Con la complicità del Cgs Rondinella è stato presentato in settimana alla Casa delle associazioni e del volontariato di Sesto il libro Effervescenze di Massimo Zanichelli. Massimo, oltre che affermato wine writer, è critico, docente e saggista di cinema. Da regista cinematografico (in questo stesso sito ho recensito il suo documentario Il volto di Milano), ha unito in un’unica attività le sue due grandi passioni, vino e cinema, nei lavori dedicati a grandi territori vinicoli italiani. Effervescenze parla, come il titolo suggerisce, dei vini rifermentati, vale a dire dei vini frizzanti, cioè quei vini che dopo la prima fermentazione comune a tutti, quella che trasforma il mosto in vino grazie ai lieviti che trasformano gli zuccheri dell’uva in alcol etilico, rifermentano di nuovo e diventano vini frizzanti. Zanichelli restringe ulteriormente il campo: via i vini mossi (a circa 1,5 atmosfere), via gli spumanti (da 6 atmosfere), e via i vini rifermentati in autoclave, i grandi contenitori, generalmente d’acciaio, capaci di contenere migliaia di litri; rimangono in campo quindi solo i vini frizzanti (intorno alle 3 atmosfere) rifermentati direttamente in bottiglia. In questo caso i lieviti fermentano appunto direttamente in bottiglia, e il vino non viene più a contatto con l’ossigeno se non al momento in cui la bottiglia viene stappata. Sono vini a basso contenuto di solfiti, prodotti in genere artigianalmente, quasi primordiali, che richiedono quindi poca cura e poche correzioni; prodotti oggi attraverso la sublimazione di tecniche antiche e “rozze”, ora affinate a produrre vini di qualità che però si avvicinano a una “purezza” originaria, ai metodi di vinificazione popolari e tradizionali di un tempo. La rifermentazione, soprattutto nel caso delle vendemmie tardive, subisce una battuta d’arresto nel periodo invernale per riprendere poi nei mesi più caldi. Rispetto al vino rifermentato in autoclave questi vini presentano caratteristiche differenti: colori più intensi, e definiti, profumazione più ricca, gusto più stratificato; sono inoltre, a differenza dell’opinione comune sui vini frizzanti e sui bianche in particolari, vini inaspettatamente longevi, che possono essere bevuti anche dopo anni (Zanichelli si sbilancia sui decenni) dalla data di imbottigliamento. Il vino rifermentato in bottiglia produce spesso un deposito (meglio quindi conservare le bottiglie all’impiedi piuttosto che coricate): “col fondo” è addirittura una delle denominazione di questa categoria di prodotti; ciò comporta una diversa colorazione del vino, che può andare dalla limpida trasparenza dei primi bicchieri versati all’opaca torbidezza degli ultimi, senza nulla togliere a questi una piena godibilità (alcuni enologi si spingono a ritenerli i più salubri e corroboranti...). Nella presentazione del libro, che si sovrappone ben presto alla degustazione di alcuni esempi dei vini descritti, in un’atmosfera che diventa di conseguenza via via più gioviale, Massimo Zanichelli si riconferma un affabulatore e un conversatore affascinante, che non solo conosce bene la materia di cui parla, ma è anche capace di trasmettere con facilità conoscenze, esperienze e scoperte permettendo anche all’ascoltatore profano di familiarizzare con argomenti anche complessi. Il suo libro promette non solo informazioni dettagliate e circostanziate (sono presenti ben quattro indici per orientarsi nella “navigazione” del volume: uve, vini, luoghi, persone), ma anche affascinanti e stratificati racconti che parlano appunto non solo di vini, di tecniche, di lavoro, di lieviti e atmosfere, ma anche di territori, di metodi di coltura e di produzione artigianali e anche desueti, mantenuti con amore e passione da produttori che palesemente amano il proprio lavoro, le proprie terre e i loro prodotti ancor più di quanto siano interessati a più facili guadagni e a conquiste costi-qual-che-costi di fette di mercato; che parlano infine di persone, di storie individuali e genealogiche - che si intersecano a volte con la Storia con la “S” maiuscola -, di passioni, di emozioni, di quella che Massimo non esita a chiamare “resistenza” alla facile omologazione. Le etichette degli ottimi vini che assaggiamo e degustiamo durante la serata parlano a volte da sole: dalle “Bolle bandite” prodotte da una giovane anarchica che ricorda così la bocciatura da parte dei selezionatori ufficiali; al “Rimosso” che un altro produttore figlio d’arte mette in bottiglia dopo frequenti frequentazioni della Champagne e conflitti con il padre imprenditore; alla Cantina della Volta che era posta in sul Naviglio dove le chiatte si giravano verso la città di Milano; o ancora l’”Ultrapadum” che rievoca un’antica denominazione dell’Oltrepò pavese...
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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