MACCHINE COME ME di Ian McEwanIan McEwan è evidentemente un autore che ama la complessità. Se le sue storie amano indagare i lati oscuri dell'animo umano, le ossessioni, le paure, i desideri inconfessabili, e cioè sostanzialmente quello che Freud chiamava l'Es, la sua narrazione sempre più spesso ama contaminarsi con quelle istanze superiori (il Super Io, per dirla sempre con la schematizzazione freudiana) che regolano la vita e la conoscenza umana, dalla legge alla scienza, dalla spionaggio militare alla burocrazia, dalla storia alle convenzioni sociali. In Macchine come me (ma il titolo originale è più preciso, più completo e più bello: Machines like me, people like you), la carne che McEwan mette al fuoco è davvero molta, pur all'intorno di un racconto svagato e non privo di ironia. C'è la scienza, la storia, la politica; ci sono personaggi inventati e personaggi realmente esistiti; e se stiamo ai generi letterari il romanzo potrebbe essere considerato una commistione tra fantascienza, romance, thriller, legal thriller, melodramma. Ma non basta; ogni genere appare a sua volta in forma anomala: la fantascienza si presenta sotto le vesti dell'ucronia, ed è ambientata nel passato: ma si tratta di un 1982 in cui il progresso tecnologico ha avuto un'accelerazione diversa rispetto a quella che conosciamo, tanto da aver portato alla creazione di umanoidi (quasi) perfettamente identici agli esseri umani - e in cui la Gran Bretagna ha perso la guerra delle Falkland, la Thatcher ha dato le dimissioni, e il nuovo governo laburista è vittima di attentati; il romance vede uno strano triangolo sentimentale in cui l'antagonista è un umanoide; il thriller, al di là di offrire un segreto da scoprire e di mantenere a lungo una sensazione di pericolo letale incombente sui protagonisti, esita a materializzarsi; e il personaggio realmente esistito di Alan Turing fa capolino un paio di volte nel 1982 del romanzo anche se nel nostro mondo sarebbe già morto dagli anni '50. Sembra in effetti che McEwan riprenda temi e situazioni delle sue opere precedenti, ma smorzandone regolarmente i toni – una sottile ironia come si è detto è una presenza costante in queste pagine – ed evitando accuratamente di condurre le vicende verso l'atteso climax drammatico o melodrammatico. Quello di Macchine come me è un passato proiettato nel futuro che ovviamente, anche solo per media cronologica, assomiglia ovviamente al nostro presente, cui, se non fosse per qualche discrepanza storica o per la presenza dell'umanoide Adam, sarebbe perfettamente identico. Il gusto per la complessità si evince perfettamente nella descrizione che McEwan dà di questa realtà alternativa; la sua fantascienza è ucronica ma tutto sommato non distopica, bensì, si potrebbe dire, dialettica: trasgredendo alle regole della letteratura di genere fantascientifico l'autore evita di piegare la sua invenzione ad una visione manicheistica, dove prevalga la visione utopistica o quella apocalittica. Il presente-passato-futuro di McEwan è una dimensione dove le cose vanno male e bene, dove il progresso si mescola al regresso, le tendenze al deterioramento (climatico, energetico, politico, sociale, culturale, ecc.) a quelle al miglioramento, le preoccupazioni alle speranze, le speranze alle preoccupazioni. Ma nel romanzo, come spesso accade nelle trame dell'autore, c'è un “corpo estraneo” (o forse due, come dirò più avanti) perturbante, che sconvolge ogni ordine possibile; un “uomo nuovo” che si affaccia al mondo, di nuovo di nome Adam, come nel precedente La ballata di Adam Henry. Adam è un androide, rappresentante di una serie molto limitata (il suo corrispettivo femminile ovviamente si chiama Eve), acquistato dallo sfaccendato trentenne Charlie Friend (che cerca di guadagnarsi da vivere con speculazioni finanziarie on line) con i soldi ereditati dalla madre e programmato dallo stesso Charlie e da Miranda, la vicina di casa con cui da poco ha iniziato una relazione più che amicale. Ognuno dei due, indipendentemente uno dall'altro, come i genitori carnali conferiscono ai propri figli ciascuno una parte del proprio patrimonio genetico, hanno programmato una parte della personalità dell'androide, che avrà quindi caratteristiche caratteriali miste e in parte imprevedibili. Adam risulta talmente “umano” da innamorarsi di Miranda e da instaurare con Charlie un rapporto di competizione anche sessuale, e talmente sensibile da essere in grado di comporre haiku, i brevi componimenti di origine giapponese. Ma la natura artificiale di Adam ci porta al cuore del problema al centro del romanzo: come si comporterà quello che è in fondo un robot di fronte ad un problema morale complesso e delicatissimo, riguardante la vita e la morte, il bene e il male, la violenza e la giustizia, il dolore e la riparazione, la felicità e l'infelicità, il destino di esseri umani che credevano di agire per il meglio o di un bambino incolpevole? E quando questi valori entrino in conflitto con l'imperativo (risalente alle tre leggi della robotica di Asimov) di non nuocere ad alcun essere umano, e con la fedeltà a quelli che sono insieme “genitori” e “padroni”, “amici” e “amanti”? E' chiaro che l'espediente narrativo serve a ragionare sul concetto stesso di etica umana e di responsabilità, ma anche a fare esplodere in modo eclatante le contraddizioni che dilaniano l'agire umano, dai comportamenti più intimi e individuali a quelli più ampiamente politici e di dimensione globale. Quale mondo ci troveremmo di fronte se a governare fosse un'etica assoluta (ammesso e non concesso ovviamente che un tale concetto sia concepibile), non solo quella determinata da algoritmi informatici, ma anche quella possibile attraverso una condivisione rigorosa di priorità morali? E' chiaro che McEwan non può dare risposte, ma solo suggerire domande e riflessioni, attraverso un'esemplificazione romanzesca problematica e dialettica. Ma accennavo al fatto che nel romanzo c'è un secondo “corpo estraneo”, che introduce un'ulteriore e differente dimensione politica al romanzo. Se l'Inghilterra (e il mondo) di Macchine come me è così avanzata scientificamente e tecnologicamente rispetto al 1982 che abbiamo vissuto, una ragione (tra le altre possibili), c'è: ed è che Alan Turing non è morto, tant'è vero che lo incontriamo più volte “in carne e ossa” (e mente) nelle pagine del romanzo. Se oggi siamo così “indietro” rispetto a quello che avremmo potuto essere è – ipotizza McEwan – anche perché il possessore di una delle menti più brillanti del XX secolo, insigne matematico, padre della moderna informatica e degli studi sull'intelligenza artificiale, che ebbe un ruolo decisivo nella sconfitta del nazismo e delle potenze dell'Asse riuscendo a decriptare i codici segreti tedeschi generati dalla macchina Enigma – fu perseguitato per le proprie tendenze omosessuali, processato, condannato, umiliato da devastanti terapie ormonali, e infine spinto al suicidio (ma le circostanze della morte sono rimaste talmente poco chiare da non escludere ipotesi ancora peggiori). L'arretratezza culturale, il furore discriminatorio, l'ossessione per la differenza (in questo caso sessuale), potrebbero essere state non solo alla base del disconoscimento di un eroe della guerra contro la barbarie nazista, cui non solo il Regno Unito ma tutto il mondo dovrebbe essere riconoscente, e non solo causa della rovina e della morte di un individuo, ma riverberarsi in maniera non solo simbolica sull'intera umanità e sulle sue possibilità evolutive. E' un monito non da poco, di straordinaria attualità (Turing morì a 41 anni nel 1954 ma solo nel 2013 la Regina gli concesse la grazia postuma), che sommato a quanto già si è detto rende Macchine come me un libro degno di essere letto, ancor più per gli stimoli intellettuali che procura che per il suo esito puramente letterario. Altri romanzi di Ian McEwan recensiti su Into the Wonderland:
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AutoreMauro Caron possiede, tra i suoi molti talenti, quello della culturagenerale. Tra gli altri suoi pregi, è superficiale, non sa parlare in pubblico (intendendosi per pubblico assembramenti di persone da una in su) - ecco perché la scelta del blog -, è pigro ed incostante - ecco perché il blog non durerà. Archivi
Aprile 2024
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