Tomás, adolescente irrequieto ma forse semplicemente ancora un po’ bambino, viene spedito a raggiungere il fratello maggiore Fede a Città del Messico. Con lui e il suo coinquilino Santos, universitari squattrinati, scioperati e disimpegnati (estranei alla protesta che infiamma l’Università) e poi con Ana, leader studentesca, inizia un improbabile viaggio alla ricerca di Epigmenio Cruz, il musicista amato da loro padre, che ha segnato la loro infanzia e che, si dice, una volte fece piangere di commozione Bob Dylan. In Güeros si respira nouvelle vague a pieni polmoni, da Godard fino a tutti gli epigoni a seguire (come il bertolucciano I sognatori si conclude in una strada in preda alla rivolta giovanile, che potrebbe essere di oggi come degli anni ’60), speziata con influenze dello scrittore cileno-messicano Bolaño (vedi la Città del Mexico bohémienne e la ricerca della poetessa scomparsa ne I detective selvaggi). Ruizpalacios tenta di fissare su pellicola, grazie anche ad una fotografia virtuosistica, in b/n e 4:3 (premiata al Tribeca), quei frammenti di vita irripetibili ed inconcludenti che, senza saperlo, costituiscono l’indimenticabile poesia della giovinezza. Tra i premi, Orso d’Oro a Berlino per l’opera prima e 5 Ariel in Messico.
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AutoreRaggruppo su questa pagina alcuni articoli comparsi su Segnocinema e riguardanti film visti nel 2016 e firmati Mauro Caron. Archivi
Marzo 2023
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