Dove troviamo un po' di Venezia a Los Angeles e un po' di lago di Como a Beverly Hills; dove incontriamo Minnie e Topolino veri e Stanlio e Ollio vivi; dove veniamo aggrediti da squali e gorilla giganti; dove scendiamo in metropolitana ma c'è un terremoto ed entriamo in fabbrica ma c'è un incendio; ma alla fine sopravviviamo a tutto, anche a Jurassic Park.12 luglio, giorno 2 LOS ANGELES Facciamo colazione in albergo e acquistiamo un’escursione Vip: visita di Los Angeles + Universal Studios per 72 dollari a testa. Durante la mattinata visitiamo Marina del Rey con il Fisherman Village, Venice, con la sua spiaggia, i suoi murales e i suoi tipi umani (per dire, una ragazza va a spasso con un maiale al guinzaglio), Bel Air e Beverly Hills, dove sfiliamo in bus tra le dimore dei ricchi e famosi, in genere occultate dietro impenetrabili muri di recinzione, sistemi di allarme, cani presumibilmente feroci e guardiani presumibilmente altrettanto cattivi. Lo speaker sull’autobus nomina varie celebrità: alcune le conosciamo, alcune no (probabilmente personaggi della televisione o dello sport); ci impressiona comunque moltissimo che alcune delle strade più ricche e famose del mondo portino i nomi di paesetti del nostro lago di Como (ci viene il dubbio che dovremmo guardarlo con altri occhi meno abitudinari). Ci facciamo un hot dog al Farmer market, poi siamo a Hollywood: camminiamo sulla Walk of Fame (un marciapiede con delle impronte, la fantasia supera di gran lunga la realtà), diamo un’occhiata al Chinese Theatre, guardiamo il panorama dalla collina. E’ quindi la volta degli Universal Studios. Saremmo un po’ degli snob di sinistra che dovrebbero schifare questi divertimentifici nazionalpopolari, ma confessiamo che in realtà ci divertiamo parecchio. Tanto per cominciare, per strada si incontrano tipi come Topolino e Minnie, o Stallio e Ollio, che già è una bella soddisfazione. Poi si può scegliere tra diversi attrazioni: noi ci regoliamo anche in base alla consistenza delle code: che a volte sono molte lunghe e richiedono lente attese sotto il sole, a volte alleviate da vapore irrorato da appositi erogatori. Prendiamo un trenino che fa un giro animato degli studios: lungo il percorso si incontrano diversi set (ad es. la Cap Cove funestata dalla presenza mortifera della signora Fletcher, alias signora in giallo) - con musiche che aiutano a riconoscere le attribuzioni -, con strade, facciate di case di varie epoche, ecc. Lungo il percorso si incrociano anche diversi personaggi, alcuni davvero poco raccomandabili, come King Kong o lo Squalo che balza all’improvviso verso il trenino. E’ particolarmente impressionante la sosta nella fermata della metropolitana; ad un certo punto il terremoto squassa la terra, il soffitto si squarcia verso la strada da dove automobili rischiano di precipitare di sotto, gli impianti elettrici impazziscono, le luci barbagliano e si spengono, i cavi spezzati mandano scintille, e alla fine il treno all’arrivo nella stazione deraglia e si schianta contro le colonne di cemento. Il tutto a grandezza naturale, e a pochi metri da noi. Ragazzi! Mentre il treno si riavvia per uscire dalla stazione i meccanismi riportano tutto alla normalità della situazione che avevamo trovato arrivando. Ragazzi. A Jurassic Park attraversiamo la jungla su un gommone collettivo, mentre dinosauri animati in grandezza naturale fanno capolino tra il fogliame. Alla fine sfuggiamo all’assalto di un tyrannosaurus rex precipitando verticalmente lungo una cascata di 25 metri (84 feet), sollevando spruzzi altrettanto alti. All'uscita, bagnati, si può acquistare la maglietta con la scritta “I survived Jurassic Park” o la fotografia scattata durante la caduta. Molti precipitano alzando le braccia e con un’espressione di goduria sul volto. Guardiamo a distanza un po’ di gente che precipita, poi entriamo in “Backdraft”: il film di riferimento in Italia si intitolava “Fuoco assassino”. Si entra in un grande capannone industriale e ci si sistema lungo i lati su passerelle di metallo. Poi scoppia l’incendio, in diversi punti della fabbrica si alzano fiamme alte anche parecchie metri, scattano i dispositivi antincendio e l’acqua spruzza dall’alto, mentre il calore del fuoco mette a rischio le passerelle su cui ci troviamo che danno segni di cedimento. Ad incendio spento si esce, un po’ avvampati e un po’ umidi, mentre tutto torna meccanicamente a posto in attesa del prossimo turno di visitatori. Mi sono dilungato un po’ troppo, nevvero? Ci riportano in hotel. C’è il problema cena, intorno all’albergo non si vede granché, alla fine andiamo in un ristorante libanese lì nei pressi, mangiamo bene e poi andiamo a dormire.
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