Dove un albino ci fa passare il confine e un uomo armato chiacchiera con noi di Baggio e di Versace; dove guardiamo un film su un bus che attraversa il deserto su un bus che attraversa il deserto; dove non possiamo portare pistole in albergo e neppure gettare bottiglie dalle finestre; dove l'altoparlante parla solo per noi, dove vediamo un geyser messicano; e dove ci sono serpenti morti, uccelli marini, granchi, leoni, scimmie, cani randagi. Benvenuti in Messico.15 luglio, giorno 5 San Diego - ENSENADA In trolley raggiungiamo il confine a San Isidro. Varchiamo la frontiera (nel senso di marcia più facile): l’ufficiale messicano è un albino dall’aria molto simpatica. Ci rendiamo conto che i messicani che cercano di attraversare nell'altro senso probabilmente non incontreranno altrettanta bonomia e buonumore. Siamo nella famigerata Tijuana. Andiamo in banca per cominciare a cambiare qualche soldo e anche qui la guardia armata è molto simpatica, e, sentito che siamo italiani, ci attacca un bottone parlandoci di Roberto Baggio e, cosa che ci stupisce abbastanza, di Gianni Versace. Siamo appena arrivati in Mexico e non abbiamo ancora l’orecchio; non capiamo tutto quello che dice e scopriremo solo a posteriori che la notizia è che Versace è morto oggi stesso a Miami Beach. Ci allontaniamo subito dal confine con un bus diretto a Ensenada, sulla costa (biglietto a 44 $ cadauno). Attraversiamo paesaggi senza interesse, la cosa più notevole che sul bus che attraversa il deserto fanno “Priscilla”, che parla di un bus che attraversa il deserto… A Ensenada chiediamo informazioni ad un ragazzo: anche lui è simpatico e ha studiato in Italia. Al Motel Caribe affittiamo un stanza per 120 $. Dei cartelli invitano i turisti americani a non portare pistole in camera, a non buttare bottiglie dalle finestre, ecc. Facciamo un giro per cercare una banca ed informazioni sui mezzi per spostarci. La città è piuttosto sporca, in un drugstore vediamo un tizio con un serpente morto. Ceniamo da Mary, per 62 $: l’ambiente è dimesso ma il cibo non è male. 16 luglio, giorno 6 ENSENADA – BUFADORA – PLAYA EL FARO - ENSENADA Compriamo una carta telefonica da 35 $, telefoniamo ad Angelo e gli lasciamo un messaggio in segreteria telefonica. Andiamo alla Bufadora: non con i tour organizzati (no sia mai), ma per conto nostro. Prendiamo i minibus locali; a Maneadero, in una stazione d’autobus talmente dimessa che non la fotografo per pudore, vaghiamo nel cortile tra i vari marciapiedi, mentre l’altoparlante dice, a nostro esclusivo uso e consumo: “Salida de numero ocho por la Bufadora… ocho. Non diez ocho, ocho!”. Troppo carini. Ci fanno sorridere. Alla Bufadora le onda si insinuano tra gli scogli e producono un potente getto d’acqua e vapore, tipo geyser, molto apprezzato da noi turisti. Carino, ma il tempo è nuvoloso e brutto, il posto intorno anche. Alle tiendas prendiamo churros e Coca Cola. Con altri minibus raggiungiamo la Playa El Faro. Il cielo è nuvoloso e tira un vento freddo, ma poi esce il sole. C’è la spiaggia, la laguna, molti uccelli di molte specie diverse, molti granchi e, all’entrata della spiaggia, una scimmia e un leone. Facciamo il bagno. Ad Ensenada, cena al Molokay: tacos, filetto di pesce con asparagi e vino bianco. Conto sui 100 $, e con un po’ di taco facciamo felice anche un cane di passaggio che ci palesa la sua riconoscenza.
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