Vista dopo Lisbona, Porto, pur essendo la seconda città del Portogallo, si presenta con un aspetto molto più omogeneo e compatto. Mentre la prima si disperde in vari quartieri, lungo il suo enorme fiume e sulle sue sette colline, in cui sono distribuiti i motivi di interesse, a Porto le attrattive principali si concentrano in un'area relativamente ristretta, sulle alture che ne movimentano il tessuto urbanistico e lungo le due sponde del Douro che la attraversa: su una sorge la città vera e propria, mentre sull'altra la fronteggiano fitte sulla collina le cantine vinicole produttrici del vino che dà il nome alla città e che l'ha resa universalmente famosa.
E' una città piacevole e piena di fascino, pittoresca, in un bel contesto naturale, e che in architettura mischia la grandeur della borghesia commerciale ad un carattere popolaresco e pittoresco, cui dedicare almeno un paio di giornate di visita, sempre che non si voglia estenderla alle vicinanze, risalendo la vallata del Douro o raggiungendo le spiagge in riva all'Oceano che si trovano a pochi chilometri dalla città.
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Come già dicevamo, la città ha due fronti: quella vera e propria sulla riva destra e di fronte Gaia, il sobborgo (una volta autonomo, ma ancor oggi fiero delle proprie caratteristiche e della propria toponomastica originale) dove, addossati ad una collina, sorgono gli stabilimenti vinicoli che producono uno dei vini più famosi al mondo, che tante ricchezze ha fruttato alla città. Il centro storico (la città non ha subito le stesse conseguenze del catastrofico terremoto che devastò Lisbona nel 1755) conserva alcune stratificazioni storiche, che contribuiscono ad accrescere ed arricchire il fascino pittoresco della parte vecchia di Porto, addossata alla sponda del fiume e alle sue spalle. Una volta chiusa dentro le mura (di cui si vedono alcuni resti merlati sulla scarpata tra la Sé e il fiume), le case sono cresciute alte e strette, addossate le une alle altre, in schiere fitte animate dagli infissi di diverse fogge e colori e dai balconi in ferro battuto. Una delle prospettive migliori è quella del Cais de Ribeira, cioè il lungo fiume, visto da Gaia, cioè dalla sponda opposta, ma begli scorci ci sono anche nelle strade e nei vicoli che risalgono la collina verso il centro moderno. A momenti sembra di essere nei vicoli di Napoli o nei carrugi di Genova, ma con un'atmosfera anche un po' sarda e con casette alte e strette come quelle di Amsterdam. Un altro elemento spiccatamente caratteristico sono le facciate delle chiese, molte delle quali ricoperte da azulejos (piastrelle a fondo bianco e dipinte in colore azzurro): una delle facciata più belle è forse quella di Santo Ildefonso, con le due torri e la fiancata rossa; suggestivo anche il chiostro della Sé dalle pareti tutte piastrellate. Azulejos ne trovate un po' dovunque (oltre che in versione souvenir in svariatissime declinazioni), nelle stazioni ferroviarie (come Sao Bento, entrate a vederne l'atrio) o della metropolitana, nei palazzi, nei chiostri, nei giardini, ma anche nell'atrio del nostro albergo (il Peninsular) con soggetti religiosi, paesaggistici, bozzettistici e anche in riletture moderne e contemporanee. Oltre alla Sé, l'altro più notevole edificio gotico della città è la chiesa di Sao Francisco, che però stravolge la propria natura all'interno, con uno dei più fastosi allestimenti barocchi del Portogallo, che occupa gran parte delle pareti con decorazioni, stucchi, statue, la maggior parte ricoperte da una doratura (si calcola che siano stati utilizzati circa 200 chili d'oro) che lo rende una specie di alto ed eccentrico scrigno. Il barocco (importato in città da un pittore italiano, Niccolò Nasoni, che divenne il più influente architetto della città, che non lasciò più) domina in altre chiese della città (quelle del Carmo e delle Carmelitas sono separate da una casa larga un metro, in base ad una legge che impediva che i muri delle chiese fossero adiacenti e che serviva probabilmente a creare un filtro alle possibilità di incontro e commistione tra monaci maschi e femmine). In una sella tra le alture si eleva sopra la chiesa barocca dos Clerigos, con un interessante pianta ellittica a più piani, la torre omonima, visibile da molti punti della città. Raggiungendo la cima per mezzo di una stretta scala a chiocciola (ovviamente non si può salire in molti e occorre un po' di pazienza: andate nelle ore più morte o approfittatene per godervi la chiesa e il museo di arte sacra – una collezione privata più interessante della media dei musei di questo genere) si gode di una vista a 360° della città, monumenti, fiume, colline, fino all'Oceano. Ci sono poi maestosi edifici otto-novecenteschi, sui grandi viali retrostanti la discesa verso il porto, testimoni dell'opulenza della borghesia commerciale della città. La fine dell'800 porta anche alle costruzioni in ferro, come i mercati (quello di Bolhao era in fase di ristrutturazione quando ci siamo andati noi, mentre quello di Ferreira Borges, malvisto da subito da commercianti e cittadini è stato ristrutturato in un centro culturale con due sale di spettacolo, spazi espositivi e un bel ristorante al piano superiore) e i ponti, come il Dom Luis I, proprio a ridosso del centro storico, su due livelli, di cui quello superiore a 70 metri di altezza, scenograficissimo e panoramicissimo, o più lontano quello progettato da Eiffel. Il Palazzo di cristallo che dà ancora il nome al parco nella zona occidentale della città è invece stato incongruamente smantellato e sostituito da una cupola in muratura. Il primo '900 ha lasciato una riconoscibile impronta liberty, con porte e finestre dai disegni fantasiosi, ingressi di negozi scenografici, graziose pensiline in vetro e ferro; ma il capolavoro in questo senso è la libreria Lello che si autodefinisce, e potrebbe non avere torto, la libreria più bella del mondo: la facciata è in uno stile liberty neoromantico o neogotico, ma a lasciare a bocca aperta è l'interno: libri dal pavimento al soffitto su due piani aperti al centro; in alto un lucernario di vetro a piombo decorato, e in mezzo, a prendersi la scena, una scala incredibile, con la rampa che si divide e si riunisce, con gradini sinuosi color rosso sangue che scendono a larghi fiotti. Sarebbe piaciuta moltissimo al Dario Argento di Suspiria, ma invece pare aver ispirato la Rowlings (che ha scritto parte della saga mentre dava lezioni d'inglese proprio a Porto) per l'ambientazione di Harry Potter. Attenzione: la libreria è molto fotografata ma, probabilmente per il fatto di essere un esercizio commerciale ancora in attività, non è menzionata sulle guide maggiori, tipo Touring o Rough Guide, o relegata nel capitolo degli Acquisti. Merita la visita; si paga l'ingresso (v. oltre nel capitolo Costi) e per farsi una foto sulla scala, per rimanere alle suggestioni cinematografiche, potrebbe essere necessario accoltellare qualcuno o far sparire qualcun altro per magia.
Nel pianificare la visita, nel caso abbiate desiderio di risparmiare tempo ed energie (anche se Porto è una città in cui è piacevole bighellonare o fermarsi ad oziare senza porsi troppe mete), tenete conto che c'è un fiume da attraversare e collinette sulle quali salire o dalle quali scendere. Un'idea, pertanto, potrebbe essere quella di dividere in un itinerario alto, rimanendo in quota, e uno basso, a livello del fiume, eventualmente combinabili tra loro. Se state in alto, potreste partire dal centro, visitare le chiese carmelitane, la chiesa e la torre dos Clerigos (panoramicissima), scendere poi verso la stazione di Sao Bento (il cui interno è decorato da grandi azulejos) e dirigersi verso la Sé, eventualmente con una deviazione che vi porta a salire verso Santo Ildefonso, dove comincia la via commerciale di Santa Catarina. La cattedrale si trova ancora in alto, e dalla sua terrazza si gode un altro panorama della città. Alle spalle della Sé potete quindi imboccare direttamente il livello superiore del ponte Dom Luis I e attraversare il fiume fino alla sponda di Gaia, dove trovate due punti panoramici: uno nei giardini in fondo al ponte e uno qualche metro più in su, davanti al monastero di Serra do Pilar che vi permette di vedere il fiume anche oltre il ponte. Il secondo itinerario potrebbe partire invece dalla chiesa di Sao Francisco, pochi metri sopra il livello del fiume. Visitata la chiesa, poco distante trovate il Palazzo della Borsa e qualche museo, poi scendete sul Cais de Ribeira, visitate il lungofiume (dove spesso si esibiscono artisti da strada) e attraversando le arcate (dei vecchi magazzini) addentratevi nei vicoli retrostanti. Senza accorgervene siete arrivati al ponte, che potete attraversare al livello inferiore, raggiungendo le banchine di Gaia. Qui potete passeggiare lungo i moli, tra le barche tipiche cariche di botti (ma oggi sono lì sono per fare scena) e le cantine che si allineano una dietro l'altra risalendo anche sulla collina, scegliendo quella che volete eventualmente visitare per una degustazione. Sia il Cais che Gaia offrono una vasta scelta di ristoranti e di locali, con tavoli all'aperto, dove fermarsi per una pausa enogastronomica. I due itinerari, volendo essere stakhanovisti, si possono anche unire ad anello, sfruttando il teleferico per passare dalle banchine di Gaia alla sommità della collina (consigliamo ovviamente di usarlo per salire piuttosto che per scendere), e magari anche il taxi fluviale per attraversare il fiume tra San Francisco e il mercato di Gaia. Qua e là troverete opere di street art, alcune di grandi dimensioni (tra cui in gatto blu gigantesco ma dipinto in uno stretto vicolo e pertanto quasi infotografabile), e sicuramente, tra il centro, il Cais e Foz vi imbatterete in numerosi artisti da strada e in qualche tunas, ovverosia bande musicali di studenti universitari in divisa che si esibiscono per strada con strumenti a corde e a percussione (a Porto c'è almeno una formazione completamente femminile).
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AutoreMauro e Alessandra, dopo aver visitato Porto nel gennaio 2018, vi danno qualche consiglio e suggerimento di viaggio. ArchiviCategorie
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