Dove Enzo è al centro dell'attenzione, io faccio una trattativa esagerata, e alla fine guardiamo un tramonto caraibico. Oggi torneremo a L’Avana, chiudendo il grande otto che ci ha portato in giro per Cuba per un mese. Facciamo colazione per strada, poi io e Ale andiamo in spiaggia, dove incontriamo Luciano con una banana acquatica e facciamo un bagno. Arrivano anche Enzo e Simona: lui con la spalla scoperta e l’ustione a vista con la grande macchia rosa della pelle nuova che sta ricrescendo. Mentre noi tre nuotiamo, Enzo chiacchiera, di pesci, di pesca, poi di alimentazione vegetariana con un tizio informatissimo, tanto che li troviamo addirittura al centro di un circolo di curiosi. Ci asciughiamo, andiamo a casa a fare una doccia e poi passiamo a salutare Luciano. Un figlio ha l’otite; gli lasciamo la scorta di medicinali affidataci da Maria e partiamo. Chiedendo informazioni becchiamo il Primero Anillo, all’inizio una bella strada che passa da Santa Maria del Norte e attraverso un paesaggio di dune e ci porta verso L'Avana. Ci fermiamo all’aeroporto, ma troviamo chiusi gli uffici dell’Iberia; comunque la pratica per la proroga del visto si può fare qui. Entriamo in città, lungo strade che Simona dice di ricordare dalla sera del nostro arrivo quasi un mese fa. Facciamo una sosta per vedere la grande Placa de la Revolucion, di ampiezza sovietica, con una colonna in memoria di Martì e sulla facciata di un palazzo un grande e famoso ritratto del Che. Abbiamo telefonata a Rosa, che ha le stanze libere; andiamo a casa a scaricare i bagagli, e poi all’Havana Libre a riconsegnare l’auto. Tania non c’è e parliamo con un funzionario già conosciuto, cui chiediamo un bonifico per la giornata in più. Lui si rifiuta, poi davanti alle nostre insistenze telefona, rifiuta di nuovo, noi insistiamo ancora, poi telefoniamo a Tania e torniamo ad insistere. Io sono determinatissimo, come raramente mi succede, e non sono disposto a cedere. Ci sono altre telefonate e alla fine spuntiamo 40 dollari sui 50 che ci dovrebbero, perché alla fine decidono di trattenerci 10 dollari con la scusa che la macchina sarebbe sporca. Mi aspetto complimenti dai miei compagni per averla spuntata, invece tutti mi dicono che ho esagerato. Io mi sono anche divertito a fare la scena, ma poiché loro tre sono tutti d'accordo, devo convincermi di avere sbagliato. Simona fa acquisti al mercatino della Rampa, poi torniamo lungo il Malecon, con lo sfondo di un bel tramonto caraibico. Andiamo a mangiare al Torresson, da dove si vede tutta la costa; il sole tramonta, le nuvole si accendono sopra i pescatori crepuscolari del Malecon. Poi un ingorgo di auto per un problema al tunnel sottrae un po’ di poesia al momento. Il servizio è lento e facciamo un doppio giro di bevande (per me doppio Cuba Libre); poi il cibo è buono e le porzioni abbondanti (con zuppa, contorni, ecc.). Spendiamo 10 dollari a testa: ci siamo solo noi e la guida lo sconsigliava, ma noi siamo soddisfatti. Rientriamo nella vivace decadenza di Colòn.
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AutoreTutta Cuba in 33 giorni, da Maria La Gorda a ovest a Baracoa all'est, da L'Avana a nord a Santiago a sud, attraversando tutte e 14 le provincie dell'isola (tranne la quindicesima, l'appartata Isla de la Juventud). ArchiviCategorie
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