THE NUMBER - 73304-23-4153-6-96-8 di Thomas OttThe Number è una di quelle graphic novel che si impongono da subito come dei piccoli classici. Thomas Ott torna come nelle opere precedenti a procedere attraverso due operazioni di sottrazione. Con la prima cosparge di nero lo spazio delle tavole e poi lo graffia, riguadagnando il bianco della carta fino a far emergere le immagini dal buio. Con la seconda elimina dialoghi e didascalie dalle vignette dell'intero racconto, facendo scaturire la storia dal silenzio, dalle immagini, dalle lettere o dai numeri che compaiono nella diegesi, senza far mai pronunciare una sola parola ai suoi personaggi. E' un vero e proprio tour de force, perché la storia è complessa, involuta, ricca di personaggi, di colpi di scena e di rivolgimenti. E perché è proprio una stringa di caratteri numerici - quelli per la precisione che compaiono nel titolo - ad essere al centro della storia, a segnarne ogni svolta, ogni sviluppo e rivolgimento. La stringa di numeri è scritta su un foglietto (una strip, per dirla all'inglese, con il termine con cui si designano anche le strisce di vignette dei fumetti) infilato dentro una Bibbia, in una cella della morte. Dopo l'esecuzione, il boia, un uomo dall'aspetto grigio e anonimo, trova quel foglietto con quei numeri senza logica e spiegazione. Eppure, come si renderà ben presto conto, quei numeri determineranno nel bene e nel male tutta la sua residua esistenza. Numeri civici, numeri della roulette, numeri di telefono; in ogni aspetto della sua vita, in ogni evenienza il protagonista ritrova in diverse combinazioni la presenza pervasiva di segmenti di quella stringa numerica, che ne determinano le azioni e le decisioni, le fortune e le sfortune, le speranze e la follia. Perché la storia è dominata fin dalla prima tavola dalla presenza della paura e della morte. Il protagonista vince alla roulette, conosce la donna dei suoi sogni; ma nulla, né l'improvvisa ricchezza, né l'amore insperato sono naturalmente destinati a durare. Basta guardare qualsiasi tavola di Ott, dove il nero sembra giusto essersi ritirato quel tanto sufficiente per far affiorare un relitto di una storia sempre minacciata dal buio pronto a richiudersi sui disegni e sul destino del personaggio. The Number è nelle sue atmosfere e nella suggestione delle sue immagini un incubo kafkiano, e d'altra parte il segno nero, graffiato e grottesco con cui Robert Crumb aveva raccontato a modo suo (e cioè a fumetti) la vita e le opere di Franz Kafka non è molto lontano dai disegni a scratchboard del fumettista svizzero. Ma dove le storie di Kafka sono bloccate, irrigidite in un senso di assurdo paralizzante, tanto da poter essere riassunte in una riga (Gregor Samsa si trasforma in uno scarafaggio;un uomo aspetta invano tutta la vita di varcare il portone della Legge, finché alla sua morte questo viene richiuso dal guardiano; Joseph K. Subisce un incomprensibile processo), quella di The Number è un flusso dove le vicende si sviluppano senza fine, dove le cose e le persone stesse possono mutare e cangiarsi dentro spirali narrative oniriche, dove i numeri stessi del destino si riconfigurano in continuazione assumendo valori e sensi sempre differenti. La numerologia esoterica ha radici profonde nelle sapienze ancestrali (nei Veda indiani, nei Libri dei Morti degli Egizi, nella cabala degli Ebrei); finché Galileo Galilei rifonda la scienza moderna scrivendo che il libro stesso dell'universo è scritto nella lingua della matematica. La matematica conduceva alla pazzia il protagonista del film Pi greco – Il teorema del delirio (1998), di Arononofsky; i numeri conducono il protagonista di Ott alla fortuna e alla rovina. Ma il destino umano è veramente iscritto in un'immutabile sequenza numerabile? O la vita degli uomini è dominata dal caso, come una pallina gettata nella ruota vorticosa di una roulette? O è solo la nostra ossessiva ricerca di un senso a leggere coincidenze e segni fatali nelle cose, solo per assolverci dalle nostre colpe, o giustificare le nostre debolezze e le nostre inadeguatezze? Ognuno cerchi le proprie risposte a queste domande (che non ne ammettono in realtà nessuna). Nel racconto di Ott i numeri tornano a scrivere un fato irrazionale e beffardo, di nuovo, profondamente kafkiano. Come le porte della Legge, quei numeri forse non significano niente, non nascondono niente. Sono stati scritti per quell'uomo (e forse per quello che lui ha messo a morte, e magari per il prossimo che si imbatterà in quel fogliettino di carta) e per segnarne la strada senza scampo; sono stati scritti per le sue illusioni, per i suoi sogni, per le sue paure, per i suoi incubi, per la sua morte. E per noi; che, come il guardiano della Legge chiudeva le porte davanti al moribondo, chiudiamo alla fine il libro sulla storia assurda e stranamente perturbante di quell'uomo ringhiottito dal buio dell'inchiostro.
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Febbraio 2024
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