Il rapporto con la religione è piuttosto articolato. Nei Paesi baltici sono sopravvissuti culti pagani più a lungo che in qualsiasi altro luogo d’Europa, sino a Medioevo avanzato, tanto che gli Stati cristiani ordirono addirittura delle Crociate contro gli infedeli baltici. Oggi per le città baltiche si incontrano chiese cattoliche, luterane, ortodosse, sinagoghe e greco-cattoliche. Nel periodo sovietico i culti erano vietati e gli edifici religiosi spesso sono stati destinati ad usi civili. Ora si è tornati a professare le proprie fedi liberamente, e la gente che va in chiesa (soprattutto nelle cattoliche), a giudicare dagli atteggiamenti, sembra davvero sinceramente credente e devota. Ciò nonostante, l’Estonia, ad esempio, è la nazione europea in cui meno abitanti si dichiarano fedeli a qualche culto religioso.
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Siamo stati davvero fortunati. Le guide e i racconti di viaggio ci facevano pensare ad un clima primaverile, mite, un po’ piovoso e capriccioso. Bene, impermeabili, ombrello e maglioni sono sempre rimasti sul fondo delle nostre valigie. Abbiamo avuto 17 giorni di sole quasi ininterrotto (in quella che in Italia ha corrisposto alla peggior estate registrata in tempi storici), con belle nuvole bianche giusto per movimentare il cielo e rendere i paesaggi più fotogenici, qualche annuvolamento passeggero, un solo temporale in due tempi, a Tallinn, che ci ha sempre trovato al chiuso e all’asciutto. Il clima era caldo, a volte, nelle città, pure troppo. Qualche volta il termometro ha superato i 30 gradi. Abbiamo visto una bagnina misurare la temperatura dell’acqua del mare (bassa e vicina a riva) e stupirsi di trovarla a 28 gradi. Leggendo delle spiagge sulle guide, ci immaginavamo le tipiche spiagge del nord, lunghe distese di sabbia grigiastra in cui passeggiare vestiti mentre il vento fa ondeggiare sciarpe e cerca di rubare i cappelli. Abbiamo trovato invece spiagge splendide, con la sabbia morbida che biancheggiava al sole, con un sacco di gente ad approfittare del bel tempo crogiolandosi al sole (mai fastidioso) o bagnandosi in mare.
Le giornate, in luglio, sono lunghissime. Poiché come in molti paesi esteri non esistono tapparelle o imposte, ma solo tende, e per giunta spesso molto poco oscuranti, ci svegliavamo la mattina alle 5 con una luce in stanza che sembrava mezzogiorno. In genere però la stanchezza aveva il sopravvento e ci addormentavamo fino a ore meno barbare. Gli orari locali però sono piuttosto “invernali” e l’ora di cena si situa abbastanza presto, così spesso ci trovavamo ad andare a fare il pasto serale ancora con il sole. Alle 11 di sera il cielo non era ancora completamente buio (consiglio qualche foto serale, con l’illuminazione aranciata delle città vecchie e il cielo di azzurro intenso sullo sfondo). LE INFORMAZIONI PRATICHE: DOCUMENTI, VALUTA, ORA, PREZZI, TELEFONO, LINGUA Per entrare in LL&E basta la carta d’identità italiana. C’è un’ora di differenza con l’Italia (+1). Essendo al nord, d’estate le giornate sono più lunghe, il sole sorge prima e tramonta dopo. Noi abbiamo viaggiato da sud a nord, per cui quello che si perdeva con il passare dei giorni lo si riguadagnava in latitudine. In tutti e tre i Paesi baltici fanno parte dell'Unione europea e quindi la valuta è l’euro (l'ultimo ad adottarlo è stata la Lituania nel 2015) e per i cellulari valgono i propri piani tariffari come nel resto della comunità europea. Le prese di corrente sono come le nostre. I prezzi non sono cari, tranne che per alcuni servizi turistici. In ogni paese baltico si parla una lingua diversa, con vocabolari completamente differenti, anche per le parole più comuni come i saluti o le formule di cortesia. Appena imparavamo qualche parola (la più bella è “grazie” in lituano, che si dice “acciu”, come uno starnuto) era ora di cambiare paese. Il lituano e il lettone sono le due lingue baltiche arrivate fino ai giorni nostri, mentre l’estone appartiene al gruppo ugro-finnico, è affine cioè al finlandese e all’ungherese, in un esotico delirio di vocali raddoppiate e di dieresi. Tutte le lingue sono per noi (per lo meno per quelli che non le hanno studiate) incomprensibili e del tutto dissimili dalle lingue a noi più comuni. Nelle città e nei centri turistici comunque l’inglese è diffuso: molti lo parlavano a dire il vero meglio di noi, ma parlandosi tra non anglofoni nativi ci si capisce senza troppi problemi. IL CIBO E LE BEVANDE
Abbiamo complessivamente mangiato bene. Quando siamo all’estero mangiamo rigorosamente cucina locale, ma volendo si trovano, soprattutto nelle città, ristoranti italiani, pizzerie, o ristoranti di altre nazionalità, tra cui alcune nazioni orientali la cui cucina è per noi assolutamente esotica. Noi abbiamo mangiato lituano-lettone-estone. Le particolarità della cucina sono il pane nero di segale, molto saporito, la presenza delle zuppe, buone ma calde (quella che andava par la maggiore, considerato il clima, era la zuppa fredda di barbabietole, di colore rosa, con uova soda e altri ingredienti), l’utilizzo delle patate (fritte, al forno, in purè, in pancacke o frittelle), i ripieni (cepelinai e zeppelin, sorta di panzerotti ripieni di carne e altri ingredienti), piatti di carne (tra cui, in alcuni ristoranti, selvaggina come alci, cinghiali, orsi, oppure carni come l’oca accompagnati da frutta come prugne, ecc.) e pesce (molto salmone) con contorni (più avanti racconto una lithuan experience con pesce affumicato al momento) I prezzi sono più contenuti che in Italia, anche perché non è mai previsto né coperto/servizio e il contorno è sempre incluso. Come spesso al di fuori dell’Italia, si punta su un piatto unico e sostanzioso, di solito appunto un secondo con contorni , ma soprattutto all’inizio in Lituania le porzioni non erano molto abbondanti, neppure per noi che non siamo dei mangioni. I dolci non sono male ma un po’ ripetitivi: di solito torta al cioccolato con crema o gelato, cheese cake in varie versioni, e gelato. Non sempre a tavola viene servito il pane e bisogna richiederlo. L’acqua minerale al ristorante è spesso italiana, Panna la naturale e Sanpellegrino la frizzante. Il vino è tutto d’importazione - europeo ma anche americano (mi ero affezionato ad uno Chardonnay cileno etichetta Gato Negro) o sudafricano - ma con prezzi abbordabili. Presente ovunque la birra, anche con etichette locali, ma né io né Alessandra la beviamo e quindi non sappiamo esprimere giudizi. Tra i superalcolici impera la vodka, anche questa con produzioni locali, ma ci sono altri liquori interessanti, tra cui in Estonia il Tana Tallinn, anche in versione cremosa, o il Balsamo di Riga, che si dice composto con 24 ingredienti tra erbe, radici, bacche, ecc. (a dire il vero l’abbiamo provato ma l’abbiamo lasciato sul tavolo, tra la disapprovazione degli astanti). Piacciono molto e sono molto di moda caffè e cappuccino (ci sono perfino ciclo-baretti della Lavazza che arrivano fino in spiaggia). Un lettone che ha vissuto un po’ in Italia (che dopo aver inghiottito un bicchierino di vodka e morso una fetta di arancia ci ha detto sorridente che è il loro “limoncello”) è rimasto molto stupito dal fatto che in Italia si beva dovunque caffè di ottima qualità, ma appena messo il piede fuori dal confine italiano il caffè non sia più lo stesso. I RISTORANTI
Ricordiamo qui alcuni dei ristoranti degni di nota. Il Tik Pas Jona a Nida consiste di un grande giardino verso la laguna, con panche e tavole. C’è una casetta dove si va a prendere da bere e nient’altro. Anzi no: c’è una specie di enorme cassaforte annerita dal fumo e dal catrame dove, capiamo dopo un po’, è messo il pesce a cuocere ed affumicare. “E’ buono?” chiediamo ad un ragazzo in fila. “Il migliore” risponde lui. Si crea una lunga coda perché bisogna aspettare che all’interno del cassone si raggiunga la giusta temperatura. Un uomo controlla il termometro posto all’esterno di tanto in tanto. Alla fine apre l’anta su un inferno di fumo e calore in cui si infila per uscirne con lunghi spiedi in cui sono infilzati interi - alcuni aperti a metà e squadernati - vari tipi di pesce. Si sceglie quello che si vuole e si va ai tavoloni a mangiarselo con le mani - le posate non sono contemplate - lottando con lische e spine. Non sono un appassionato, ma è una vera lithuan experience. Abbiamo scoperto poi che per Tripadvisor è il n. 1 a Nida. La seconda sera a Riga scopriamo invece, grazie alle guide, l'Alus Seta. E’ un locale in pieno centro storico, caratteristico all’interno e con tavoli su una terrazza sulla via, e con cameriere vestite in costume lettone, ma senza esagerare. Si tratta in realtà di un self service. Si entra e si sceglie ai banconi quello che si desidera. Il problema che è tutto appetitoso ed invitante e i prezzi sono talmente contenuti che viene voglia di assaggiare tutto. Ci siamo tornati tre sere consecutive per assaggiare più cose. Un rapporto qualità/prezzo/posizione sbalorditivo. Se passate da Riga non mancatelo. Abbiamo scoperto poi, con piacere e dispiacere insieme, che fa parte di una catena, la “Lido”. Con piacere perché ne abbiamo trovato uno anche a Tallinn, con un assortimento di cibi ancora maggiore ed ugualmente invitanti e convenienti, con dispiacere perché questo secondo ristorante era ospitato in un grande centro commerciale, in un contesto totalmente artificiale, cosa che retrospettivamente toglieva un po’ di poesia anche al locale di Riga. Si trova comunque alle porte della città vecchia, e quindi in comoda posizione (ne abbiamo approfittato anche il giorno della partenza, per una cena all’ora della merenda, non lontani dalla fermata dell’autobus per l’aeroporto). Anche a Tallinn siamo andati a mangiare al ristorante n. 1 secondo Trip Advisor, il Rataskaevu 16. Abbiamo mangiato bene (degna di menzione in particolare una zuppa di zucca sopraffina), ad un prezzo assolutamente accessibile, con un servizio cortese ed accurato e con camerieri finalmente gentili e sorridenti (viste le caratteristiche, e il fatto che fossimo in alta stagione) è assolutamente necessario prenotare, meglio se con un paio di giorni d’anticipo. GLI ALBERGHI
Abbiamo prenotato tutte le sistemazioni da casa, attraverso Booking. Abbiamo scelto alberghi economici, con valutazioni almeno discrete (dal 7 al 9), in buona posizione, e con prenotazione annullabile nel caso durante l’itinerario avessimo qualche contrattempo o cambiassimo idea, cose che non sono successe. Le strutture prenotate erano tutte definite hostel, denominazione dietro la quale abbiamo trovato di tutto, dall’ostello vero e proprio al piccolo albergo, al pensionato e alla casa privata. Qualche volta abbiamo avuto la colazione, qualche volta no, qualche volta i servizi in camera, qualche volta no, per prezzi che andavano dai 32 ai 65 euro circa per notte. Non siamo particolarmente esigenti per quanto riguarda gli alberghi, che usiamo sostanzialmente solo per lasciarci la roba, per dormire e per lavarci, ma alcuni lasciavano veramente a desiderare. A Vilnius abbiamo dormito al Downtown Market Hostel, in Plimyko. Posizione comodissima per spostarsi, vicina alla stazione ferroviaria, a quella degli autobus, alla fermata del bus per/da l’aeroporto. A fianco c’è il vecchio mercato, e la città vecchia inizia praticamente attraversata la strada; anche se la parte più turistica è dalla parte opposta ci si arriva con una normale passeggiata. La zona e l’edificio che ospita l’hostel non sono un granché, ma la sistemazione è stata la migliore tra tutte. Non avendo spazio dove offrire la colazione, pure compresa nella tariffa (un assortimento salato), la portavano in camera all’ora voluta, che andava segnata su una lavagna all’ingresso; ma a noi è toccata la stanza Flora Market, con bagno privato, forse la più particolare, con due pareti in smalto verde brillante e un assortimento di gessetti colorati per disegnarci sopra e lasciare messaggi (lavabili poi con un colpo di spugna). Io nel mio piccolo ho disegnato un albero bellissimo che spero venga un giorno distaccato come gli affreschi e trovi una degna collocazione in un museo lituano. La finestra dava su un cortile interno, ma gli alberi vicino alla casa davano l’impressione di essere in un bosco. Tutt’altro discorso lo Zunda, a Nida. Anche qui posizione strategica; a due passi dalla laguna, girato l’angolo c’è la fermata dell’autobus, attraversato la strada ci sono il supermercato e l’ufficio turistico; vicinissimi (Nida è d’altra parte un piccolo paese) il lungomare, il porto (da dove partono anche escursioni turistiche), la strada che porta alle dune, la strada che porta alla spiaggia per la via più breve. Posizione 10, quindi. Anche l’edificio visto dall’esterno non è male, in legno, con i balconi, la laguna sullo sfondo, ecc. Ma tutto il resto lascia a desiderare. La stanza, contrariamente a quanto scritto su Booking (il tipo alla reception non si è scomposto minimamente quando gliel’abbiamo fatto notare), non aveva balcone ed era in una mansarda dal tetto spiovente direttamente sul letto, tanto che per chi dormiva da quel lato era difficile entrarci. La finestra offriva un insolito spettacolo sul favoloso mondo dei ragni, e l’odore che permeava la stanza, saranno stati il legno o la vetustà, non era dei migliori. Un talento particolare è stato applicato poi per rendere il meno confortevole possibile il soggiorno: il minifrigorifero era stato issato sopra un tavolino, eliminando in un colpo solo due possibili pieni d’appoggio, e le mensole al muro erano addirittura sadicamente inclinate in avanti, così che qualunque cosa ci si appoggiasse sopra scivolasse inesorabilmente, attirata verso il suolo dalla forza di gravità. Il bagno un po’ malandato era però in comune con un’altra sola stanza e al piano terra c’era una cucina attrezzata, davanti alla quale sono però stati strategicamente posizionati i bagni del piano! Lì accanto anche le uniche due docce della struttura; per arrivarci dovevamo scendere le scale, attraversare il corridoio in tutta la sua lunghezza, e azzeccare quella delle due che non era difettosa. Ok, costava veramente poco, ma sarebbe bastato altrettanto poco per renderlo un po’ meno disagevole. Note dolenti anche a Riga, per quattro notti al Big Bed Hostel. Posizione ancora una volta ottima, vicinissima alla stazione ferroviaria, al mercato (parte all’aperto e parte in cinque capannoni dove una volta venivano costruiti i dirigibili Zeppelin), alla stazione degli autobus, a negozi e supermercato, al centro città e al “canale di città” con le sue piacevoli zone verdi. Dignitoso anche il palazzo visto da fuori. All’esterno però ci sono delle insegne di alcuni hostel, ma non quella del Big Bed. Per arrivarci si entra nel portone, si attraversa l’atrio di McDonald, si arriva ad un ascensore maleodorante e si sale all’ultimo piano. Qui un ragazzo volonteroso e disorganizzato (abbiamo l’impressione che rimanga in servizio almeno un 72 ore di filato dopo il nostro arrivo) ci mostra una camera tremenda, con solo un nudo letto matrimoniale e un paio di sgabellini come arredamento. Gli chiediamo se non ne ha un’altra, lui ci pensa un attimo e poi ci porta ottimisticamente in mansarda a vederne una, se possibile, ancora peggiore. Ci sistemiamo nella prima, dove non c’è nulla, non ci sono lampade se non quella centrale, c’è una finestra da cui nel pomeriggio entra il sole scaldandola come un forno, con una tenda che non oscura nulla e da cui entra pure il fumo dal ballatoio che c’è proprio di fronte, adibito ufficialmente a zona fumatori. Costa poco, e c’è pure la colazione, composta, come orgogliosamente enumera il ragazzo, da un pacchettino di biscotti (peraltro buoni), una mela e una banana, consegnati la mattina in un sacchetto di plastica. Si fa colazione ai tavolini di una piccola zona comune, le tazze sono a disposizione ma bisogna lavarsele in bagno, visto che al piano non c’è una zona cucina. Altra stanze sono vere camerate con letti a castello. I bagni erano pochi e all’inizio un paio di docce non funzionavano, ma tutto sommato ci è andata bene, perché riguardando le recensioni abbiamo letto che qualcuno, arrivato mentre c’erano dei lavori in corso, per andare a fare la doccia doveva attraversare un’autoscuola... A Parnu ci siamo fermati una sola notte all’Hostel Louna, che scopriamo essere un pensionato con addentellati religiosi, peraltro impercettibili. Un edificio dignitoso, un ingresso con qualche decorazione liberty, una camera pulita e luminosa, con bagno e tutto quel che serve. L’accoglienza è freddissima, gli ospiti taciturni e solitari. La posizione non è distante dalla stazione degli autobus, tra il centro cittadino e il parco che precede la spiaggia. L’Hostel Karluti, a Kuressare, ha valutazioni eccellenti. E’ una villetta con giardino, anche questa vicina alla stazione degli autobus e alla strada principale che porta al castello e alla spiaggia. L’accoglienza è sconcertante. Arriviamo accaldati, nel primissimo pomeriggio (dopo un viaggio con due autobus a lunga percorrenza, un traghetto, un bus di città, un pezzetto a piedi), e la proprietaria, senza farci asciugare il sudore né toglierci lo zainetto dalle spalle, per prima cosa ci impone di toglierci le scarpe, e per seconda ci racconta la storia della famiglia, della casa, e dei parenti. Sarebbe anche interessante - la storia si dipana tra occupazione sovietica, perdita della casa, resistenza, esilio in Finlandia, diaspora dei parenti in giro per il mondo, ritorno e ripresa di possesso, ristrutturazione e attuale ospitalità a turisti di tutto il mondo (tra cui australiani e italiani: dopo essere scomparsa per un attimo la signora torna per piazzare una bandierina italiana sul tavolo del soggiorno) - ma seguire il racconto in un inglese problematico, a piedi nudi e a zaino in spalla non è il massimo. Per terza cosa ci insegna una complicata procedura per aprire e chiudere la porta di casa (che noi in seguito sbaglieremo, inducendola a scuotere la testa con compatimento). Per quarta cosa, rispondendo a una mia domanda, ci offre la sua macchina a prestito/noleggio. Costa 30 euro, contro il centinaio di euro delle offerte che avevamo trovato in Internet. Accettiamo al volo con viva soddisfazione, visto che la prospettiva di girare Saareema con i mezzi pubblici mi sembrava estremamente improbabile. La macchina è sporca e un po' scalcagnata ma per le piccole distanze che dobbiamo percorrere va comunque bene. La stanza è grande e luminosa, ma mancano un po’ di accessori e soprattutto di piani d’appoggio. Il bagno è spazioso ma in comune con le altre stanze e spesso lo troviamo occupato. Per chi ama i giardini quello della casa sembrava offrire occasioni di relax e anche di cucinare e mangiare all’aperto. Il soggiorno costa veramente poco, due notti al prezzo di quanto speso per l’unica notte a Parnu. Malgrado le preoccupazioni, non va male neppure per il soggiorno a Tallinn, dove abbiamo prenotato lo Zinc. Anche stavolta abbiamo avuto l’occhio per la posizione: è dentro la città vecchia, ad un minuto di strada dalla piazza del Municipio, dall’ufficio del turismo, dalla porta e dalle mura medievali e abbastanza vicino alla stazione degli autobus da cui parte anche il bus per l’aeroporto. Essendo situato in una zona di locali molto frequentata la sera fino a tardi, la tranquillità dipende molto dalla posizione della camera; la nostra dava su un cortile interno ed era assolutamente silenziosa. Per un prezzo conveniente abbiamo preso una tripla (anche perché era l’unica disponibile), che era spaziosa e convenientemente attrezzata ed arredata. Corridoi e porte delle camere sono decorati con spiritosi wall sticker. Il bagno era in comune ed è disponibile anche una cucina in comune attrezzata e stranamente poco frequentata, con zona soggiorno con grande televisore e scelta di dvd. Che altro? Buon viaggio, ragazzi e ragazze! |
AutoreLe impressioni di un viaggio di Mauro e Alessandra: nell'estate del 2014 attraverso Lituania, Lettonia ed Estonia tra molte piacevoli sorprese. ArchiviCategorie
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