Dove le palme dovrebbero leccare le onde (o viceversa), risaliamo un fiume, conosciamo la bambina più triste del mondo, mangiamo un'aragosta proibita e beviamo batidos. Facciamo colazione con un'ottima cioccolata, poi partiamo per Playa Maguana. Cerchiamo l'imbarcadero per il Rio Toa, ma non riusciamo a trovarlo. A Playa Maguana secondo le guide dovrebbero esserci le palme che leccano le onde, o viceversa; non è proprio così, però la spiaggia è bella e facciamo dei bei bagni (prestando attenzione alle correnti) e delle belle passeggiate. Rientriamo abbastanza presto per tentare di nuovo un'escursione sul Toa; troviamo l'imbarcadero al Rancho Toa, ma l'ultima gita in barca era alle 16.30 e adesso sono le 17. Ci addentriamo all'interno per conto nostro. Facciamo il bagno nel fiume, nell'acqua tiepida e bassa. Ci sono parecchi bambini e chiacchieriamo con una dolcissima bimba di Moa, che designiamo come la bambina più triste del mondo. La sera a cena c'è una sorpresa: aragosta con salsa! Buona, ma come prevedibile si innesca il dibattito sulla correttezza politica. Usciamo e assistiamo al gran finale della festa di Baracoa, con uno spettacolo in stile hollywoodiano (in declinazione cubana) che si conclude addirittura con i fuochi artificiali. Durante il lungo ritorno a piedi ci fermiamo a bere dei batidos: allo zapote, un frutto simile al cachi e al mamey (credo), un altro frutto dall'intrigante sapore di amaretto che avevamo già assaggiato a Viñales.
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AutoreTutta Cuba in 33 giorni, da Maria La Gorda a ovest a Baracoa all'est, da L'Avana a nord a Santiago a sud, attraversando tutte e 14 le provincie dell'isola (tranne la quindicesima, l'appartata Isla de la Juventud). ArchiviCategorie
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