Dove i cani volano in mare, ci parlano della storia del mondo, ci ricordano che non siamo Dio e ci annacquano i mojitos. Partiamo dopo colazione e grandi saluti con la famiglia che ci ha ospitati. Raccogliamo un autostoppista con macchina in avaria, che ha un fratello in Italia, e lo lasciamo poco dopo da un fratello che ha la macchina in avaria. Puntiamo verso Pinar del Rio, poi imbocchiamo l'autopista per l'Avana. La strada è scorrevole, poco interessante, in un paesaggio piuttosto piatto, con gruppi di autostoppisti che aspettano sotto i ponti. A L'Avana ce la caviamo abbastanza bene sulla tangenziale, ma riusciamo ad arrivare all'altra autopista, non segnalata, solo grazie alle indicazioni di un'altra signora cui abbiamo dato un passaggio. Ci fermiamo in un autogrill (chiamiamolo così), dove mangiamo pizza, beviamo Cuba libre, e nutriamo un cagnolino affamato. Ma a questo punto esitiamo, incerti se dirigerci verso la penisola di Zapata, la Baia dei porci, o in qualche altra direzione. Alla fine decidiamo di puntare su Cienfuegos. Abbiamo un indirizzo che ci ha dato Rosa a l'Avana: da Osvaldo e Nieves in calle 54. Osvaldo è un uomo affabile, forse fin troppo; la camera dà su un cortiletto interno. Usciamo per una passeggiata verso la Plaza Mayor, lungo una via pedonale. Arriviamo in una bella piazza con edifici coloniali imponenti, ma stanno arrivando anche nuvole nere-bluastre che esplodono poi in acquazzone. Ci rifugiamo sotto i portici del Prado; un uomo intanto vende frutti rotondi chiamando “Chupa! Chupa!”. Andiamo verso la zona portuale, in un quartiere squallido, sotto un cielo spiacevolmente fosco. Sul molo, un ragazzo in pantaloncini rossi, con la collaborazione di una ragazza, afferra un cane per le zampe posteriori e dopo averlo roteare in aria lo scaglia in mare il più lontano possibile, per divertirsi poi a vederlo annaspare verso riva e arrancare per risalire. Lo fa una volta, poi quando risalito il cane è faticosamente risalito lo riprende e lo fa volare in mare una seconda volta. A questo punto non riusciamo più a trattenere Alessandra, che lo copre di insulti. La trasciniamo via a forza, schiumante di rabbia. Un po' più in là c'è un albero gigantesco, con radici aeree, e pescatori: un anziano ci attacca bottone parlando via via di Garibaldi, Macchiavelli, Fouchet, della Rivoluzione francese, della storia del mondo e così via. Più di quanto ci aspettassimo. Poi si ferma a parlare con noi anche Manolo, un giovane pescatore, accompagnato da due bambini. I suoi sono discorsi amari: il sogno della fuga verso gli Usa, l'impossibilità di muoversi e viaggiare, la povertà come situazione e come prospettiva. Quando Alessandra gli dice che noi abbiamo deciso di non mangiare cibi che a loro sono proibiti, lui disapprova, le dice: “No, cosa c'entra, tu fai la tua vita; desfrutela, fallo divertire; tu non puoi cambiare le cose, tu non sei Dio”. Gli regaliamo qualche soldo, inadeguatamente. Riflettiamo su Angelo, che ci aveva parlato della spensierata allegria del popolo cubano, sempre allegro e pieno di voglia di cantare e di ballare. Noi stiamo facendoci un'idea molto ma molto diversa. Dopo cena usciamo; al Parque mangiamo una coppa di gelato a prezzo ragionevole, poi passeggiamo lungo il brutto Malecon, prolungamento del Prado, come ci ha consigliato Osvaldo in modo un po' balordo. Ci fermiamo ai chioschi, tentando di avere un mojito, ma facendoci – chissà perché - ridere dietro. Alla fine torniamo su una carrozzella a cavalli (con lo sconto: 1$ per tutti e quattro, invece di 2). Infine, su idea di Simona, andiamo a bere qualcosa alla Cafeteria Venecia: ma l'ambiente è sgarrupato, un uomo senza un orecchio prende le ordinazioni con fastidio, i mojitos fanno schifo (gli ingredienti sembrano essere acqua, qualche goccio di rum, e qualche nocciolo di lime), l'acqua con gas è servita nella bottiglia dell'acqua senza gas, e la birra non è buona. Il conto è di 7$; discutiamo con il cameriere e alla fine gliene diamo 5. Andiamo via abbastanza irritati, ma almeno la notte è senza zanzare.
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AutoreTutta Cuba in 33 giorni, da Maria La Gorda a ovest a Baracoa all'est, da L'Avana a nord a Santiago a sud, attraversando tutte e 14 le provincie dell'isola (tranne la quindicesima, l'appartata Isla de la Juventud). ArchiviCategorie
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