Dove corriamo sull'acqua, ci godiamo una spiaggia da cartolina, ascoltiamo i racconti di avventure nel mondo, cadiamo vittime dell'apagone che cala su di noi, facciamo una cena romantica a lume di candela e veniamo svegliati dalla rivolta degli oggetti. Giorno 24: 19 agosto MORON – CAYO COCO – MORON Enzo esce la mattina presto per farsi rivedere all'ospedale, dove lo medicano e gli rifanno una fasciatura altrettanto precaria. Prima di muoverci torniamo da Dona Neli, dove facciamo una buona colazione con paste al cioccolato e al liquore e con succhi di frutta e aranciata, e dove compriamo anche dei panini imbottiti per la giornata. Arriviamo a Cayo Coco insieme ad un autostoppista e abbiamo qualche problema all'ingresso, perché oltre a pagare un pedaggio di due dollari (altrettanti anche quando si esce) per auto, vorrebbero anche i nostri passaporti, ma io e Alessandra li abbiamo lasciati a casa. Alla fine ci fanno passare e con la macchina percorriamo la strada bellissima quanto controversa che corre praticamente a filo d'acqua tra la costa e il cayo, sul mare e poi sulla laguna, in un tragitto spettacolare tra mangrovie, acqua, sabbia bianca, fenicotteri e ibis. Attraversato l'isolotto tra la boscaglia, raggiungiamo Playa Flamingo (pagato il pedaggio l'ingresso e il parcheggio sono gratuiti), ma Enzo con la sua scottatura preferisce non fermarsi e così prosegue in macchina con Simona alla scoperta del cayo. Noi affittiamo due lettini a 1 dollaro l'uno, facendo spostare la roba a due italiane; a prima vista sembrano antipatiche; ma poi risulta che una è indisposta e l'altra scottata. Sono in giro con Avventure nel Mondo e così ascoltiamo l'ennesimo racconto (ci è capitato molte altre volte nei nostri viaggi) a base di capigruppo, discussioni per i soldi e per le spese, contrasti tra i partecipanti, ecc. La spiaggia, frequentata da cubani, è bella, con un bel mare dallo splendido colore. Facciamo il bagno: il fondo prima è sassoso, poi sabbioso; vediamo una grande stella marina, poi più in là incontriamo delle bisce d'acqua e torniamo indietro. Leggiamo, io scrivo, Alessandra chiacchiera con Avventure nel Mondo, mangiamo i panini di Dona Neli. Enzo e Simona non tornano, io faccio una proficua passeggiata sulla spiaggia, incontrando belle conchiglie, bisce, pesci, granchi, alghe ad ombrello, secche, una palafitta, mangrovie, uva caleta, palme, spiagge semideserte, un'avvenente bagnante abbronzata che sembra una testimonial della Bilboa, e altro ancora. Al ritorno faccio un nuovo bagno e poi mi asciugo leggendo. Sono tornati anche Enzo e Simona, che sono arrivati alla bella spiaggia bianca Pilar, su Cayo Guillermo. Decidiamo di andarci anche io e Alessandra, percorriamo in macchina una strada noiosa ma poi quando arriviamo sul ponte tra i due cayos ormai ci siamo stufati e torniamo indietro. Tiriamo ancora un po' tardi e percorriamo la strada sul mare e sulla laguna all'ora del tramonto, in un tragitto suggestivo e spettacolare tra riflessi, colori e uccelli. Poi cala il buio, e Simona alla guida si destreggia tra ciclisti invisibili. A casa incocciamo di nuovo nel marito della padrona, che sta guardando alla tv un programma su Fidel “figlio del popolo”. Non lo sopporto, e fuggiamo per farci una doccia. Ma poco dopo si verifica un fenomeno non insolito per gli abitanti del posto, ma per noi sì: è l'apagone, ovverosia un blackout elettrico che fa calare un buio totale. Il marito non pensa nemmeno ad andarsene, e anzi viene raggiunto dalla moglie profesora. Gli altri di là chiacchierano delle solite cose, ma alla luce delle candele e della lampada a petrolio, mentre io rimango sdraiato sul letto a cercare di bruciarmi un herpes sul labbro con un ultimo cubetto di ghiaccio. Finalmente i nostri ospiti se ne vanno, ma la luce non torna. Io e Alessandra scendiamo con la puzzolente lampada a petrolio fino al chiosco del “Pollo”: lui si fa luce con la nostra lampada e compriamo pezzi di pollo, acqua e gelati, cui aggiungiamo poi Ritz e Ananas. Cena romantica a lume di candela, io in pigiama, Simona in reggiseno, Enzo fasciato come un soldato della guerra di secessione. Ci sarebbe anche da ridere, ma insomma. Fuori, nell'oscurità, per strada e nei cortili sciabola qualche luce e si rincorrono le voci. La luce non vuole proprio tornare. Accendiamo gli zampironi e ci mettiamo a letto. Nella notte, mentre dormiamo, ad un certo punto come per magia si accende tutto: ventilatore, aria condizionata, televisione.
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AutoreTutta Cuba in 33 giorni, da Maria La Gorda a ovest a Baracoa all'est, da L'Avana a nord a Santiago a sud, attraversando tutte e 14 le provincie dell'isola (tranne la quindicesima, l'appartata Isla de la Juventud). ArchiviCategorie
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