Miglior film è Green Book. Nel mio articolo su Into the Wonderland lo dicevo: non gli manca niente, è un film per piacere a tutti ed è piaciuto a tutti, membri dell'Academy compresi. Se non un po' di attualità, di grinta, di voglia di incidere sul presente, invece di fare un racconto edificante in costume e dell'antirazzismo color pastello. Il film è premiato anche per la sceneggiatura originale, con le sue frasi già confezionate per le quotes compilation (le raccolte di citazioni) e il suo paternalismo dissimulato (il protagonista nero ha anche l'omosessualità da farsi perdonare oltre alla negritudine) che ha irritato Spike Lee (il cui Fa la costa giusta, per una beffa del destino, si trovò in lizza agli Oscar nel 1990, lo stesso anno in cui il massimo dei riconoscimenti fu assegnato all'altro celeberrimo road movie interrazziale A spasso con Daisy) e la parte più arrabbiata (o forse più consapevole) della comunità afroamericana.
Per fortuna hanno premiato anche la sceneggiatura (nella categoria “non originale”) del film di Lee, BlacKkKlansman, che, passando dagli anni 60 di GB agli anni 70, dirige un film più acido, graffiante, ambizioso, un pamphlet sulla condizione afroamericana che parte dai linciaggi schiavisti, passa attraverso i fermenti degli anni '70, ci infila in mezzo un cultural study sull'immaginario cinematografico biancocentrico, racconta una storia paradossale e godibilissima, e fa un salto nel futuro, cioè all'oggi, sbandierando i riferimenti a un'attualità pericolosa - in quanto tale ancora protagonista del suo discorso al ricevimento del premio. Che è andato a una sceneggiatura squilibrata, eccentrica, azzardata, ma audace, vitale, politica. Audace ed eccentrica, in senso differente, anche la spiazzante sceneggiatura western-filosofica de La ballata di Buster Scruggs dei Coen e prodotto da Netflix, che però non porta a casa nulla. Green Book invece frutta anche un premio a Mahershala Ali, che si sta specializzando in premi da non protagoniusta (anche se qui è di fatto coprotagonista insieme a Mortensen, a sua volta in virtuosistici panni italoamericani) e dimostrando una notevole poliedricità, interpretando un personaggio quasi diametralmente opposto a quello di Moonlight, per il quale si era aggiudicato la prima statuetta dorata. Vince poi la Colman per La favorita, beffando la Close all'ennesimo (settimo per la precisione) premio non vinto malgrado la candidatura, e lasciandosi indietro le due coprotagoniste (Emma Stone e Rachel Weisz), altrettanto brave. Io confesso un debole per la Stone, ma era già stata strameritatamente premiata per La la land l'anno scorso, soffiando a sua volta la statuetta alla Portman, che pensava di essere al sicuro avendo interpretato (benissimo) l'iconica Jackie Kennedy. Come miglior protagonista vince Malek, ma Bohemian Rhapsody non l'ho ancora visto. Gli avevo però assegnato il premio al montaggio, sulla fiducia e per intuizione. BR vince anche il premio per il sonoro, cosa abbastanza ovvia in un film dove la musica ha l'importanza che ha; ma il lavoro fatto sui suoni e sui rumori di Roma mi sembra superbo e di grande raffinatezza. Roma era in effetti il film più d'arte e d'autore, e infatti vince significativamente il premio per la regia e per la fotografia, entrambe a firma Cuarón, oltre che il premio come miglior film in lingua straniera. Bizzarro che lo stesso film corresse sia come miglior film che come miglior film straniero; a mio giudizio era, insieme all'imperfetto BlacKkKlansman, il film migliore della rosa candidata al premio maggiore, ma non poteva vincere tutto, soprattutto dopo l'ondata messicana degli ultimi anni, e oltretutto con targa Netflix. Tuttavia io l'Oscar per la miglior fotografia l'avrei dato all'altro bianco e nero del concorso, Cold War (film purtroppo inferiore al bellissimo Ida, sempre di Pawlikoski, già Oscar nel 2015), più intenso e corposo, più atmosferico e materico, più drammatico e poetico. Non ho dubbi in proposito. In un anno molto black, i premi per scenografia, costumi, ecc. sono andati a Black Panther, con il suo gusto pop-superhero-kitsch-afro-camp. Diciamo che il pop spudorato l'ha avuta vinta sullo snob necessario de La favorita. Il premio per trucco e acconciature è andato al reparto che per Vice ha trasformato Christian Bale in Dick Cheney e Sam Rockwell in Bush Junior (ho una predilezione per i suoi ruoli da stupido): il film però non era solo una mascherata e aveva una sceneggiatura acuminata e provocatoria (anche se non accattivante), con un paio di trovate da fuoriclasse. A Star Is Born, giustamente, non vince granché, ma Lady Gaga si consola con il premio attribuito a Swallow come miglior canzone, e ci mancherebbe altro, e alla cerimonia la canta appassionatamente in coppia con Bradley Cooper (che dopo aver recitato, diretto questo film, ballato ne Il lato positivo, ora dimostra anche di cantare benissimo). Last but not least, l'animazione: non ho visto Spider-Man – Un nuovo universo, premiato come miglior lungometraggio (un bel risultato per la divisione Marvel che somma il premio a quelli di Black Panther); nella stessa categoria L'isola dei cani mi era sembrato meritevole per la sua eccentricità (concettuale; che si sa invece che Anderson visivamente è un devoto della simmetria), mentre il cortometraggio d'animazione vincitore, Bao, non mi aveva convinto appieno. Dei documentari in concorso ho visto solo Of Fathers and Sons, uno scioccante e controverso viaggio all'interno di una famiglia di fanatici jihadisti che allena e sacrifica anche i propri figli alla Guerra Santa.
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I film in corsivo non li ho visti. Però in un paio di casi ne ho ipotizzato la premiazione per fiducia o per supposizione. Le mie scelte sono in rosso e in grassetto. In un paio di casi ho dato degli ex-aequo. In un altro paio ho indicato in arancio delle seconde scelte. Per alcune categorie non ho espresso preferenze perché non avevo visto la maggioranza dei film, o perché non mi sentivo in grado di giudicare.Un paio di film a mio parere non dovevano essere candidati ai premi maggiori: A Star Is Born, che magari invece prenderà qualche premio, e Black Panther (il primo inserito nella rosa penso per la presenza di Lady Gaga e il secondo per compiacere il pubblico afroamericano e per il pistolotto finale sulla fratellanza e contro i muri). Ho premiato poco BlacKkKlansman, che è un film che mi è piaciuto molto, e Vice, che ho trovato interessante. Penso che contrariamente alle mie preferenze prenderà qualche premio Green Book, magari per l'astuta sceneggiatura o probabilmente per Mortensen e Ali), cui non ho concesso nulla, Bohemians Rapsody, che non ho visto, e anche A Star Is Born. C'è poi il caso bizzarro di Roma, che è candidato sia come Miglior film che come Miglior film straniero. L'ho premiato in entrambi i casi, anche se la doppia candidatura mi sembra incongrua. Ok, ecco la mia lista: Miglior film
Migliore attore protagonista
COPIA ORIGINALE (Can You Ever Forgive Me?) di Marielle Heller |
Mauro CaronAppassionato di cinema da sempre, in maniera non accademica. Amo il cinema d'autore, ma quello che spero sempre, accingendomi a guardare un film, è di divertirmi ed emozionarmi, e poi di avere di che riflettere. Dal 2002 collaboro regolarmente con la bellissima rivista "Segnocinema"; ho pubblicato anche articoli di cinema su "Confini", sul sito "Fuorischermo", e nel volume collettivo "Tranen" dedicato a cinema e deportazione. Categorie
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