Dove schiviamo gli incidenti ferroviari e giriamo un po' a vuoto; dove a casa di Pancho vediamo il cinturone e la pistola, il "catalogo" e un'auto crivellata; dove Alessandra viene ammirata e poi partiamo nel Futura.30 luglio, giorno 20 Creel - CHIHUAHUA Partiamo da Creel alla volta di Chihuahua con una Flecha Amarilla. Rincontriamo le portoricane, che ci dicono di un incidente sulla linea ferroviaria. Non sappiamo se si tratti di quello di cui avevamo già letto qualche giorno fa, o di uno nuovo; non ritroviamo riscontri. Parliamo anche con degli svizzeri, che si rivelano non particolarmente simpatici. Il bus è sporco. Arriviamo a Chihuahua, da dove pensiamo di ripartire la sera stessa. Ci portiamo verso il centro e mangiamo hamburger e quesadilla da Joe, che ci spiega la strada per arrivare alla casa di Pancho Villa. Purtroppo chiediamo altre indicazioni per la strada, ottenendo puntualmente più volte indicazioni diverse e perfino opposte alle precedenti. Avanti e indietro, cammina e cammina, alla fine arriviamo. Visitiamo la casa: alla testata del letto il cinturone con la pistola; nel cortile assolato l’auto in cui fu ucciso, crivellata di colpi come un colabrodo; appeso da qualche parte l’elenco delle sue donne, che sono decine e decine. Compriamo qualche cartolina con foto di guerilleros, ricordi di una rivoluzione popolare, romantica e cruenta. Facciamo un giro in centro, vediamo la cattedrale, mangiamo una raspada de limon. Alessandra parla con tre tipe che, al sentire che è italiana, sgranano gli occhi, continuano ad esclamare “que lata!” e “que bonito!” e strattonano un bimbo riottoso e distratto dicendogli “mira la señorita!” Mantenendo il nostro proposito, torniamo alla stazione dei bus, mangiamo dei panini, recuperiamo gli zaini dal deposito e alle 23 ripartiamo con un comodissimo bus Futura. E una volta addormentati si dorme.
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