A Valencia ci sono almeno quattro città e quattro motivi di interesse. Una è la città storica. Benché il sito sia stato abitato da iberici, romani, cristiani, mussulmani, ebrei, aragonesi, borbonici, francesi, catalani, ecc., la sua storia architettonica si può dire inizi con il gotico, nella cui variante catalana sono stati realizzati alcuni tra gli edifici più belli della città, come la Lonja de la seda, la cattedrale e altre chiese, le due porte superstiti (delle 12 originarie, ecc.). La città sembra vivere dal punto di vista architettonico un altro periodo d’oro tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900, con sontuosi palazzi e molti edifici nelle diverse declinazioni dell’art deco, da quello più ornato (festoni e decorazioni, ferri battuti, piastrelle dipinte) a quello più razionalista (come il teatro Rialto in placa de l’Ayuntamento). La seconda, ormai famosissima, è la Città delle arti e delle scienze. Una successione di edifici fantascientifici dalle forme organiche eppure aliene, in massima parte dovuta alla progettazione di Santiago Calatrava, che comprende ponti, museo della scienza, palazzo delle arti, l’Hemisferic (una sala proiezioni avveniristica), una passeggiata coperta (l’umbracle) e il lungofiume, il complesso dell’acquario, ecc. Perfino gli edifici residenziali intorno sembrano essersi adeguati allo spirito futuristico del contesto. La terza è la città sul mare, decisamente staccata dalla città storica e oggi parzialmente ricucita tramite la cerniera del complesso della Città delle scienze. Valencia sembra non curarsi molto del mare che è lì a due passi (un po’ come la nostra La Spezia), e nel passato le sete prodotte in città venivano trasportate addirittura a Cadice per essere imbarcate. Recentemente si è accorta che anche il mare può essere la location di lucrose manifestazioni internazionali come l’America’s Cup, e ha attrezzato la darsena di conseguenza. La spiaggia è molto larga e sabbiosa, ovviamente quando l’abbiamo vista abbastanza deserta, e bordata da una serie ininterrotta di ristoranti e locali. Anche il porto ha degli edifici interessanti, tra cui degli hangar, sempre in stile liberty. La quarta, e la meno conosciuta, è la città dei graffiti. Nel centro storico, ed in particolare nel quartiere del Carmen, ci sono moltissimi edifici disusati se non diroccati (non se ne capisce il motivo, soprattutto a paragone dell’apparente opulenza del resto della città), e questo ha attirato una schiera di street artist (alcuni provenienti dall’estero e anche dall’Italia) ad esibire su mura altrimenti squallide un profluvio di immagini, di linee, di colori. Molti sono anche i negozianti che si sono fatti dipingere saracinesche e mura esterne e interne da graffitari, e talvolta gli interventi sono stati evidentemente autorizzati, dal momento che occupano intere facciate di edifici. Per usare un’espressione abusata, si tratta di una sorta di museo all’aperto di arte contemporanea, e un tour alla ricerca di graffiti (trattandosi di un’arte effimera e non pianificata, non esistono guide possibili) offre senz’altro motivi di soddisfazione e di gratificazione. Nel sito se vi interessa trovate una mia ampia galleria fotografica di street art valenciana. Come tempo di visita, calcolate almeno due giorni pieni (uno per la Città della Scienza e uno per il centro storico); ovviamente ogni giorno in più vi permetterà di scoprire qualcosa di nuovo o di approfondire la conoscenza della città.
COSA VEDERE A VALENCIA
Tutto il centro merita la visita. La città storica è quasi tutta racchiusa entro un’ansa del fiume Turia, deviato fuori città dopo un’alluvione assassina e sostituito con un parco urbano lungo chilometri pieno di campi sportivi e solcato da numerosi ponti antichi e moderni, alcuni dei quali molto belli. Nella cattedrale, un bellissimo edificio che presenta all’esterno tre portali (romanico, gotico e barocco), un bel campanile detto il Miguelete, una torre absidale poligonale con ampie vetrate d’alabastro e un coronamento di archi di aspetto romano, è conservato, in una cappella dedicata, quello che si ritiene essere il Santo Graal. La salita sul campanile (scala a chiocciola di 207 gradini, difficoltosa quando si incrociano i flussi di chi sale e di chi scende), ricompensa con un ampio panorama sulla piana di Valencia; bello salire al crepuscolo, per assistere al tramonto e all’accendersi delle luci. La cattedrale affaccia su due piazze, ma la veduta migliore si ha forse da Plaza de la Virgen. Altre belle chiese gotiche sono ad esempio quelle di Santa Catalina e di San Juan de l’Hospital. Belle anche le due porte medievali superstiti. I punti principali per un itinerario art nouveau comprendono la stazione, i due bellissimi mercati, il Central, oggi uno dei più grandi mercati coperti d’Europa, e il Colon, che oggi ospita una serie di locali, ma la città abbonda di scenografici edifici in stile (fino agli hangar del porto). Quello che manca a Valencia è forse una piazza armoniosa ed organica. Anche le piazze della città vecchia sono ciascuna a suo modo asimmetriche e un po’ disordinate. Vicino alla chiesa di Santa Catalina, riconoscibile dall’alto campanile, si trova placa Redona, una piccola piazza di forma appunto circolare, ma mal ristrutturata con strutture permanenti di metallo che la snaturano, che ospitava il mercato e oggi accoglie botteghe di ceramisti e ricamatrici. Di giorno, piazze come quelle dell’Ayuntamiento o di Colon danno un’idea dell’animazione della città moderna. In compenso l’albero ornamentale più diffuso è l’arancio, che anche in pieno inverno è pieno di foglie verde scuro e di frutti arancioni. Tra le cose che abbiamo visto, meritano la visita sia il Museo del Carmen che le mostre del Bancaixa: qui l’esposizione che più ci ha intrigato era dedicata all’Equipe cronico, un duo artistico che nella Spagna franchista degli anni 60-70 si dedicava alla stampa di opposizione e ad una forma d’arte arditamente pop, che mescolava l’impegno politico radicale alla rivisitazione di un repertorio iconografico che va dalla grotte di Altamura a Velasquez o Goya, dal fumetto al cinema noir, da Picasso (un punto nodale di riferimento) o Braque a De Chirico o Dalì e a tutto il catalogo dell’arte novecentesca. Con un amico appassionatissimo ho visitato con piacere un’altra curiosità: il più grande museo al mondo dedicato ai soldatini di piombo (L’Iber, ingresso 5 euro): in bacheche o in diorama di diverse dimensioni, a volte enormi, si esibiscono milioni di soldatini. La città ospita anche molti altri musei tra cui quello di arte moderna, o quelli più legati al territorio come quello della seta, della ceramica, del riso, ecc. Un’altra particolarità, riservata a noi che abbiamo visitato Valencia a fine anno: il San Silvester popular, che consiste in una normale corsa agonistica con regolari atleti lungo le vie del centro, seguiti però da decine di migliaia di valenciani vestiti nei modi più assurdi (vestiti carnevaleschi, spesso inventati e improvvisati, molti letteralmente spassosi) che gli corrono dietro; e ci sono uomini, donne, bambini, neonati, anziani, ciechi, disabili, grassi, magri, passeggini, pattinatori, cani, e qualsiasi altra cosa possiate immaginarvi. Roba che solo gli spagnoli. I periodi migliori per visitare Valencia potrebbero essere però, oltre all’estate che permette di abbinare una vacanza balneare (sembra che le spiagge migliori e più selvagge si trovino a sud della città), sono il mese di marzo, con la leggendaria festa delle Fallas, la settimana santa, la ricorrenza di San Giovanni. A sud di Valencia si trova inoltre una zona umida, l’Albufera, visitabile nella bella stagione anche con gite in barca e tour organizzati in partenza dalla città. Infine, come già accennavamo nell’introduzione, se siete appassionati di street art, Valencia è la città che fa per voi: tra le città del mondo che abbiamo visitato è sotto questo punto di vista una delle più interessanti, concentrando nell’area ristretta del centro (e in particolare nel barrio del Carmen, una sorta di mutevole museo a cielo aperto e ingresso libero) una concentrazione altissima di creazioni, da disegni di pochi centimetri fino ad intere facciate dipinte, come quella che ospita un gigantesco Mosè dell’italiano Blu, di cui si vede la parte inferiore del viso con una lunga barba fatta di serpenti attorcigliati, e che regge le tavole della legge su cui sono incisi i simboli del dollaro e dell’euro.
LA CITTA' DELLA SCIENZA
E’ uno spettacolo in sé. La passeggiata lungo le sponde del Turia, o nel suo alveo, offre davvero una sorta di visione del futuro, tra costruzioni che sembrano uscite dalla saga di Alien. La passeggiata è estremamente scenografica, ricca di scorci sbalorditivi e di sorprese, come una mostra di scultura, una sezione astronomica en plein air, o pappagalli verdi annidati tra gli archi dell’Umbracle. Consigliabile anche una passeggiata notturna, quando le attrazioni sono chiuse ma l’illuminazione rende ancora più suggestivo il panorama. Sono visitabili il Museo della Scienza, l’Hemisferic e l’Oceanografic, con biglietti singoli o combinati. Il più costoso è l’acquario, che dal 2017 costa 29,10 euro, mentre gli altri due costano circa 8-9 euro ciascuno. Ci sono biglietti con tutte le combinazioni possibili che fanno decisamente risparmiare. Noi abbiamo visitato l’Oceanografico e il Museo. Il primo, l’acquario più grande d’Europa, si compone di una serie di ambienti all’aperto o al chiuso che riproducono vari ambienti marini del globo e richiede alcune ore di visita (almeno tre). Tutto molto bello, da segnalare in particolare i tunnel (uno dei quali lungo addirittura 70 metri) - in cui si cammina circondati da squali, razze, pesci-sega, e una miriade di altre creature marine - gli ambienti con le foche visibili sia dalla superficie che con una visione subacquea, e lo spettacolo dei delfini. Oltre alle creature dell’acqua (non solo pesci; ci sono anche coccodrilli, beluga, leoni marini, pinguini, ecc.), un’enorme voliera sferica permette di vedere numerose specie di uccelli, tra cui gli spettacolari ibis scarlatti (c’è anche un mariposario, ma nel periodo invernale le farfalle erano praticamente assenti). Il divertimento è assicurato per visitatori di tutte le età. Il Museo della Scienza, fondato sul principio dell’interattività della visita, comprende molte sezioni con possibilità di eseguire piccoli esperimenti di fisica, test di memoria, prove relative alle specializzazioni dei diversi cromosomi, ecc. Altre sezioni sono dedicate ai dinosauri, ai fossili, all’esplorazione spaziale, ecc. Particolarmente intrigante la sezione monografica dedicata a Nikolas Tesla, inventore di assoluta, eclettica genialità precorritrice e nello stesso tempo di assurda, persecutoria sfortuna. I pannelli esplicativi sono in tre lingue: castigliano, valenciano (una variante, non abbiamo capito quanto variante, del catalano) e inglese. Tutti gli ambienti sono accessibili ai disabili, e dovunque si può mangiare e bere (all’oceanografico si può addirittura sia pranzare che dormire circondati dalle vasche abitate dai pesci).
VITA VALENCIANA
Valencia è una città molta viva e animata. I valenciani sembrano in genere abbastanza cortesi e rilassati, compatibilmente con i ritmi di una città che è la terza per grandezza della Spagna; gli automobilisti sembrano educati e la città è abbastanza pulita. Per le strade nei giorni della nostra visita si vedevano molti poliziotti, a volte armati con fucili e scudi: rassicurante e preoccupante nello stesso tempo. Rispetto alle nostre città non si vedono molti immigrati, in compenso gli italiani sono numerosissimi, decisamente prevalenti tra le varie nazionalità di turisti. Noi, dopo esserci sentiti rispondere più volte “Anche voi?” quando annunciavamo di andare a Valencia, abbiamo scoperto che dei nostri amici ci sarebbero andati negli stessi nostri giorni e ci siamo quindi dati appuntamento là. Noi non siamo particolarmente nottambuli; probabilmente ci sono molti locali per la vita notturna (il simbolo storico della città è un pipistrello, che guarda in giù anche dalla facciata dell’Ayuntamiento), anche con musica dal vivo, ma noi siamo rimasti spiacevolmente stupiti nell’arrivare al Mercado Colon poco dopo le 23 e scoprire che tutti i locali erano chiusi o in via di chiusura.
COME MUOVERSI A VALENCIA
Su Valencia volano molte compagnie e non dovrebbe quindi essere difficile trovare un volo a prezzi abbordabili, magari mettendo in conto uno scalo e una durata del viaggio un po’ più lungo. La rete dei trasporti pubblici a Valencia è ottima. Ci sono 9 linee di treni metropolitani e tranvie, due delle quali (la 3 e la 5) servono in maniera eccellente l’aeroporto. Per il resto ci sono bus comodi ed economici. Bisogna solo fare attenzione agli orari; ci sono anche delle linee notturne, ma alcune finiscono l’attività abbastanza presto. Il piano tariffario è diviso in zone; normalmente il biglietto singolo (che in genere non permette il trasbordo) nella zona centrale (che comprende anche la Città della scienza e la zona marittima) costa 1,5 euro, ma con le tessere elettroniche ricaricabili (utilizzabili da più persone anche contemporaneamente) che hanno un costo di acquisto di 2 euro, 10 viaggi si pagano solo 8 euro. Nota bene: ci sono tessere valide solo per i bus o solo per la metropolitana, ma ce ne sono anche di promiscue. Biglietti e ricariche si possono fare presso gli estancos (tabaccai) o alle macchinette alle fermate; ma il biglietto si può acquistare a prezzo pieno anche dal conducente dell’autobus. Sono inoltre in vendita abbonamenti per 1, 2 o 3 giorni, abbinabili anche a vari ingressi e servizi turistici (fate i conti: potrebbe essere conveniente): http://www.valenciatouristcard.com/it/home. I taxi sono numerosi e convenienti e se siete in 3 o 4 possono essere concorrenziali rispetto ai trasporti pubblici. Se volete viaggiare con un mezzo privato, si trovano online auto a noleggio a prezzi irrisori (meno di 10 euro al giorno), ma, traffico a parte e zone pedonali, il parcheggio potrebbe essere un problema e una spesa. Molti alberghi noleggiano biciclette e c’è anche un servizio pubblico di noleggio con tessera: anche questa può essere un’alternativa interessante per muoversi in città, che è tutta in piano e percorsa da numerose piste ciclabili (130 chilometri).
QUANTO COSTA VISITARE VALENCIA
Poco. Valencia è una città decisamente economica. Per quanto riguarda il soggiorno si trovano alberghi per tutte le tasche, ma sempre a prezzi ragionevoli; noi abbiamo dormito in un discreto alberghetto ai margini della città vecchia per circa 35 euro a notte; nostri amici in un NH vicinissimo alla Città della scienza per una settantina di euro a notte. Come abbiamo già detto, anche spostarsi in città costa poco e comunque le attrazioni del centro sono poco distanti le une dalle altre e si raggiungono facilmente a piedi. Molti poi sono i luoghi visitabili gratuitamente o a prezzi irrisori: tra i primi il palazzo municipale (ayuntamiento), la Stazione del Nord, ancora operante in un bell’edificio liberty, il Museo del Carmen che offre diverse mostre di arte contemporanea in un edificio storico con bei chiostri, il centro culturale Bancaixa, che ospita su tre piani interessanti mostre di arte moderna e contemporanea; tra i secondi la Lonja (patrimonio Unesco) e la salita al Miguelete, entrambi con un biglietto a due euro.
DOVE MANGIARE
Prima di ogni altra cosa, tutti a Valencia sembrano amare mangiare e bere all’aperto, anche a dicembre o gennaio quando le temperature serali non sono poi così clementi. In molti ristoranti i posti all’aperto sono largamente superiori a quelli in sala. Anche per mangiare si spende veramente poco: al Mercado Central, se vi va di girovagare sbocconcellando qualcosa, potete pranzare con boccadillos, torte salate, fagottini salati ripieni con carne, pesce e o verdura, frutta, succhi e dolci spendendo qualche euro; intorno al mercato, ma un po’ in tutto il centro, a mezzogiorno vengono proposti menù davvero convenienti (menu del dia, che comprendono quasi sempre la paella): si può pranzare con entrata, piatto e dolce a una decina di euro. In tutta la città si trovano un’abbondanza inesauribile di ristoranti e locali per mangiare di tutti i generi: da panini (spesso molto appetitosi) e tapas (anche nella variante basca dei pinchos, più piccoli ma più creativi sia per gli accostamenti degli ingredienti che per l’architettura) fino ai ristoranti di lusso. Ribadiamo: sempre a prezzi ragionevoli: abbiamo pranzato in un ristorante molto raffinato accanto alla cattedrale che offriva un menù completo serale a 25 euro. Paradossalmente, può risultare più costoso, in proporzione, cenare a tapas, che non sono esattamente degli stuzzichini ma dei piatti. Se proprio non potete farne a meno, sì, ci sono anche numerose pizzerie e ristoranti italiani. Tra le specialità gastronomiche ovviamente domina la paella, che qui gioca in casa: la valenciana con pollo, coniglio, verdure (e a volte lumache), quella de mariscos con frutti di mare, l’arroz a la banda con calamari, cozze e verdure, il riso nero con le seppie e altre varianti. Psicologicamente, la paella sembra più buona se portata in tavola nel paellero, le padelle piatte che possono raggiungere dimensioni enormi (e che si possono acquistare al mercato a pochi euro). Molto diffuso lo jamon serrano (prosciutto crudo). Per i più golosi d’obbligo la merenda invernale con cioccolata e churros, bastoncini fritti, oppure, più rinfrescante, con horchata (una bevanda tra la nostra orzata e il latte di mandorla ottenuta da un frutto che si chiama chufa), con fartons, biscottoni briosciosi e allungati da intingere nel bicchiere. Tra i locali dove gustarli uno dei più caratteristici è il Santa Catalina, a pochi passi dalla piazza della cattedrale, con le pareti ricoperte di azulejos (piastrelle dipinte). Purtroppo siamo ripartiti da Valencia senza assaggiare un’altra specialità: l’agua de Valencia, un cocktail dal nome innocuo ma composto da succo d’arancia, spumante, vodka e gin. Proveremo a prepararne un surrogato a casa. Una curiosità, la colazione con tomatito, cioè pomodoro fresco da spalmare sul pane.