Dopo una colazione frugale lasciamo il nostro principesco albergo di Beaune e riprendiamo l’autostrada in direzione di Rouen, bordeggiando la periferia parigina. La scoperta piacevole è che nel nord della Francia non si paga neppure un euro di autostrada. In compenso, ai distributori il gpl, al contrario che in Italia, si fa da sé. Qualche volte bisogna entrare nella stazione di servizio, preacquistare il carburante e poi uscire ed erogare la quantità autorizzata. Altre volte invece si fa semplicemente rifornimento e si paga alla fine o alla colonna automatica. Capiamo subito come si fa ad usare l'erogatore, ma non come estrarlo dal bocchettone del serbatoio. Ogni volta è un dramma o una comica. Schiacciamo il grilletto rosso di sicurezza, tiriamo e tiriamo ma non esce. Finché ad un certo punto per disperazione viene fuori e possiamo andarcene. Solo dopo giorni capiamo che non viene fuori per pietà verso la nostra disperazione, ma perché alla fine rilasciamo il grilletto. Bisogna schiacciare il grilletto rosso - poi rilasciarlo - poi estrarlo. Buono a sapersi per il prossimo viaggio in Francia. Ce lo incideremo sul cruscotto. Intanto siamo in Normandia, e ci sembra che ci stia il tempo per una sosta a GIVERNY, famosa per essere stata la dimora di Claude Monet nell’ultima parte della sua vita, dal 1883 al 1926. Ci arriviamo per stradine dove sembra ci siamo solo noi, invece arrivati nei pressi troviamo una folla in viaggio e un parcheggio molto grande per accogliere i visitatori. Giverny ha stradine contornate da ville di campagna e muri coperti di fiori; da qualche parte c’è anche un Museo dell’Impressionismo e qualche locale per il ristoro. Ci mettiamo diligentemente in fila, paghiamo gli 11 € del biglietto (il sito è gestito da una Fondazione), ed entriamo nel giardino di casa Monet. Monet ha scelto questo posto per vivere e dipingere per la qualità della sua luce, a suo parere inimitabile; a noi tocca una giornata con qualche nuvola e una luce un po’ ovattata, che però non può spegnere la meraviglia davanti al grande giardino pieno di alberi e soprattutto di una moltitudine di fiori di ogni forma e colore. Ci dedichiamo prima alla visita della casa, disposta su due livelli. Monet è morto nel ‘26, quindi in epoca fotografica, per cui è possibile verificare con le immagini dell’epoca come la casa sia stata mantenuta identica ad allora, con gli stessi mobili, la stessa disposizione, gli stessi quadri alle pareti. Quelli delle foto erano gli originali, qui si tratta di riproduzioni, ma la sensazione (anche per me che non sono un feticista) è quella di trovarsi proprio nella casa così come l’aveva abitata e vissuta l’artista. Belli i mobili e le suppellettili, splendide le stampe giapponesi appese in ogni dove, meravigliosi gli affacci di porte e finestre verso i colori e la frescura del giardino. Usciamo quindi dalla casa per aggirarci tra le aiuole variopinte e fiorite; un sentiero conduce poi inevitabilmente al celeberrimo stagno delle ninfee tanto amate e tanto dipinte dal pittore. Detto che abbiamo visto fioriture ben più spettacolari sui nostri laghetti lombardi, e che il famoso ponte giapponese è praticamente occultato dalla rigogliosa vegetazione che ci è cresciuta sopra, è comunque un angolo delizioso. Riprendiamo la strada verso ROUEN, tra scenografici campi di grano gialli con covoni cilindrici sotto un cielo azzurro e cumuli di nuvole bianche. Entriamo in città da sud; i quartieri lungo la Senna non sembrano molto interessanti, poi guadagniamo in macchina la prossimità della cattedrale, che si erge splendida e maestosa a pochi isolati dalle rive del fiume. La cattedrale, edificata tra il ‘200 e il ‘400 con qualche modifica posteriore, considerata tra le chiese più belle di Francia, è davvero una meraviglia, con le sue torri gotico fiammeggianti, i suoi ricchissimi portali, il grande rosone della facciata centrale, la profusione di statue e decorazioni. L’interno, che ha tutta la solennità del gotico, è più spoglio e meno entusiasmante, ma ci sono tra le altre cose una bella scala gotica e belle vetrate medievali. Monet veniva a dipingere la facciata della cattedrale nelle diverse stagioni e nelle diverse ore del giorno, per catturare le mobili impressioni del trascorrere della luce e del tempo sull’apparentemente immutabile facciata di pietra; ora vediamo che la sera fanno uno spettacolo di suoni e luci, con un videomapping che anima la fronte della cattedrale. Il centro storico di Rouen è molto bello; a poca distanza dalla cattedrale e da rue de la Republique si trovano altri due gioielli dell’architettura religiosa di stile gotico, la piccola e deliziosa St-Maclou e St-Ouen, che ha a fianco l’hotel de ville (il municipio) e alle spalle un bel giardino pubblico che permette di ammirarne la fiancata e la parte absidale. Dalla parte opposta si estende il quartiere medievale, con numerose case a graticcio e tanti vicoli da esplorare, fino al Gros-Horloge, un arco rinascimentale circondato da costruzioni gotiche e da una fontana; è un angolo molto suggestivo sia di giorno che con l’illuminazione serale; a poche decine di metri c’è inoltre il Palace de Justice, una costruzione gotica civile ornata di pinnacoli e di doccioni zoomorfi che si allineano lungo le facciate.
Molto brutta è invece la Place du vieux marché, ricca di ricordi storici (qui fu arsa viva Giovanna d’Arco e qui nacque il commediografo Corneille), ma deturpata da una costruzione moderna che sembra emergere magmaticamente dal suolo e che ospita anche un museo dedicato alla pulzella d’Orleans. Avrebbe meritato sicuramente una visita anche il Museo delle Belle Arti (mi attiravano Caravaggio, de la Tour, gli impressionisti), ma lo riteniamo troppo impegnativo in termini di tempo. Lo spettacolo sulla cattedrale inizia solo alle 23, così decidiamo di andare in albergo, dalle parti di rue Gambetta, non lontano dal centro. Scarichiamo i bagagli e troviamo un posteggio gratuito nelle vicinanze. La stanza non è male, ma vicino a strade trafficatissime su cui stanno per giunta facendo dei lavori, così ci preoccupiamo per la rumorosità. Parlando con la ragazza alla reception, veniamo a sapere che si può anche mangiare in hotel e così per evitare lo sbattimento di tornare subito in centro alla ricerca di un ristorante abbiamo la malaugurata idea di fermarci e di ordinare qualcosa. Ci stupisce vedere la ragazza stessa partire verso il retro: in effetti è lei receptionist, cuoca e cameriera, ma il fatto è che quelli che ci vengono serviti ali tavoli da bar della lobby sono tutti cibi confezionati in barattoli di vetro e semplicemente riscaldati. Nulla di buono; pazienza. Torniamo in centro a piedi; St-Maclou con l’illuminazione serale sembra una magica costruzione di cristallo. Rifacciamo un giro in centro con le luci artificiali e il cielo che si rabbuia; poi prendiamo posto a sedere sui gradini di fronte alla cattedrale. Alle 23 inizia lo spettacolo di son et lumiere, diviso in due parti; qualcosa mi lascia perplesso (la facciata è forse troppo complessa per un videomapping e il secondo set ha per tema i vichinghi), ma lo spettacolo è indubbiamente godibile e suggestivo, con la cattedrale che cambia aspetto e colori ad ogni istante. Tornando in hotel, vediamo delle ombre sgusciare nelle aiuole di un condominio: sono topi di medie dimensioni.
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19 luglio 2022 |
AutoreNel luglio del 2022 io e Alessandra, dribblando problemi famigliari sempre più stringenti, prendiamo la macchina e facciamo una fuga verso nord. ArchiviCategorie |