Il traffico nelle città è pazzesco. A parte che quando arriviamo nelle città principali che sono nostre destinazioni sembra sempre che arriviamo dal lato opposto, e ogni volta ci sorbiamo attraversamenti estenuanti per raggiungere i nostri alberghi che sono sempre nell’estrema periferia opposta a quella da dove siamo entrati. Per uscire da Dehli ci mettiamo un casino di tempo, imbottigliati in un ingorgo pazzesco. Dopo aver perso altro tempo per comprare il permesso per entrare nella rete stradale del Rajasthan, più avanti ci ritroviamo in un altro ingorgo assurdo nella cittadina di Rewari. Per un po’ la prendiamo come un’occasione per guardare la vita di strada, ma proprio non ci si muove, e la gente scende dai bus immobili per proseguire a piedi. Alla fine io e Alessandra scendiamo insieme alla guida dal pulmino con aria condizionata, nel caldo della strada, per vedere cosa succede: in quel momento al centro dell’incrocio problematico è comparso un poliziotto che dirige il traffico in maniera approssimativa; ma funziona: in un attimo il traffico incancrenito si fluidifica e ricomincia a scorrere. Risaliamo in fretta a bordo del pulmino e possiamo vantarci dell’immediato risultato risolutivo del nostro intervento.
Il traffico funziona così: ognuno va dove gli pare, con qualsiasi mezzo, apparentemente senza regola alcuna. Anzi, una c’è, ed è il fondamento della circolazione in India: suonare il clacson. Suonare il clacson significa “sto arrivando”, “spostati”, “fermati”, ti sto superando”, “sto girando a destra/sinistra” e moltissime altre cose. Di conseguenza tutti suonano il clacson, in continuazione, dovunque. Tutti arrivano da tutte le parti, con qualsiasi mezzo, moto, carretti, macchine, camion, autobus, pedoni, bambini, vacche sacre, biciclette, risciò, cani randagi, in un flusso continuo e frattalico, e dappertutto risuonano i clacson. “Horn Please”, c’è scritto spesso sul retro dei mezzi pesanti. Dev’essere difficile guidare in India, interrogo la guida. Occorrono due cose, dice lui. Un buon clacson e la protezione di Ganesh, il dio portafortuna dalla testa di elefante. Ci credo. Non abbiamo mai visto un incidente, e nessuno si arrabbia con nessuno. In qualche modo le cose si muovono, quando si muovono, e nessuno si insulta, nessuno si spazientisce, nessuno si scompone. Sarà un’eredità british?
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AutoreMauro e Alessandra fanno un giretto in India. Aprile 2017. ArchiviCategorie |