GLI ALBERGHI
Abbiamo prenotato tutte le sistemazioni da casa, attraverso Booking. Abbiamo scelto alberghi economici, con valutazioni almeno discrete (dal 7 al 9), in buona posizione, e con prenotazione annullabile nel caso durante l’itinerario avessimo qualche contrattempo o cambiassimo idea, cose che non sono successe. Le strutture prenotate erano tutte definite hostel, denominazione dietro la quale abbiamo trovato di tutto, dall’ostello vero e proprio al piccolo albergo, al pensionato e alla casa privata. Qualche volta abbiamo avuto la colazione, qualche volta no, qualche volta i servizi in camera, qualche volta no, per prezzi che andavano dai 32 ai 65 euro circa per notte. Non siamo particolarmente esigenti per quanto riguarda gli alberghi, che usiamo sostanzialmente solo per lasciarci la roba, per dormire e per lavarci, ma alcuni lasciavano veramente a desiderare. A Vilnius abbiamo dormito al Downtown Market Hostel, in Plimyko. Posizione comodissima per spostarsi, vicina alla stazione ferroviaria, a quella degli autobus, alla fermata del bus per/da l’aeroporto. A fianco c’è il vecchio mercato, e la città vecchia inizia praticamente attraversata la strada; anche se la parte più turistica è dalla parte opposta ci si arriva con una normale passeggiata. La zona e l’edificio che ospita l’hostel non sono un granché, ma la sistemazione è stata la migliore tra tutte. Non avendo spazio dove offrire la colazione, pure compresa nella tariffa (un assortimento salato), la portavano in camera all’ora voluta, che andava segnata su una lavagna all’ingresso; ma a noi è toccata la stanza Flora Market, con bagno privato, forse la più particolare, con due pareti in smalto verde brillante e un assortimento di gessetti colorati per disegnarci sopra e lasciare messaggi (lavabili poi con un colpo di spugna). Io nel mio piccolo ho disegnato un albero bellissimo che spero venga un giorno distaccato come gli affreschi e trovi una degna collocazione in un museo lituano. La finestra dava su un cortile interno, ma gli alberi vicino alla casa davano l’impressione di essere in un bosco. Tutt’altro discorso lo Zunda, a Nida. Anche qui posizione strategica; a due passi dalla laguna, girato l’angolo c’è la fermata dell’autobus, attraversato la strada ci sono il supermercato e l’ufficio turistico; vicinissimi (Nida è d’altra parte un piccolo paese) il lungomare, il porto (da dove partono anche escursioni turistiche), la strada che porta alle dune, la strada che porta alla spiaggia per la via più breve. Posizione 10, quindi. Anche l’edificio visto dall’esterno non è male, in legno, con i balconi, la laguna sullo sfondo, ecc. Ma tutto il resto lascia a desiderare. La stanza, contrariamente a quanto scritto su Booking (il tipo alla reception non si è scomposto minimamente quando gliel’abbiamo fatto notare), non aveva balcone ed era in una mansarda dal tetto spiovente direttamente sul letto, tanto che per chi dormiva da quel lato era difficile entrarci. La finestra offriva un insolito spettacolo sul favoloso mondo dei ragni, e l’odore che permeava la stanza, saranno stati il legno o la vetustà, non era dei migliori. Un talento particolare è stato applicato poi per rendere il meno confortevole possibile il soggiorno: il minifrigorifero era stato issato sopra un tavolino, eliminando in un colpo solo due possibili pieni d’appoggio, e le mensole al muro erano addirittura sadicamente inclinate in avanti, così che qualunque cosa ci si appoggiasse sopra scivolasse inesorabilmente, attirata verso il suolo dalla forza di gravità. Il bagno un po’ malandato era però in comune con un’altra sola stanza e al piano terra c’era una cucina attrezzata, davanti alla quale sono però stati strategicamente posizionati i bagni del piano! Lì accanto anche le uniche due docce della struttura; per arrivarci dovevamo scendere le scale, attraversare il corridoio in tutta la sua lunghezza, e azzeccare quella delle due che non era difettosa. Ok, costava veramente poco, ma sarebbe bastato altrettanto poco per renderlo un po’ meno disagevole. Note dolenti anche a Riga, per quattro notti al Big Bed Hostel. Posizione ancora una volta ottima, vicinissima alla stazione ferroviaria, al mercato (parte all’aperto e parte in cinque capannoni dove una volta venivano costruiti i dirigibili Zeppelin), alla stazione degli autobus, a negozi e supermercato, al centro città e al “canale di città” con le sue piacevoli zone verdi. Dignitoso anche il palazzo visto da fuori. All’esterno però ci sono delle insegne di alcuni hostel, ma non quella del Big Bed. Per arrivarci si entra nel portone, si attraversa l’atrio di McDonald, si arriva ad un ascensore maleodorante e si sale all’ultimo piano. Qui un ragazzo volonteroso e disorganizzato (abbiamo l’impressione che rimanga in servizio almeno un 72 ore di filato dopo il nostro arrivo) ci mostra una camera tremenda, con solo un nudo letto matrimoniale e un paio di sgabellini come arredamento. Gli chiediamo se non ne ha un’altra, lui ci pensa un attimo e poi ci porta ottimisticamente in mansarda a vederne una, se possibile, ancora peggiore. Ci sistemiamo nella prima, dove non c’è nulla, non ci sono lampade se non quella centrale, c’è una finestra da cui nel pomeriggio entra il sole scaldandola come un forno, con una tenda che non oscura nulla e da cui entra pure il fumo dal ballatoio che c’è proprio di fronte, adibito ufficialmente a zona fumatori. Costa poco, e c’è pure la colazione, composta, come orgogliosamente enumera il ragazzo, da un pacchettino di biscotti (peraltro buoni), una mela e una banana, consegnati la mattina in un sacchetto di plastica. Si fa colazione ai tavolini di una piccola zona comune, le tazze sono a disposizione ma bisogna lavarsele in bagno, visto che al piano non c’è una zona cucina. Altra stanze sono vere camerate con letti a castello. I bagni erano pochi e all’inizio un paio di docce non funzionavano, ma tutto sommato ci è andata bene, perché riguardando le recensioni abbiamo letto che qualcuno, arrivato mentre c’erano dei lavori in corso, per andare a fare la doccia doveva attraversare un’autoscuola... A Parnu ci siamo fermati una sola notte all’Hostel Louna, che scopriamo essere un pensionato con addentellati religiosi, peraltro impercettibili. Un edificio dignitoso, un ingresso con qualche decorazione liberty, una camera pulita e luminosa, con bagno e tutto quel che serve. L’accoglienza è freddissima, gli ospiti taciturni e solitari. La posizione non è distante dalla stazione degli autobus, tra il centro cittadino e il parco che precede la spiaggia. L’Hostel Karluti, a Kuressare, ha valutazioni eccellenti. E’ una villetta con giardino, anche questa vicina alla stazione degli autobus e alla strada principale che porta al castello e alla spiaggia. L’accoglienza è sconcertante. Arriviamo accaldati, nel primissimo pomeriggio (dopo un viaggio con due autobus a lunga percorrenza, un traghetto, un bus di città, un pezzetto a piedi), e la proprietaria, senza farci asciugare il sudore né toglierci lo zainetto dalle spalle, per prima cosa ci impone di toglierci le scarpe, e per seconda ci racconta la storia della famiglia, della casa, e dei parenti. Sarebbe anche interessante - la storia si dipana tra occupazione sovietica, perdita della casa, resistenza, esilio in Finlandia, diaspora dei parenti in giro per il mondo, ritorno e ripresa di possesso, ristrutturazione e attuale ospitalità a turisti di tutto il mondo (tra cui australiani e italiani: dopo essere scomparsa per un attimo la signora torna per piazzare una bandierina italiana sul tavolo del soggiorno) - ma seguire il racconto in un inglese problematico, a piedi nudi e a zaino in spalla non è il massimo. Per terza cosa ci insegna una complicata procedura per aprire e chiudere la porta di casa (che noi in seguito sbaglieremo, inducendola a scuotere la testa con compatimento). Per quarta cosa, rispondendo a una mia domanda, ci offre la sua macchina a prestito/noleggio. Costa 30 euro, contro il centinaio di euro delle offerte che avevamo trovato in Internet. Accettiamo al volo con viva soddisfazione, visto che la prospettiva di girare Saareema con i mezzi pubblici mi sembrava estremamente improbabile. La macchina è sporca e un po' scalcagnata ma per le piccole distanze che dobbiamo percorrere va comunque bene. La stanza è grande e luminosa, ma mancano un po’ di accessori e soprattutto di piani d’appoggio. Il bagno è spazioso ma in comune con le altre stanze e spesso lo troviamo occupato. Per chi ama i giardini quello della casa sembrava offrire occasioni di relax e anche di cucinare e mangiare all’aperto. Il soggiorno costa veramente poco, due notti al prezzo di quanto speso per l’unica notte a Parnu. Malgrado le preoccupazioni, non va male neppure per il soggiorno a Tallinn, dove abbiamo prenotato lo Zinc. Anche stavolta abbiamo avuto l’occhio per la posizione: è dentro la città vecchia, ad un minuto di strada dalla piazza del Municipio, dall’ufficio del turismo, dalla porta e dalle mura medievali e abbastanza vicino alla stazione degli autobus da cui parte anche il bus per l’aeroporto. Essendo situato in una zona di locali molto frequentata la sera fino a tardi, la tranquillità dipende molto dalla posizione della camera; la nostra dava su un cortile interno ed era assolutamente silenziosa. Per un prezzo conveniente abbiamo preso una tripla (anche perché era l’unica disponibile), che era spaziosa e convenientemente attrezzata ed arredata. Corridoi e porte delle camere sono decorati con spiritosi wall sticker. Il bagno era in comune ed è disponibile anche una cucina in comune attrezzata e stranamente poco frequentata, con zona soggiorno con grande televisore e scelta di dvd. Che altro? Buon viaggio, ragazzi e ragazze!
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AutoreLe impressioni di un viaggio di Mauro e Alessandra: nell'estate del 2014 attraverso Lituania, Lettonia ed Estonia tra molte piacevoli sorprese. ArchiviCategorie
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