CATCH-22, serie tv di George Clooney, Grant Heslov e Ellen Kuras - Sky AtlanticLo scrittore statunitense Joseph Heller pubblicò il romanzo antimilitarista Comma 22, ambientato durante la Seconda guerra mondiale, nel 1961; mentre a Berlino i sovietici costruivano un muro che spezzava in due la città e nella Baia dei Porci a Cuba scoppiava un casino; la guerra di Corea che aveva visto la partecipazione americana si era conclusa qualche anno prima con l’armistizio e gli Usa erano alla vigilia dell’intervento diretto in Vietnam.
Mike Nichols trasse un film dal libro, che uscì nel 1979; la Seconda guerra mondiale si era allontanata ancora un po’ ma in compenso gli Stati Uniti erano reduci dalla più massiccia azione di bombardamento da quei tempi, la “Rolling Thunder” che aveva prodotto più di 300.000 missioni di volo sopra il martoriato Vietnam. Comma 22 – o meglio Catch 22, conservando il titolo originale - torna sugli schermi, stavolta quelli “piccoli”, in una miniserie di 270 minuti complessivi, nel 2019, quando la Guerra del Golfo è già roba di altri decenni e la Russia non ha ancora sconvolto il mondo invadendo l’Ucraina. Appare abbastanza naturale attribuire almeno buona parte della paternità di questa nuova versione a George Clooney e Grant Heslov, che coproducono la serie con la loro Smokehouse Picture, la dirigono (oltre a loro due la terza regista è Ellen Kuras, anche lei tra i produttori esecutivi) e la interpretano, assumendo ruoli secondari ma entrambi estremamente gustosi. Difficile d’altronde trovare un padrino più adatto di Clooney per un’opera come Catch-22, e per diversi motivi: cinematograficamente parlando la saga copre il ventaglio dei registri già coperti dal Clooney attore, dal drammatico al comico e al grottesco; dall’altra il romanzo è un esempio perfetto della ricerca del Clooney regista di soggetti atipici e anticonvenzionali; e, last but not least, il pamplhet causticamente antimilitarista si adatta perfettamente alle tendenze progressiste, umanitarie e pacifiste dell’uomo Clooney, che tra le altre cose è aderente all’organizzazione “Not on our Watch”, presidente di “Unite to End Genocide”, ed è stato premiato con il Peace Summit Award e nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Di guerra d’altra parte se ne intendeva molto bene Joseph Heller, che durante la Guerra fu puntatore a bordo di un bombardiere di stanza in Corsica. Nel libro e nei film l’azione si sposta sull’isola di Pianosa, nell’arcipelago toscano, dove viene collocata la base dell’aviazione americana (è un’invenzione: lo so benissimo dopo aver discusso caparbiamente, forte della mia lettura di Comma 22, con una guida turistica che negava in modo reciso che sulla sua isola ci fosse mai stata un campo americano). Nella base presta servizio il bombardiere John Yossarian, detto Yo-Yo, che della guerra farebbe volentieri a meno e che non vede l’ora di raggiungere il numero di missioni fissate per andare in licenza. Peccato però che il comandante della base, tra manie di grandezza e intenti punitivi, elevi continuamente la soglia del numero di missioni utili, rendendolo di fatto irraggiungibile come la tartaruga inseguita d Achille nel famoso paradosso. Non è un esempio a caso, perché proprio un paradosso sta alla base del titolo Comma 22: si tratta infatti del comma che disciplina l’esenzione dalle missioni in caso di insanità mentale, e che prevede che chi chieda di essere esonerato dalle missioni di volo per tale motivo non può essere considerato pazzo e quindi non può esserne esentato; i pazzi sono quelli che accettano di compiere le missioni potenzialmente letali, ma che non possono essere esonerati in quanto, essendo pazzi, non si riconoscono come tali e non ne fanno richiesta. Tutto Catch-22 è pervaso da un umorismo nero e paradossale, in cui le istituzioni e la mentalità militari vengono messe sagacemente alla berlina. Intorno a Yossarian si affolla il bestiario che esemplifica le deformazioni del mondo in divisa: c’è il generale maniaco delle sfilate coreografate; il colonnello sadico che mette continuamente a repentaglio la vita dei suoi uomini; il furiere che imbastisce ineffabili traffici intercontinentali a beneficio di un fantomatico “consorzio”; ci sono soldati promossi per equivoco (il militare che fa di nome e cognome Major Major verrà inevitabilmente promosso a maggiore); ci sono quelli convinti che qualunque sacrificio è accettabile per il proprio Paese; ci sono medici che invece di salvare vite cercano di mettere gli uomini in condizioni di andare ad ammazzare e farsi ammazzare. Una delle cose migliori della serie è forse la presenza e l’interpretazione di Cristopher Abbott nel ruolo del protagonista, che sembra l’unico a vedere il lato assurdo e mortifero di quel mondo ridicolo e grottesco. L’antimilitarismo di Comma 22 è di derivazione squisitamente egoistica (mai una parola viene spesa a favore delle vittime civili dei bombardamenti) e viene completamente filtrato attraverso l’angoscia di Yossarian, che teme di morire ad ogni missione e vede scomparire intorno a sé tanti amici e compagni di ventura e sventura. Perennemente accigliato e preoccupato, Yo-Yo mette in campo qualsiasi stratagemma lecito e illecito per cercare di arrivare al suo unico obiettivo, che è quello di tornare a casa vivo e di riprendere una vita reale al di fuori dell’ombra sempre incombente della morte. Le sue manovre producono effetti talvolta grotteschi (come quando, per un equivoco da lui provocato, fa finire dietro le linee nemiche un impettito ufficiale), a volte decisamente e involontariamente tragici. L’alternanza di umorismo e di tragedia è d’altra parte la cifra costante di tutto Catch-22, dove il discorso antimilitarista rimane sempre anticonvenzionale, caustico e antiretorico. L’Italia compare come bersaglio, osservata dai mirini dei bombardieri, o attraverso alcuni scorci (oltre che a Pianosa alcuni episodi sono ambientati a Roma, ma le riprese sono avvenute in Sardegna, a Viterbo e in altre località), talvolta un po’ oleografici ma mai fastidiosi: all’interno di essi impone la sua presenza carismatica (lo dico io che non lo amo) Giancarlo Giannini, un pappone cinico e opportunista, con la sigaretta sempre in mano e gli occhi sempre lucidi, mentre Clooney ritaglia per se stesso, divertendosi a quanto si può vedere moltissimo, il ruolo burlesco di un generale da operetta, cornificato e vendicativo. La serie, all’interno delle singole puntate, ha una struttura episodica che però rimette in ordine cronologico gli eventi che nel romanzo erano frazionati in un caos strutturale che era palesemente il riflesso del caos del mondo intorno. Ovviamente in un mondo di maschi le presenze femminili sono relegate ai margini; ma è degna di nota dal punto di vista drammaturgico l’assenza di avventure erotiche di Yossarian (malgrado l’avvenenza di Abbott) e compagni: è vero che intratteneva una relazione con la moglie del generale - con la quale, nuda e platinata, discute peraltro dell’esistenza di Dio - ma non si fa l’amore con le infermiere (come vorrebbe De Gregori e come ci si aspetterebbe) e neppure con le belle italiane; semmai ci si accontenta del sesso mercenario con le prostitute, oggetto di volta in volta di violenza, di idealizzazione o di umana pietà. Suggestive e sorprendenti le scene in volo, con le squadriglie di bombardieri che veleggiano tra gli sbuffi di fuoco e di fumo nero dei colpi della contraerea; ad alludere all’epoca c’è poi una bella colonna sonora swing e una fotografia dai toni dorati di Martin Ruhe: ma è da notare che, coerentemente, anche nelle scene marine e balneari non prevale mai una solarità piena e spensierata. In definitiva un’ottima serie, ben prodotta ed interpretata, che intrattiene con intelligenza, diverte e fa tuttavia pensare all’assurdità della guerra e del militarismo.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Aprile 2024
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