QUESTI GIORNI di Giuseppe PiccioniQuesti giorni potrebbe essere catalogato un road movie al femminile. Ma il road movie, inutile dirlo, è maschio, antropologicamente maschio. Dalla preistoria, la donna è condannata dalla maternità alla stanzialità; al maschio, che deve procurare il sostentamento della femmina e della prole, spettano i rischi del viaggio e i piaceri dell’avventura. Ma se l’antropologia (con l’aiuto dei contracettivi) cambia, anche il cinema rispecchia - ci mancherebbe altro - il cambiamento. Mentre il cinema americano, con un immaginario ancora tutto maschile, ha disseminato di violenza le strade di donne guerriere o ribelli (da Meyer-Tarantino a Thelma e Louise), il cinema italiano fino ad oggi ha esitato nell’esporre i propri personaggi femminili ai rischi della strada. Piccioni, di giovani donne, ne mette in gioco addirittura quattro. Una viaggia per affrontare un nuovo lavoro e cercare una vita differente; una per sfuggire alla malattia e al pensiero della morte; una per concedersi una vacanza prima di diventare madre e moglie; una per allontanarsi da un amore sbagliato. Da Gaeta a Belgrado, affrontano un viaggio in cui nulla succede e tutto cambia, ognuna in spostamento verso una maturità diversamente cercata e perseguita lungo l’itinerario, attraverso gli incontri, le confidenze e le rivelazioni, e le ore di questi giorni mobili e decisivi. Ma la cosa più strana è che non sono sole: in una manciata di mesi, il cinema italiano si affolla improvvisamente di donne in viaggio, e di uomini immobili sullo sfondo: quelle che si danno alla pazza gioia, e che scappano da una condizione che le etichetta e le costringe, o le indivisibili che (a piedi, in furgone, in scooter, in motoscafo, in barca, a nuoto) cercano un’uscita da un destino sociale e famigliare sostanziato di carne e sangue. Le donne e le ragazze di queste storie (tra gli otto sceneggiatori le donne sono tre), mentre prendono il largo dalle rispettive situazioni famigliari, attraversano addirittura le medesime stazioni: come l’acqua, in cui rischiano di morire e da cui rinascono come veneri prosaiche e affaticate; o come le cliniche e gli ospedali in cui attraversano la sofferenza. Rischiano, soffrono, muoiono, rinascono; ma si sono messe in moto: sarà inevitabile incrociarle lungo la strada.
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AutoreRaggruppo su questa pagina alcuni articoli comparsi su Segnocinema e riguardanti film visti nel 2016 e firmati Mauro Caron. Archivi
Marzo 2023
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