Il racconto di una manciata di anni nella vita di Antonia Pozzi, una ragazza della buona borghesia milanese degli anni ’30, amante della fotografia e della montagna. E una dei più grandi poeti italiani del ‘900, anche nel giudizio di Eugenio Montale. Senza saperlo, perché muore suicida a 26 anni in un prato di Chiaravalle. Cito Filomarino, prodotto da Guadagnino, ricostruisce la storia di Antonia con rigore filologico, ed un minore interesse verso la sua leggibilità narrativa e anedottica (l’innamoramento per un suo docente, mentore spirituale e culturale; l’opposizione del padre autoritario; le amiche e i giovani cui cerca di donare il proprio eccesso di amore). L’intento ambizioso è quello di penetrare nell’animo poetico della giovane, mettendo in tensione la fisicità della Caridi e le parole poetiche, anche scritte, di Antonia, nel suo breve bruciante arco vitale, tra l’incoercibile forza del desiderio e l’amore incondizionato per la cultura e per la natura; tra i palpiti della giovinezza e una malinconia invincibile che non cede che alla morte.
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AutoreRaggruppo su questa pagina alcuni articoli comparsi su Segnocinema e riguardanti film visti nel 2016 e firmati Mauro Caron. Archivi
Marzo 2023
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