraferma come sotto le calotte glaciali o in mare. La potenza sprigionata è tale da coprire, anche in tempi recentissimi, decine di chilometri quadrati di territorio con la lava, o da bloccare il traffico aereo di gran parte dell'Europa – è successo nel 2010 - a causa dei fumi sprigionati. E' sempre il fuoco a far ribollire la terra, ad aprire nella crosta della terra sinistre eruzioni cutanee nelle cui cavità ribollono fanghi scuri ed ustionanti, o dalle cui “stufe” eruttano bollenti getti di vapore.
La terra sessa è modellata dall'acqua e dal fuoco. Quasi priva di alberi e di arbusti – ma in estate ricca di fiori – la terra è ondulata da montagne brune o verdeggianti, dalle forme a volte arrotondate a volte crestate, i cui fianchi sono spessissimo solcati da torrenti e cascate. Coni vulcanici, crateri, terre colorate e spaccate dai minerali portati in superficie dalle eruzioni; immensi aridi campi di lava a volte schiumosa, a volte porosa e contorta, a volte arrotondata in bolle; rocce su cui crescono solo muschi e licheni, grandi praterie erbose: la terra islandese sembra appena creata, e spesso l'unico segno dell'uomo nel paesaggio è costituito dalla strada d'asfalto o in terra battuta sotto le ruote della vostra, o dal sentiero che state percorrendo.
L'aria è tutto intorno, in paesaggi spesso squadernati a 360° o quasi, in un clima che d'estate può essere clemente ma raramente benigno. Il cielo d'Islanda è fatto di nuvole a volte sospese, a volte accucciate sopra i rilievi, a volte striscianti raso terra; di piogge e di piovaschi; di vento e perfino di pesanti nebbie in grado di mettere in difficoltà i naviganti e di togliere il piacere della vista ai turisti.
E poi gli elementi si incrociano e si mescolano: il fuoco fa ribollire l'acqua nelle pozze di fanghi sulfurei o la spara verso il cielo nelle colonne eruttive alte anche decine di metri dei geyser; genera i temuti jokolhlaup, inondazioni improvvise prodotte dalle eruzioni vulcaniche che hanno luogo sotto le calotte glaciali; il fuoco diventa terra solidificando la lava liquida in terre e rocce dalle molte forme, colori e consistenze, o creando letteralmente terre che prima non c'erano (ancora nel 1963 è emersa una nuova isoletta); l'acqua si confonde con l'aria in forma di pioggia, pulviscolo, vapore, nebbia, pioggia; l'acqua stessa si fa terra solidificando nei ghiacciai, percorribili a piedi e con i mezzi adeguati, e addirittura nelle profondità, in inverno, attraverso cunicoli naturali scavati nel cuore profondo dei mari di ghiaccio; ancora l'acqua modella il terreno e lo disegna, scavando letti di fiumi, profondi e insospettabili canyon in pianure e campi di lava, dove trovano posto cascate impressionanti; l'aria sprigiona dalla terra attraverso soffioni e crateri; il fuoco si mescola all'aria nelle eruzioni di lava, fumi e vapori... Si potrebbe continuare ancora, sempre col rischio di cadere nel lirismo più o meno involontario, ma è meglio fermarsi qui.
L'Islandese delle Operette morali di Giacomo Leopardi lasciava la propria terra per fuggire la Natura, dopo essere fuggito dagli uomini; noi ci andiamo per confrontarci con lei, per guardarla in faccia a tu per tu; anche quando viaggiamo su un'auto a noleggio, cerchiamo i luoghi sul navigatore, ci avviamo per i sentieri dopo aver lasciato la macchina in un comodo parcheggio...