Quando cominciano le belle giornate a noi viene voglia di fare qualche giretto in canoa. E’ un’attività piacevole, che permette di stare all’aria aperta, in mezzo alla natura, e di fare del moto senza affaticarsi troppo. La prima alternativa che si pone per andare in kajak è se comprarlo o noleggiarlo; noi, non avendo il posto per tenere un kajak rigido, ci accontentiamo di una canoa gonfiabile, di un modello abbastanza basico. Il costo di acquisto abbastanza modesto è già stato abbondantemente ammortizzato. Il gonfiabile, meno maneggevole in acqua, è però ovviamente più facilmente trasportabile: una volta sgonfiata la canoa si infila in un borsone o addirittura in uno zaino e benché abbastanza pesante può essere tranquillamente trasportata in modo da raggiungere le sponde di laghi, fiumi e mari. Anche l’operazione di gonfiaggio (noi abbiamo delle pompe a pedale) è relativamente facile e veloce; un po’ più complicato e più lungo in termini di tempo lo sgonfiaggio e l’asciugatura. Quel po’ di fatica necessaria viene comunque ben ripagata dal godimento e dal relax di un bel giretto sull’acqua. Un’escursione in canoa è anche l’occasione per un pic nic in mezzo alla natura, prima o dopo la navigazione, oppure in una pausa, in qualche punto dove si può attraccare e sbarcare sulle rive. Ma, se lo preferite, trattandosi di zone molto abitate, non vi sarà sicuramente difficile scoprire qualche buon ristorantino nei dintorni, dove mangiare magari un buon risotto con pesce di lago. La nostra canoa è più adatta alle acque (relativamente) calme dei laghi, anche se l’abbiamo testata anche su fiumi e in mare. Lasciando da parte i maggiori, qui volevamo consigliarvi un po’ di piccoli laghi prealpini, raggiungibili in tempi ragionevoli da Milano. Si tratta di bei laghi, di pianura ma incorniciati da suggestivi sfondi di montagne, in contesti antropizzati ma che offrono begli angoli di natura, tra boschi, canneti, ninfee in fiore. In alcuni momenti è possibile sentirsi in pace in mezzo al silenzio della natura, tra la vegetazione e i versi degli animali. E’ comune incontrare infatti - oltre a pesci, rane e anche bisce - anatre, folaghe, cigni, aironi cinerini e altri uccelli acquatici, e a volte si avvista anche qualche piccolo rapace. Nella stagione riproduttiva inoltre si incontrano i genitori con le nidiate di anatroccoli o pulcini, come i cignetti ancora grigiastri o le piccole folaghe dalla piccola testa arruffata rosso-gialla. Lago di Annone A circa 30-40 minuti da Milano (provincia di Lecco) Il lago di Annone è quello più semplice da raggiungere da Milano ed è diviso in due bacini dalla penisola di Isella. Si raggiunge con la statale 36: prima di arrivare a Lecco, subito dopo aver costeggiato il lago, all’uscita per Civate, a pochi metri dalla statale, si trova un piccolo parcheggio e di fronte un facile accesso al lago, precisamente nel bacino ovest, il minore; ma altri accessi sono presenti lungo il perimetro. Un altro punto di accesso comodo e bello si trova ad esempio sotto il paese di Oggiono, in località Bagnolo; anche qui è presente un parcheggio nelle vicinanze e un bel prato ombreggiato in riva al lago. Da qui si entra nel bacino orientale, più ampio. Il lago sorge tra le colline della Brianza e i primi rilievi più elevati, il Cornizzolo e il Monte Barro; più indietro fanno capolino i profili rocciosi del Resegone e delle Grigne. È un lago molto tranquillo e poco frequentato dai canoisti (c’è invece qualche pescatore), la particolarità è che attraversando un breve canale si passa da un bacino all'altro; nel passaggio dall’uno all’altro, tra le sponde verdissime, si ha veramente la sensazione di essere in un posto isolato, anche se si è a poca distanza da una strada trafficata, i cui rumori dopo un po’ si perdono in favore delle voce degli uccelli. In alcuni punti si trovano colonie di ninfee. Lago di Pusiano A circa 30-40 minuti da Milano (province di Como e Lecco) Noi abitualmente accediamo a questo lago da Bosisio Parini (il poeta che dà il nome al paese dedicò al lago alcuni componimenti). Prendendo l’uscita per Bosisio della statale 36 si devono seguire le indicazioni per l’imbarcadero, si trovano quindi un paio di parcheggi a pagamento (provvisti anche di casette dell'acqua, fredda, anche gasata, a pochi centesimi) da cui ci si avvicina comodamente alla riva, dove è semplice entrare in acqua con la canoa. Un’alternativa è l’accesso da Pusiano, si proseguire oltre Bosisio e in paese si trova facilmente l’accesso al lago. Una parte del lago dà verso la pianura; dall’altra parte invece le montagne fanno da sfondo e in questa zona c’è un canneto molto frequentato dalle rane. Il lago è piuttosto grande (ma in canoa si riesce a fare tranquillamente il giro completo) e c’è un isolotto privato (l’Isola dei cipressi, una volta visitabile), popolato anche da animali esotici come wallabi - piccoli canguri -, pavoni, gru coronate, marabù, cigni, ecc., che si può circumnavigare. Lago di Garlate A poco più di mezz'ora da Milano (provincia di Lecco) Ci si arriva comodamente dalla SS 36 uscendo a Lecco-Bione: il lago è formato dalle acque dell'Adda, appena uscito dal lago di Lecco, ed è chiuso a valle da una diga. Le dimensioni lo rendono circumnavigabile anche in un'unica uscita. Comodi punti di accesso si trovano a Vercurago, dove è possibile parcheggiare gratuitamente la macchina a pochi metri dall'acqua. Le sponde sono molto antropizzate e il rumore del traffico automobilistico è sempre presente; non manca comunque la fauna avicola lacustre e qualche bella vista sul Monte Barro e, nella parte settentrionale, sul Resegone. Lago del Segrino A circa tre quarti d’ora da Milano (provincia di Como) Lungo la strada che da Erba porta a Canzo si costeggia un piccolo laghetto molto carino a cui si accede da vari punti; è comodo parcheggiare alla fine del viale dei Combattenti. Il lago è piccolo, immerso nel verde, e si può fare molto facilmente il giro completo. Lago di AlserioIl laghetto di Alserio (circa un chilometro quadratodi superficie) è un gioiellino che si trova vicino ad Erba, subito a ovest del più grande lago di Pusiano. C'è un solo paese che si affaccia sull'acqua, quello appunto che dà il nome allo specchio d'acqua. In paese si trova anche l'unico comodo accesso al lago, cioè un punto in cui ci si può avvicinare con l'auto, trovare parcheggio, scaricare e preparare la canoa ed entrare in acqua. Attenzione, se digitate “lago di Alserio” su Google Maps, il navigatore vi porta su una strada sterrata e ad un certo punto sbarrata; puntate invece su Alserio e raggiungete i Giardini al lago: qui appunto trovate un comodo parcheggio (a pagamento), un bar, un bel giardino con prati, alberi e panchine, e un punto con un argine in pietra da dove è facile imbarcarsi. Dal parcheggio dove lascerete l'auto alla sponda dovrete trasportare la canoa o il kajak per un centinaio di metri. Le sponde del lago, inserito nel Parco del Lambro, sono quasi tutte allo stato naturale, circondate dai canneti, da tante ninfee bianche e gialle (nuphar), e da piccole ondulazioni ricoperte da una ricca vegetazione. A fare da bello sfondo, verso nord, ci sono le montagne: il Cornizzolo in primo piano con Grigne e Resegone in secondo piano. Ovviamente non ci sono sul lago natanti a motore; non ci sono strade che circondano il lago e non c'è rumore di traffico automobilistico; anche il sentiero pedonale che gira intorno al lago raramente si affaccia sull'acqua: la tranquillità è quindi quasi assoluta, e il lago vanta, che si gira per intero tranquillamente con una piacevole pagaiata, una folta fauna avicola, con cigni, aironi, germani, svassi, gallinelle, folaghe e anche piccoli rapaci. Lago di Olginate Il fiume Adda una volta uscito dal lago di Como in prossimità di Lecco forma immediatamente dopo altri due bacini minori: il lago di Garlate, di cui abbiamo già parlato in questa rubrica, e l'ancor più piccolo invaso del lago di Olginate. Il lago si trova tra il paese che gli dà il nome, ad ovest, e Calolziocorte sulla sponda opposta. Il paesaggio intorno è pertanto fortemente antropizzato, con case, tralicci dell'alta tensione e anche edifici industriali. Abbiamo visto diversi scarichi che sboccano nel fiume, versandovi non sappiamo cosa, e l'acqua è un po' torbida e non molto pulita; oltre ai normali detriti vegetali c'erano anche rifiuti prodotti dall'uomo. Il lago tuttavia è inserito nel Parco dell'Adda ed è riconosciuto d'interesse comunitario per l'interessante presenza di aviofauna. E' infatti una stazione di transito per uccelli migratori, particolarmente numerosi d'inverno; anche ad inizio estate comunque abbiamo visto un gran numero di uccelli, germani, gallinelle, folaghe (anche impegnati nella cova o nella costruzione del nido) e una folta colonia di cigni. Anche il panorama intorno è bello: il lago è situato tra le ultime colline della Brianza verso sud e i propri contrafforti montuosi, con in vista il Monte Barro, le Grigne e, al di là delle alture più prossime, le creste del Resegone. Siamo in zona manzoniana (poco lontano da qui Lucia ha dato l'addio ai suoi monti), e in prossimità del lago si scorge anche la cosiddetta Rocca dell'Innominato in cima a uno sperone. Il lago è piccolo, con pochissimo traffico nautico, e si gira in breve tempo (è possibile farne il periplo anche a piedi o in bicicletta): si badi bene però che, contrariamente a quanto può sembrare dalle cartine, non è possibile transitare tra i laghi comunicanti di Garlate e Olginate, separati da una chiusa artificiale, alla quale è meglio oltretutto non avvicinarsi troppo per via delle correnti provocate dalle acque che ruscellano da un lago all'altro. Per entrare nel lago con la canoa un comodo accesso si trova a Olginate, dalla piazza del mercato, dove si trova un grande parcheggio per camper e uno più piccolo (gratuito) per le auto. Da qui si raggiungono le sponde erbose, alberate e inclinate che portano al lago, in acque basse che permettono di salire a bordo del mezzo. Più vicino al centro ci sono rampe in pietra che scendono verso il lago. A Calolziocorte lungo le rive c'è un bel parco, ma probabilmente il tratto dal posto dove è possibile lasciare a un punto accessibile del lago, su questo lato, è più lungo. Continua a pagaiare con Into the Wonderland sui laghetti di Novate Mezzola e di Monate, su quello ad alta quota di Sils, su quello di Endine, sul lago di Como e sul lago di Lugano...
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Se non conoscete Chiavenna dovreste conoscerla. È una piccola gemma di storia incastonata ai piedi delle montagne, alla confluenza delle tre direttrici che portano da una parte verso il lago di Como e Milano (circa 120 chilometri, un’ora e mezzo di macchina tutta in piano, in gran parte sulla superstrada 36), dall’altra verso Madesimo e il passo dello Spluga e dall’altra ancora verso il passo del Maloja e St. Moritz. La cittadina ha una bella coerenza architettonica, con un nucleo storico stretto intorno al corso del fiume Mera, con molti edifici del XVI secolo (l’epoca della dominazione dei Grigioni protestanti). Ci sono palazzi nobiliari, tra cui un castello con alle spalle un giardino botanico panoramico, numerose fontane antiche, severi cortili e giardini interni, una collegiata con chiostro che conserva un bellissimo fonte battesimale monolitico scolpito ad altorilievo nel XII secolo e la Pace, un altrettanto splendido lavoro di oreficeria medievale. Inoltre ci sono piccoli musei e sale espositive ospitate in edifici storici come l’ex-convento dei cappuccini o il palazzo dei priori, dalle basse volte a crociera decorate con stemmi. Il tutto con lo sfondo delle montagne che cominciano a ridosso della città, verdeggianti o incappucciate di neve. La valle al cui termine si adagia Chiavenna è esposta verso sud, mentre a nord la città è riparata dai monti: questo conferisce alla città un invidiabile e inatteso clima mite e spesso soleggiato, che permette la mescolanza di piante da fiore e alberi giganteschi (come i platani monumentali di Pratogiano), di essenze alpine e palme. Inoltre Chiavenna e dintorni possiedono una particolarità: i crotti, caverne rocciose che costituiscono dei veri e propri frigoriferi naturali per la conservazione di bresaole, formaggi e vini. I crotti sono da sempre dei luoghi di ritrovo e di convivialità, ma in corrispondenza di diversi di essi sono stati costruiti ristoranti caratteristici dove si possono gustare le specialità gastronomiche del territorio: i pizzoccheri, nella versione tradizionale ma qui anche nella versione chiavennasca (gnocchetti di farina conditi con abbondante formaggio locale e burro fuso); gli sciatt, frittelle di grano saraceno ripiene di formaggio; la bresaola (di bovino) e i violini (di capra); le costine e verdure alla piota (cotte sulla pietra ollare senza condimenti) o al lavecc (in umido), accompagnate dalla polenta taragna (condita con formaggio) o ancora la torta fioretto (all’anice) o i biscottini di Prosto. I versanti esposti verso sud sono inoltre terrazzati e coltivati a vigneti: dalle uve si ricavano vini molto apprezzati come lo Sforzato, l’Inferno, il Sassella, il Grumello (varianti del Valtellina superiore), ecc. Innumerevoli le escursioni possibili, o partendo direttamente a piedi da Chiavenna o spostandosi in macchina o con i mezzi pubblici verso le vallate vicine: nel raggio di poche decine di chilometri si trovano montagne, sentieri per tutti i gusti e per tutte le gambe, cascate, ghiacciai, località sciistiche (Campodolcino, Madesimo; ma oltre il passo del Maloja si raggiungono in breve anche le rinomate località dell’Engadina come Saint_Moritz, Pontresina, Sils Maria), funivie, crotti, rustici, alpeggi, chiesette, laghi (quello di Novate Mezzola e poco più in là anche quello di Como, oltre a quelli in altitudine), aree umide di interesse ornitologico, particolarità geologiche come le marmitte dei giganti (scavate nella pietra in tempi remoti dai movimenti dei ghiacci) ma anche edifici di pregio storico-architettonico come il palazzo Vertemate-Franchi, uno dei pochi edifici sopravvissuti ad una terribile frana che travolse e cancellò nel 1618 l’abitato di Piuro, e impianti sportivi come anche uno stadio per l’hockey su ghiaccio. Chiavenna è inoltre una città giovane e vivace: molte le manifestazioni che animano la città: come la tradizionale sagra dei crotti, la notte bianca, il dì della brisaola, le numerose feste frequentate da cittadini e turisti, le mostre, i concerti. In città ci sono anche un cinema, un teatro, diverse corali, gruppi musicali giovanili, molte associazioni di vario genere, centri ricreativi; non mancano nemmeno locali per i più giovani e numerosi bar con tavolini all’aperto (soprattutto nella zona del centro storico tra e intorno alle piazze Bertacchi e Pestalozzi). Chiavenna vanta anche un testimonial d’eccezione: Leonardo da Vinci, che nel 1497, nel “Codice atlantico”, ammirava le scenografiche cascate dell’Acqua Fraggia e lodava le osterie dei dintorni... (vedi anche i post Aperitivo con vista! e Pagaiando sui laghetti lombardi: il lago di Novate Mezzola) CARNEVALE A FANOAbbiamo passato una paio di giorni al Carnevale di Fano.
Simpatico, ma diciamolo subito: quello di Viareggio è un’altra cosa. Molto più spettacolare per numero, grandezza e qualità dei carri e per numero dei figuranti e delle coreografie che ne accompagnano la sfilata. E’ vero anche però che quello di Fano è uno dei grandi carnevali rimasti gratuiti, mentre a Viareggio tutto il corso si tiene in una grande area della città off limits a meno di pagare un biglietto d’ingresso abbastanza salato (anche per chi ha l’albergo all’interno dell’area). Viareggio poi ha un aspetto più signorile, ma Fano ha un centro storico interessante, con resti romani (un arco augusteo del 9 d.C.) e mura, chiese medievali, edifici rinascimentali e barocchi (non tutto però è visitabile, anche a causa delle propaggini dei terremoti marchigiani). Entrambe le località poi, avendo un po’ di tempo a disposizione, permettono interessantissime escursioni nei dintorni: da Fano si possono visitare ad es. Senigallia, Pesaro e Urbino, le rocche di Gradara, San Marino, e così via. Ma il Carnevale, si diceva. Nella giornata di sabato non c’era un granché: una gara di cosplay poco interessante, dove, tra i partecipanti, tutti (anche se non molti) giovani adulti è spiccato per tenerezza e simpatia Alessandro, che a 5 anni, da solo, si è esibito sul palco in una coreografia dedicata a Iron Man. Resici conto che, malgrado quanto annunciato sul sito, in città la sera non sarebbe successo nulla (tranne, secondo i programmi, feste in locali e ristoranti), abbiamo cercato di prenotare dei posti per un concerto dedicato a Mina al Teatro della Luna (un bel teatro storico allestito nell’800 all’interno del medioevale Palazzo della Ragione), ma inutilmente: gli ultimi 2 posti li hanno venduti ai 2 prima di noi nella fila! In piazza comunque c’era un’esibizione dell’Esercito del Fiocco Rosso, una cartoon cover band, che suonava infreddolita davanti a una piazza semideserta. Il giorno dopo è andata meglio: fin dal mattino la città era più animata e in piazza XX settembre si è svolta una sfilata dove si esibivano cani e padroni con travestimenti carnevaleschi: si sono visti così cani figli dei fiori, cani supereroi, cani ballerine, cani diavoletti, volpini poliziotto a bordo della Pantera, un padrone Batman accompagnato da un bat-dog, Crudelia De Mon con i dalmata, un cane Pinocchio con le padroncine Gatto e Volpe, un esercito di giganteschi pastori accompagnati da padroni in parte in costume mimetico da cane e in parte in costume tirolese alla Heidi, e così via. Un altro evento particolare è stata una partita di palla col bracciale: un gioco antico, una specie di tennis di squadra dove la palla anziché con la racchetta viene colpita con una grossa polsiera di legno diamantato. Il clou era comunque nel pomeriggio con l’ultima sfilata del corso mascherato. Una decina di carri tra minori e maggiori (questi ultimi alti fino a un paio di piani delle case intorno), molto colorati e ispirati a temi satirici (l’Italia dell’arte svenduta ai cinesi, il ratto dei prodotti alimentari italiani tipici da parte delle “gazze ladre”) e politici (ovviamente un ripugnante Trump tra grattacieli d’oro; o un Renzi profeticamente immaginato in vacanza – era effettivamente in California mentre si compiva l’autodafé psicodrammatico del Pd – in Ferrari con la Boschi tra le palme, mentre sotto sfilano giulivi Di Maio (!) e Salvini). Una particolarità del Carnevale fanese è il lancio dei dolciumi, che vengono gettati sulla folla dall’alto di carri e tribune. Prima della sfilata, quindi, tutti ad acquistare delle coloratissime piramidi di cartone, con tanto di fori per infilare le dita vicino alla punta, da rivolgere con l’apertura verso l’alto per raccogliere la pioggia di caramelle e cioccolatini. Ne piovono decine di quintali, quindi difficile rimanere a mani e bocca vuote. La sfilata si replica anche all’imbrunire, con i carri illuminati. Figuranti in costume sui carri, tante maschere in giro, grandi e piccoli, coriandoli e un’atmosfera pacifica e gioiosa. Il tutto poi benedetto da un tempo clemente, soleggiato, con un bel cielo azzurro, anche se la temperatura era abbastanza freddina. Il sabato poi vento e mareggiata con onde torbide e giallastre. Fano è tagliata in due dalla ferrovia: da una parte la città marittima, con alberghi, passeggiata lungo il mare, il porto, la spiaggia (di ciottoli) e un lungo molo (la passeggiata Lisippo, dedicata al pseudoautore di una statua ellenistica pescata in mare ma ora al centro di un’annosa contesa tra Stato italiano e Getty Museum, che l’ha comprata illegalmente); dall’altra la città storica, con case basse e colorate in buona parte racchiuse dentro la cinta muraria. Noi abbiamo soggiornato all’Hotel Paradise, di fronte al mare: pulito e comodo con parcheggio, con un prezzo abbordabile e un’ottima colazione, con prodotti freschi e cibi adatti anche a celiaci e vegani. Abbiamo provato anche un ristorante molto particolare, nelle vicinanze del porto. E’ un self service che propone un menù unico a prezzo fisso (13 euro), che cambia di giorno in giorno, e che comprende 2 antipasti, un primo, 2 secondi, e acqua e vino a volontà. Si chiama Pesce azzurro, quindi tutti i piatti sono coerentemente a base di pesce azzurro. L’ambiente è da simpatica mensa aziendale, le porzioni sono abbondanti e il cibo è di buona qualità (pur lavorando su grandi quantitativi, ad esempio, la cottura della pasta è giusta). Inoltre la gestione del locale (che ha alcuni gemelli in altre località della riviera) è politicamente corretta: donazione annuale a Telethon, stoviglie in plastica biodegradabile e possibilità di portarsi via gli avanzi evitando sprechi di alimenti. Per le soste in centro: ottimo l’elegante Caffè centrale, con personale gentile e sorridente malgrado la folla straripante (e una fila chilometrica davanti al bagno); la piccolissima pizzeria del Corso con pizza a tranci; la Ciotola, un baretto gestito da ragazze dove fanno anche aperitivi con tagliere. Tutti con la possibilità di sedersi all’aperto. Prezzi in generale modici. Guarda le foto del Carnevale di Fano 2017 Una passeggiata in una giornata di sole tra la bassa Val Bregaglia, alle porte di Chiavenna, fino ai laghi dell'Engadina. Bello il titolo fatto con sole 3 lettere? Abbiamo fatto una gita ad Alba appunto per vedere la mostra "FuturBalla", ospitata fino al 27 febbraio alla Fondazione Ferrero che si trova nella periferia della città. La mostra (ad ingresso gratuito!) racconta il percorso di Balla dai primi anni del '900 (con l'eccezione di un autoritratto di qualche anno prima, ancora ottocentesco nella pittura ma già ardito nel taglio) sino ai primi anni '20, nel periodo in cui il divisionismo di partenza si fa quasi astratto diventando il metodo per raccontare movimento e velocità, e in cui l'interesse sociale per il lavoro e per gli emarginati si trasforma nell'esaltazione futurista per la vertigine della modernità. Dopodiché l'attività di Balla si perde tra adesione al fascismo e riscoperta tardiva proprio prima della morte avvenuta nel '59. L'esposizione è bella e curata (non bisognerebbe perdere l'occasione per vedere il celeberrimo Dinamismo di un cane al guinzaglio, che di casa sta a Buffalo negli Usa), con un'illuminazione perfetta, materiali a stampa, audioguide, possibilità di visite guidate, ecc. Molto utile per la comprensione della mostra il video che viene proiettato all'inizio del percorso. La gita fuori porta (il tragitto da Milano richiede poco meno di due ore) è inoltre l'occasione per vedere la graziosa cittadina di Alba (da non perdere, con ingresso a 2 euro, la chiesa di San Domenico, vicinissima al Duomo, con colonne a scacchi bianchi e neri, vele della volta dipinte e begli affreschi del '300) e di provare le delizie enogastronomiche del territorio: tartufi, nocciole, dolciumi e ottimi vini (Dolcetto, Nebbiolo, Barbera, ecc.). Se ti interessano i nostri consigli per una visita a Valencia, la terza città più grande della Spagna, che ospita bei monumenti gotici e la futuristica Città delle arti e delle scienze disegnata da Santiago Calatrava, clicca qui.
Beh, questo è uno dei più belli allestimenti natalizi che abbiamo visto. Ed è a 50 km da Milano...
Una bella gita al lago, mercatini natalizi, e quando arriva il buio arriva la magia... LE CINQUE TERRE
Dopo molti anni abbiamo deciso di tornare alle Cinque Terre utilizzando La Spezia come base e i mezzi pubblici per visitare i paesi. Quelli che seguono sono impressioni, consigli e qualche racconto di questa piccola vacanza. TRASPORTI Per visitare le Cinque Terre si possono usare treni e traghetti. Il treno è molto comodo, le corse sono frequenti (almeno in alta stagione e nei periodi festivi) e il costo è contenuto (4 Euro per qualsiasi tratta tra La Spezia e Monterosso), purtroppo però i treni e le stazioni sono molto affollati di utenti e non solo….. Cartelli appesi in stazione, avvisi vocali e schermate della biglietteria automatica mettono in avviso sulla presenza di borseggiatori e per esperienza personale possiamo confermare: un ragazzo insospettabile, ben vestito e pettinato, con un tatuaggio a stella a lato del collo, ha cercato di aprire lo zaino che tenevo sulla spalla; una volta scoperto ha finto di andare a prendere l’autobus e, appena ha creduto che ce ne fossimo andati, si è ributtato nella folla sulle scale ed avvicinato ad una ragazza con la stessa tecnica, desistendo poi perché accortosi di essere osservato. Purtroppo nessun rappresentante delle forze dell’ordine era presente in stazione e non abbiamo potuto segnalare il fatto. L’alternativa al treno sono i traghetti che però effettuano corse solo in alta stagione, le corse sono molto meno frequenti rispetto al treno e il costo decisamente più alto (Riomaggiore- Vernazza 9 Euro, Monterosso-La Spezia a/r 30 Euro). Il viaggio è però molto panoramico e la visione dei paesi dal traghetti molto suggestiva. Anche i battelli sono molto affollati e consigliamo di non arrivare per ultimi a bordo: può capitare di trovarsi in mezzo ad una folla (tipo barcone di immigrati) e non riuscire nemmeno ad avvicinarsi al parapetto o a un finestrino. DORMIRE A parte le ricerche sui soliti motori di ricerca bisogna tenere presente che sia a la Spezia che in tutte le Cinque Terre ci sono molti bed & breakfast e molti affittacamere. Noi abbiamo alloggiato in un b&b a La Spezia in una zona multietnica al confine con il centro e ricca di ristoranti, locali e negozi. MANGIARE Se si vuole fare uno spuntino la Liguria è la regione giusta: pizza, farinata, focaccia normale e focaccia di Recco. A Monterosso abbiamo provato “la Pia”, una focacceria da asporto in piazza Garibaldi molto fornita ed economica, hanno un bell'assortimento di pizze, focacce, torte salate e altri prodotti gastronomici: da provare. A Vernazza c'è la possibilità di costruirsi il proprio panino a piacere, basta andare sulla via principale da “Lunch box” e cominciare scegliendo il contenitore: pane o focaccia? Poi si aggiungono affettati, formaggi, verdure e tutto ciò che si vuole abbinandoli secondo il proprio gusto, anche in modo discutibile! Si paga poi la somma dei prezzi degli ingredienti utilizzati. Fuori c'è qualche posto a sedere. A La Spezia c'è un ristorantino molto particolare già dal nome, “Minestrone da Tiffany”; ma l’originalità del locale è data dal proprietario, un signore simpatico che dopo aver preso le ordinazioni prepara con calma i piatti (non ha a disposizione una vera e propria cucina ma una specie di angolo cottura), li fa servire al figlio cameriere (contemporaneamente volonteroso e svogliato), va fuori a sedersi tra i tavolini a fumare e chiacchierare con i clienti e non torna più se non si va a chiamarlo! Vuoi sapere quali sono le proposte come secondo o dolce? Ti alzi e vai fuori a chiedere! Il menù non è molto ricco e varia di giorno in giorno, noi abbiamo mangiato minestrone (ovviamente), gnocchi al pesto, muscoli ripieni e torta alle mele, tutto buono anche se dal minestrone mi sarei aspettata di più. Conto molto economico. NUOTARE IN AUTUNNO Non è la prima volta che andando per il Ponte di Ognisanti in Liguria ci capita di fare il bagno: il sole e la temperatura dell’acqua che è ancora gradevole, non avendo ancora subito il raffreddamento invernale, consentono infatti di fare le ultime nuotate dell’anno. Le spiagge decisamente più belle e comode sono quelle di Monterosso. Abbiamo visitato anche la stretta spiaggetta sotto la stazione di Corniglia (andare dalla parte opposta rispetto al paese) e quella di Vernazza proprio in paese a cui si accede attraverso una suggestiva caverna rocciosa. LA SPEZIA La Spezia non è una bella città , sembra trascurare il mare. C’è una nuova marina, un nuovo ponte e molti natanti da diporto di dimensioni molto varie ma il cuore della città è all’interno, lontano dal mare. Durante il ponte dei morti ha mostrato però una vitalità che non ci si aspetterebbe in Liguria in autunno. Sabato e domenica per la manifestazione “La Spezia in festa” c’erano in ristoranti e bar menù medievali, in piazza street food e concerti serali di band giovanili locali, in tutto il centro attività per i piccoli e artisti di strada. La notte di Halloween nel Castello di San Giorgio è stata organizzata una bellissima festa per grandi e soprattutto per piccoli: il museo del Castello è stato addobbato con scheletri, bare, ragni e ragnatele, posti in ogni angolo e nei sotterranei; nelle stanze che ospitano i reperti e sulle terrazze (da cui si gode un panorama che abbraccia tutta la città e il porto) erano organizzati laboratori per costruire case degli spiriti, dipingere finti reperti archeologici o costruire golem di argilla e pupazzetti; nei giardini all’aperto infine c’erano spettacoli di fuoco, con fachiri e fachiresse! Lo spettacolo vero però sono stati i bambini mascherati e truccati nei modi più disparati. Anche per il 2018 si annuncia una Notte mostruosa al castello, con una vasta scelta di laboratori, storie, spettacoli di magia macabra e di fuochi stregati. Tra gli ospiti Matteo Arfanotti, campione mondiale di face e body painting. Ingresso: € 0 fino a 3 anni, € 5 dai 4 agli 11 anni e € 3 tra i 12 e i 99 anni. Per informazioni clicca qui. |
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Dicembre 2023
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