GAUGUIN - L'ALTRO MONDO di Fabrizio DoriAncora la pittura al centro sia della storia raccontata, che della vita del protagonista, che dello stile grafico, anche nella seconda graphic novel. Anch'essa intitolata al personaggio protagonista, ma stavolta con un cognome anziché con un nome proprio, e un cognome che annuncia a chiare lettere il tema dell'opera. Fabrizio Dori racconta infatti in Gaugin – L'altro mondo (ed. Tunué) la storia di uno degli artisti più famosi al mondo, non solo per la propria opera artistica, ma anche per la propria peculiare vicenda umana. Gaugin perde il padre, antimonarchico in fuga dalla Francia di Napoleone III, durante un viaggio transoceanico; passa alcuni anni dell'infanzia in Perù; torna in Francia ma poi si imbarca e gira il mondo; ancora in patria si sposa, ha cinque figli, si impiega regolarmente; ma si innamora della pittura nell'ambiente degli impressionisti e stringe amicizia con Pissaro, Cézanne, Degas, e altri artisti; si trasferisce a Copenaghen presso la famiglia della moglie, ma ne fugge; tra una puntata in Bretagna e l'altra, va a Panama e in Martinica; torna in Francia dove stringe un ambivalente amicizia con Van Gogh; poi va dall'altra parte del mondo e si trasferisce a Tahiti dove vive in mezzo agli abitanti del posto e stringe una relazione more uxorio con un'indigena maori di 13 anni; maturata la propria pittura a contatto con un mondo primitivo e affascinante torna esaltato a Parigi, dove non ottiene né comprensione né successo; torna frustrato a Tahiti, viaggia verso le isole Marchesi, ha un paio di figli da un'indigena quattordicenne, tenta il suicidio, si ammala e infine muore. Personaggio eccentrico, scrittore logorroico, autore del proprio personaggio, narcisista e lamentoso, Gaugin è però animato da un'autentica inesausta curiosità e ansia di ricerca, artistica ed esistenziale. La pittura è il suo demone, la sua maledizione, ma anche, in senso profondo, la sua ragion d'essere. Da questa massa di materiale biografico romanzesco (di cui Gaugin fu primo narratore oltre che artefice) Dori estrae molto, in un racconto di ampio respiro che abbraccia l'intero arco della vita dall'artista, pur concentrandosi in particolare sul periodo tahitiano, chiave di volta della vicenda umana e artistica, e riuscendo a comporre un credibile ritratto esistenziale che delinea i tratti spirituali oltre che biografici del personaggio: l'insaziabile inquietudine, l'aspirazione a forme di vita e di arte più vicine alla naturalità dell'uomo che alle costrizioni e alle ipocrisie dell'Occidente civilizzato, la sperimentazione di nuove forme di espressione pittorica, la consapevolezza del suo valore e del suo portato innovativo e rivoluzionario, al quale i suoi contemporanei dimostrarono per lo più incomprensione e indifferenza, quando non aperta, esplicita e beffarda ostilità. Se Ada però finiva per apparire snervato e inconcluso nel suo rifiuto di una strutturazione forte del racconto, Gaugin sembra invece sovrastrutturato dal punto di vista narrativo: prologo mitologico, divisione in capitoli, cornice simbolista, flashback, fughe oniriche, cambiamenti del punto di vista che alternano racconto in prima persona, dialoghi con gli spiriti, narratore “antropologico”, punti di vista di altri personaggi come nella prima parte e nell'epilogo, arricchiscono il racconto ma rischiano di nuocergli in termini di fluidità. Dal punto di vista iconografico Dori ricostruisce magistralmente il mondo del pittore mutuandone lo stile, con il prologo e il cuore del libro formato da grandi tavole dai colori esotici e puri, accesi e squillanti, preceduto invece dai colori più freddi e dal disegno più tradizionale delle parti europee, e con un segno invece che si fa sempre più rudimentale e legnoso (Gaugin si cimentò tra l'altro anche nella xilografia e nella scultura in legno), man mano che la vicenda procede verso il suo epilogo. Si tratta comunque in entrambi i casi, Ada e Gaugin, di opere personali ed ispirate, di grande splendore visivo, non solo da leggere e guardare, ma da possedere, per tornare a sfogliarle e a godere con gli occhi della bravura grafica e pittorica dei rispettivi autori.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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