Dove Enzo balla bene proprio come un vecchio, il canonazo fa cilecca, la ballerina dà buca ma dove scopriamo anche che Baconao è magico e che gli occidentali hanno una costola in più. Facciamo colazione con pane e burro e in compagnia del gatto. Aspettiamo in piazza Simona e Enzo, che non si sono svegliati, e ne approfittiamo per telefonare. Mentre aspettiamo, due suonatori suonano solo per noi “Guantanamera” e assistiamo ad un'altra tranche de vie cubana: l'inaugurazione di un centro ottico con discorsi delle autorità, musica e riprese televisive. Con i nostri due amici visitiamo il Museo del Carnevale: non è nulla di eccezionale, ma nel cortile c'è un bello spettacolo di musiche e danze afro-cubane. C'è un jolly rosso e nero che conduce le danze; Enzo viene coinvolto, e lascia tutti stupefatti, noi più degli altri, per l'inaspettata abilità, apparentemente consumata, con cui si esibisce nel ballo del vecchietto, curvo e arrugginito ma danzerino. Sembra che per tutta la vita si sia preparato per questa esibizione. Enzo e Simona si danno appuntamento con una ballerina per la sera. Proseguiamo il giro verso la zona del porto, dove beviamo una bibita e ci imbattiamo in una vecchia importuna. Non c'è molto da vedere, così decidiamo di muoverci in macchina. Siamo incerti se dirigerci verso il castello, la Gran Piedra o la spiaggia. Alla fine imbocchiamo la strada per Manzanillo, che dovrebbe essere panoramica (ma arrivarci dalla parte della sierra sembrava proibitivo). La strada si snoda tra le alture e il mare, costeggiando diverse spiagge. Ci fermiamo dalle parti di Caleta Blanca, dove facciamo il bagno in un mare un po' mosso e poi ci riposiamo un po' leggendo. Al ritorno prendiamo la strada che passa per il castello del Morro: è una zona industriale ma con belle vedute sulla baia di Santiago. Al castello siamo incerti se valga la pena entrare o meno, poi ci fanno entrare gratuitamente (come d'altra parte sosteneva il parcheggiatore cui non avevamo prestato molta fiducia). Siamo giusto in tempo per la cerimonia del canonazo: ma al primo tentativo il cannone fa cilecca. Lasciamo passare sulle nostre teste un gigantesco aeroplano in decollo, poi il canonazo fa il suo dovere e spara una dignitosa cannonata. Dal castello c'è un bel panorama. Sulla strada del ritorno incrociamo un ragazzo caduto da una motocicletta. Dopo la doccia, ceniamo da noi con del buon pesce e cerchiamo di sfamare l'insaziabile Baconao. Noi abbiamo preso il suo nome di battesimo da una riserva naturale nei pressi di Santiago, che, scopriamo, a sua volta ha preso il nome da un personaggio mitico, un ragazzo taino (gli antichi abitatori dell'isola) musicista incantato che creava melodie usando delle lumache marine grazie ai poteri magici conferitigli dall'albero Baconà. Andiamo al Museo de Carneval, dove la ballerina dà buca all'appuntamento con Simona ed Enzo, e poi entriamo a fatica alla Casa de la Trova, pagando 2$ a testa, forse a dei bagarini. Suona il Sextet Sones de Oriente. L'ambiente è latino, caldo ed eccitato e turisti e cubani si scatenano nelle danze. Noi ci sediamo a bere un mojito e facciamo conoscenza con una simpatica vicina ecuadoriana. Simona ha la sua occasione e nell'atrio balla con un ballerino cubano. Ma non c’è storia. Per quanto ci siano degli occidentali che ballano bene, e che magari si vede che hanno studiato e che hanno passione, i cubani e le cubane sono un’altra cosa. Un cubano ci ha detto che noi occidentali abbiamo una costola in più. Sarà per questo che non siamo flessibili e snodati come loro. A vederli sembra verosimile. Mentre Enzo e Simona rimangono a godersi la serata, io e Alessandra andiamo via verso mezzanotte e passeggiamo fino a Plaza de los Dolores prima di andare a dormire.
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AutoreTutta Cuba in 33 giorni, da Maria La Gorda a ovest a Baracoa all'est, da L'Avana a nord a Santiago a sud, attraversando tutte e 14 le provincie dell'isola (tranne la quindicesima, l'appartata Isla de la Juventud). ArchiviCategorie
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