MICHELE DI TORO IN CONCERTO al centro culturale Valmaggi di Sesto San GiovanniSerata di musica eccellente venerdì sera al centro culturale Valmaggi di Sesto San Giovanni, come sempre peraltro quando Michele Di Toro ci omaggia di un passaggio nei dintorni. Pescarese di origine ma di casa anche a Milano (dove ha abitato per otto anni e dove torna più volte all’anno), pianista di formazione classica, appassionato di jazz, innamorato della musica tout court, Di Toro è uno di quei musicisti convinti che la musica non abbia confini: né di tempo, né di genere, né di livello. Nei suoi concerti, e nei suoi dischi, è consuetudine pertanto trovare l’uno accanto all’altro temi classici e standard jazzistici, canzoni italiane e colonne sonore, tutte rimescolate e amalgamate secondo uno stile originale e personale. Ogni suo concerto diventa un viaggio senza coordinate nell’universo della musica, accompagnato dalla cultura e dalla tecnica di Di Toro, che mescola magicamente memoria e improvvisazione, caos (apparente) e struttura, omaggio e personalità, forza e delicatezza, con un’abilità tecnica che lo rende capace di affrontare i ritmi più indiavolati del ragtime così come le armonie più dolci. L’altra sera abbiamo trovato un Di Toro molto più loquace rispetto alla sua consueta elegante laconicità (che fa pensare che Michele se lo volesse sarebbe probabilmente anche un ottimo divulgatore), forse un po’ meno innovatore e contaminatore (soprattutto per chi lo conosce già da tempo), e decisamente romantico nella scelta dei brani in programma, molti dei quali sono dei veri e propri suoi cavalli di battaglia. Il concerto si apre dunque con l’emblema del romanticismo pianistico, Chopin, di cui verrà riproposto più avanti un terzo brano, la Marcia funebre, dedicata alle vittime delle recentissime catastrofi naturali in Abruzzo e a Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza di Sulmona morta nell’attentato di Berlino. Ma poi tutto si mescola o si accosta secondo l’ardita consuetudine ditoriana: succede così che le melodie di Piovani per La vita è bella scoprano delle affinità con la Caravan di Ellington, che il Rondò alla turca di Mozart entri in vertiginoso corto circuito con il ragtime di Scott Joplin, che sotto le note glamour di uno standard molto frequentato come All the Things You Are affiorino i tasti ben temperati del clavicembalo bachiano, o che alle danze di una favola Disney o allo stride di Fats Waller si affianchi la drammaticità struggente e febbrile del Libertango di Piazzolla (oh, quando morirò seppellitemi al suono di questa musica...). Paradossalmente, per un concerto jazz, c’è ben poca America, mentre invece è molto presente l’Italia: da Estate di Bruno Martino, ormai diventato un amato standard internazionale, alla canzone napoletana (un’intensa interpretazione di Reginella in cui si alternano toni dolcissimi e altri più appassionati), al medley di colonne sonore di Morricone (oltre che del già citato Piovani), fino a una delle composizioni più belle dello stesso Di Toro, La favola continua. Che Di Toro stia tirando un po’ le fila del proprio vagabondaggio artistico attraverso epoche e stili si deduce anche dalla serie di incisioni Com(e)promesso (tento di rendere graficamente il doppio senso che esprime sia l’intenzione di accontentare le richieste dei fans sia la natura meticciata della musica di Di Toro), di cui esce ora il secondo volume, in cui sono raccolti molti dei brani eseguiti dal vivo; ma che la favola e la ricerca continuino lo dimostra il fatto che il pianista pescarese ha già inciso anche un disco dedicato a una sua personale reinterpretazione della musica di Mozart, che vedrà la luce solo l’anno prossimo. Al Valmaggi pubblico (attento e competente come al solito) entusiasta, e cd esauriti. A proposito, si annunciano dei cambiamenti nel programma della rassegna musicale del centro culturale: venerdì 3 marzo il quartetto di Massimo Minardi prende il posto della 70 Love Band e inoltre c’è un’inversione di date: Francesca Ajmar si esibirà il 10 febbraio mentre sarà Jazzitalyando a chiudere la rassegna il 17 marzo.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Aprile 2024
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